di Redazione
Il 6 ottobre è venuto a mancare, all’età di ottantacinque anni, un prezioso collaboratore di Carmilla, Gaspare De Caro. Digitando il suo nome nel nostro motore di ricerca si potranno scoprire il numero e la ricchezza dei suoi contributi, quasi sempre scritti assieme al figlio Roberto (mai visto un rapporto padre-figlio così saldo e profondo). Testi di una lucidità intellettuale e di una perfezione stilistica impressionanti, di un rigore degno del “rasoio di Occam”.
E rasoiate erano quelle che De Caro infliggeva a opportunisti, falsi idoli, maschere idiote della scena (o messinscena) culturale contemporanea. Nonché a una “sinistra” che, a suo giudizio, si era suicidata dal momento in cui una sua parte maggioritaria aveva accettato la guerra quale strumento legittimo di soluzione di problemi. E non ci riferiamo al primo conflitto mondiale, ma a tempi a noi molto più vicini. Un’involuzione di cui paghiamo ogni giorno le conseguenze.
Per una bibliografia rinviamo al bell’articolo che ha dedicato a Gaspare De Caro Contropiano. I suoi interessi hanno spaziato dalla storia, moderna e rinascimentale, all’economia, all’attualità. Ha contribuito all’edizione di opere editoriali importanti, e collaborato a riviste come i “Quaderni Rossi” e “Hortus Musicus” (straordinario esperimento culturale, in cui la musica era solo una sfaccettatura di un universo ben più articolato, e lacerato dai conflitti sociali).
Preferiamo ricordare l’uomo, discreto e sorridente, restio a mettere in mostra se stesso e a vendere al miglior offerente la sua intelligenza. Proprio il contrario degli intellettuali fasulli oggi di moda.
Un grande abbraccio a Roberto, in un momento di dolore da noi condiviso.