di Alberto Prunetti
Segnalo sul numero di novembre di Fotografia Reflex uno splendido servizio fotografico di Dante Cosenza, fotografo argentino di origine italiane. Cosenza, nato 43 anni fa a Buenos Aires, registra la luce naturale di scantinati scrostati, in cui robusti machos di periferia versano sudore su attrezzi arrugginiti o accendono ceri davanti alle icone di bodybuilders anonimi su altari improvvisati.
Cosenza è stato un fotoreporter di strada e adesso è l’editor fotografico di un noto quotidiano portegno, ma la sua opera fotografica — basata su un bianco e nero rigoroso e sull’uso spiccato della luce naturale — è ancora tutta da scoprire.
Le sue foto fanno venir voglia di buttar via la macchina fotografica: con un’attrezzatura minima e senza preoccuparsi troppo di tecniche sofisticate, Cosenza ha realizzato degli scatti che sono semplicemente meravigliosi. Quest’uomo ha un colpo d’occhio e una sensibilità incredibili e prima o poi tutta la sua opera fotografica sarà riconosciuta per quel che vale. Oltre a queste foto, Cosenza tiene nel cassetto un servizio inquietante sugli ospedali geriatrici di Baires, che a me ha ricordato gli scatti di Diane Arbus. Ha anche realizzato delle foto meravigliose in Bolivia e sono superlativi i suoi scatti sulle strade di Buenos Aires, tra militari accigliati e disoccupati in rivolta. Mentre in Italia tanti fotografi si sbattono a spendere tempo, soldi ed energie in stupide querelle sulla superiorità del digitale o dell’analogico, o sulla resa ottica del tale o talaltro obiettivo, c’è un tipo che se ne va a giro per le avenidas e le stamberghe di Buenos Aires, a impressionare di luce e poesia un rotolo di pellicola sensibile. Grandissimo.