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Enzo Pontani, Monica Segatto, Paolo Forlani e Luca Pollastri, i quattro poliziotti imputati per la morte di Federico Aldrovandi sono stati condannati.
La sentenza che accoglie di fatto le richieste dell’accusa (3 anni 8 mesi), la condanna a tutti i membri della pattuglia, e non a uno solo, e il tempo relativamente breve che il giudice Caruso ha passato in camera di consiglio (mentre da più parti si ipotizzava una sentenza in tarda notte, o nella mattinata successiva) sottolineano la ricostruzione dell’accusa: Federico non è morto perché “drogato”. Federico è morto perché è stato colpito su tutto il corpo con mani, piedi e manganelli. Federico è morto perché è stato ammanettato in una posizione che poteva – ed ha potuto – farlo soffocare. perché alle sue grida di aiuto i quattro poliziotti non hanno palesato un briciolo di umana pietà, ed hanno continuato a colpirlo fino a provocarne il soffocamento.

E dopo la sua morte il cadavere è rimasto per ore senza uno straccio che lo coprisse: ma almeno uno dei poliziotti si sente con la coscienza a posto: «posso anche dire che io la notte dormo sonni tranquilli», ha dichiarato Enzo Pontani all’uscita dal tribunale. L’agente Paolo Forlani, dal canto suo, non c’era: è in missione in Abruzzo, per il G8.
Qualcuno avrà deciso che non c’è rischio di reiterazione del reato.

Lunedì 29, sul blog della famiglia che ha frantumato il muro del silenzio, i genitori hanno postato questo testo:
Devono essere condannati perché sono colpevoli. Sono colpevoli perché Federico è morto. Sono colpevoli perché prima di incontrarli il cuore di mio figlio batteva sano generoso e forte. Sono colpevoli perché l’hanno ucciso procurandoli una sofferenza atroce, nella consapevolezza di farlo.
“Eccesso colposo di legittima difesa”, recita la sentenza.
Mentre il giudice la leggeva, un’altra sentenza, senza appello, veniva pronunciata ad alta voce tra chi era presente:
ASSASSINI!