di Alessandra Daniele
[Iniziamo a proporre una serie di raccontini fulminanti di Alessandra Daniele, collaboratrice di Carmilla finora nota ai nostri lettori per le sue biografie dei grandi autori della fantascienza. In realtà Alessandra è anche scrittrice di racconti di SF brevissimi, a volte feroci per carica satirica. Un’arte che fu di Fredric Brown e di Robert Sheckley, ma che in Italia di rado ha avuto cultori capaci di eguagliare quei modelli.] (V.E.)
– Qui non troveremo niente — disse Gerda, entrando nel bunker diroccato.
– Ma dobbiamo trovare qualcosa — piagnucolò White, fermo sulla soglia.
– Se hai così tanta fame, tagliati un piede e mangiatelo — brontolò Salas, spingendolo avanti
Gerda si guardò attorno, calciando alla rinfusa macerie incrostate di ferraglia. Poi si fermò
– Ehi, un momento. Forse questo posto non è ancora completamente morto.
Indicò un pannello di controllo seminascosto che sembrava ancora attivo.
Salas si grattò la barba spelacchiata.
– È possibile che un generatore sotterraneo abbia mantenuto attivo il computer ausiliario…
White sferrò un calcio a una poltroncina girevole sventrata, che prese a vorticare cigolando.
– Vuoi dire che questo merdoso bunker è sopravvissuto da solo a tre quarti dell’umanità?
– E non è per questo che sono state inventate le armi batteriologiche? — Sogghignò Gerda — Sterminare i parassiti umani, lasciando intatti i preziosi macchinari.
– Già — annuì Salas, e fermò il moto sgangherato della poltroncina con un colpo di fucile.
White gli scosse freneticamente il braccio — Se ha ancora un computer di controllo funzionante, magari questo bunker non è stato ancora saccheggiato, magari dietro quel pannello c’è ancora una dispensa bella piena – farfugliò con occhi spiritati.
– Per attivare quel coso però ci vorrebbe il codice – obbiettò Gerda.
Salas diede un’occhiata al pannello. Poi lo fece esplodere con una fucilata. Al barrito lamentoso d’una sirena d’allarme sfiatata, metà della parete retrostante cominciò a scorrere, e si aprì su un bizzarro colonnato metallico. Una voce computerizzata annunciò: «Il dispositivo di controllo del bunker presidenziale d’emergenza è stato danneggiato. La stasi medica del presidente e del suo staff nelle capsule isolanti potrebbe essere stata interrotta. Attenzione! Aprire le capsule e risvegliare i pazienti solo se il periodo di virulenza programmato per il batterio K-116 sui nemici della nazione è terminato, e il presidente e il suo staff sono ormai al sicuro da qualunque pericolo di contagio. Altrimenti ripristinare la stasi».
Salas, White e Gerda s’avvicinarono ai grandi cilindri metallici. Si accorsero delle finestrelle opacizzate che lasciavano trasparire all’interno volti distesi da un sonno profondo.
Salas stirò le labbra screpolate in un sorriso — Benissimo — disse — abbiamo trovato la dispensa.