di Simone Sarasso
Guglielmo Pispisa, La terza metà, Marsilio 2008, pp.259, euro 16,50
Sergio Altieri, all’ultimo NoirFest di Courmayeur, ha affermato: «la nuova generazione di scrittori ha avuto le palle di andare a frugare non negli armadi (del passato, ndr), ma negli obitori con l’impianto di refrigerazione rotto». Altieri fa dei nomi. Tra quei nomi c’è anche Guglielmo Pispisa.
Altieri ha ragione: La terza metà (LTM) va così a fondo nel cuore marcio e putrefatto dei Settanta che è quasi impossibile leggerlo e uscire indenni dall’esperienza. LTM è un romanzo che spiazza: per la qualità della narrazione, ma soprattutto per la lingua.
In un’alternanza di prima e terza persona, Pispisa racconta il sogno fallito di due generazioni. Padre e figlio, entrambi infiltrati dei Servizi nel terrorismo di estrema sinistra (quello vecchio e quello nuovo), si rincorrono per tutto il romanzo, sfiorandosi appena, di tanto in tanto.
Mai nessuno, prima d’ora, aveva maltrattato così tanto l’idea rivoluzionaria. Nessuna storia aveva saputo, prima di LTM, descrivere con un distacco e un’ironia così appuntiti le contraddizioni del sogno armato di ieri e di oggi. Pispisa, membro dell’ensamble narrativo KAI ZEN, ci aveva già dimostrato, in Città perfetta, di saper giocare con le parole, di costruire personaggi straordinari.
Qui dà veramente il meglio di sé.
Hiero è l’agente segreto più stronzo e disincantato che mi sia capitato di incontrare negli ultimi anni.
Il suo approccio al reale è oltre il pragmatismo: Hiero è un ricettacolo di contraddizioni, efficienza e potere distruttivo. Ha una dissacrante passione per le donne, il pugno di ferro e la lingua tagliente. Svolge il proprio (sporco) lavoro senza nessuno scrupolo, va fino in fondo senza voltarsi indietro.
I dialoghi con la madre, ex militante del Movimento rifugiatasi in Canada al seguito di una setta di psicolabili pseudo-hippie amici degli alieni, sono da antologia.
E questa è solo la prima metà. La seconda è tutta in mano al Magister, clochard insano e geniale che s’accompagna a quattro amici immaginari che da soli valgono il prezzo del libro: il gatto Fantasma Formaggino, il microsamurai Puzzadipiedi, bardato di mollica di pane e calzato di disgustosi e maleodoranti tubolari dell’anteguerra, il necrofilo accattone Deprofundis e l’eroico, toccato SuperMario, innamorato cotto della sua Principessa, una bambola gonfiabile che ha visto tempi migliori.
Nella prima metà ci si infervora, ci si scapicolla, si corre senza fiato per le strade della Genova del G8, con indosso un passamontagna da black block e il tascapane ricolmo di pessime intenzioni. Nella seconda c’è Parigi — refugium peccatorum di una generazione allo sbando, che alle pistole e agli ideali ha preferito il consolante conforto del culo parato — a far da sfondo ai deliri d’andropausa e ai ricordi malati del Magister.
Ma è solo nella terza metà, signori e signore, che arriva il botto.
Vengono alla mente le immortali parole del capolavoro di Sorrentino. Il sottotraccia del trailer de Il Divo che racchiude in sé l’intero film:
Ora vi conto tutto. Ma tenetevi forte alle sedie. Perché tutto si tiene, tutto si tocca, tutto si collega. Io ve lo ripeto: tenetevi forte alle sedie.
Se a pagina 200 credete già di aver capito ogni cosa, se pensate di avere in pugno la chiave del romanzo a due passi dalla fine, vi do un consiglio: respirate profondo, buttate alle ortiche le vostre certezze e lasciate fare all’autore. Occhio però a non saltare sulle sedie. Il rischio collasso è forte: era dai tempi de La versione di Barney che non venivo preso così per il culo. Che non mi godevo così le ultime pagine di un libro.
Ci sono parecchi motivi per leggere La terza metà.
Ci sono parecchi motivi per correre in libreria ad agguantarne una copia.
Se però siete così pigri o così squattrinati da non potervi permettere l’acquisto (non c’è niente da vergognarsi: della mia esile tredicesima non ho più nemmeno il ricordo), non disperate.
Pispisa, ve l’ho detto, è uno dei KAI ZEN, e i KAI ZEN da anni sono sostenitori del copyleft.
LTM, come tutti gli altri romanzi di casa KZ, è disponibile per il download gratuito. Pispisa lo pubblica a puntate sul blog del collettivo, Kaizenology.