di Mario Gazzola
— Solo l’amore di Gesù toglie lo sporco dalle nostre vite miserabili! — tuona il Papa altissimo e immenso dall’olocast sopra la mia testa. Sono in una cattedrale antica e buia, molto più grande dell’olochiesa della mia parrocchia. Guardo il confessionale. Oscuro, immobile, silenzioso, chiuso dalla sua tendina viola. Mi fa un po’ paura. Sembra vuoto ma so che non lo è. Lo so che lui è dentro. È dentro con la mia amica e presto toccherà a me.
Non voglio. Ho paura!
Cerco con gli occhi l’uscita ma la chiesa non ha porte. Vorrei urlare ma ho la bocca sigillata. Adesso la mia amica Fede è di fianco al confessionale, nuda, con le mani giunte in grembo e gli occhi bassi. Don Leandro, in piedi davanti alla tendina, mi guarda severo. Come se vedesse quel che penso. Punta il dito verso di me e dice cavernoso: — Con Federica abbiamo finito. Adesso tocca a te.
— No — dico — no, oggi non è il mio giorno di confessione… dovrei andare…
— Vieni.
Nella destra porge un’Ostia. Arretro. Mi sento afferrare. Due suore mi trascinano verso il confessionale. Dita fredde di metallo. Mi rendo conto in quel momento che anch’io sono tutta nuda, mi vergogno da morire.
Nonvogliochemichiedacosafaccio… nonvogliochemichieda se so il peccato…
Finalmente riesco a urlare — Nooooooooooo…
E mi sveglio.
Mamma mi chiama. Oggi è giorno di confessioni e vuole che vada all’olochiesa da sola. Io non voglio andarci affatto, ma lei dice di non fare storie stupide, che una bambina di 10 anni non si fa portare dalla mamma all’unità spirituale, ché poi là trovo anche Federica e torniamo insieme.
Dico che ho paura d’incontrare uno di quei pedofili, o un omosessuale, un incesto o un altro nemico della Nova Familia, come dice il Don. Ma lei non molla: — Su, che con la nuova legge non ce n’è quasi più in giro, neanche nei quartieri islamici di Milano Fuori!
Fuori è grigio. La gente cammina guardando fisso davanti a sé, come se nessuno vedesse nulla intorno. Sembra che non pensino a niente, che tutti abbiano preso l’Ostia Medica o che fissino olovisioni dappertutto.
Siamo tutti in un quadro, di quel pittore là che dipingeva gli omini colla bombetta, comesichiama…
A volte mi chiedo come si fa a capire che incontri un pedofilo vero, se li hai visti solo in olovision. E se poi lui ti tocca, dopo non potrai più avere una Nova Familia benedetta…
Fede ne ha incontrato uno. E l’ha pure toccata, me l’ha detto lei, ieri. Ma lei ha già 14 anni, s’è confessata e il Don le darà l’Ostia Medica, quindi potrà dimenticare il suo peccato e forse un giorno potrà avere una Nova Familia.
Fede è la mia migliore amica, mi piace un casino e mi piace anche il suo fidanzato Andre, che ha almeno 20 o 22 anni e una ragazzina come me non la vedrebbe nemmeno. Dice che alle confessioni il Don le chiede sempre cosa fa col suo ragazzo, che deve stare attenta a quel che fa se no rischia di perdere la benedizione, finire fuori dalla Chiesa… poi lei ridacchia e non mi dice più niente e io resto lì a immaginarmela insieme al suo Andre, chiusi nell’auto di lui…
Che poi sono le stesse cose che vuol fare il pedofilo, solo che lui è più grande e non ti chiede se ti va, ma ti senti come obbligata, mi ha detto.
La Fede ha raccontato ‘ste cose solo a me, perché tanto dopo il Don mi dava l’Ostia Medica e dimenticavo tutto, come se lo sarebbe dimenticato lei, e non avrei potuto dirlo a nessun altro.
L’Ostia Medica la chiamano così perché non è fatta con acqua e farina come le particole di una volta, mi ha spiegato papà. Adesso le prepara un’industria farmaceutica con un prodotto chimico che — se il Don ti assolve — ti fa dimenticare tutti i peccati.
Sento dei passi dietro di me.
Papà dice che il cervello ha due tipi di memoria: quella dei fatti recenti, che ti fa ricordare che calze hai messo la mattina, e quella delle cose lontane, i ricordi che non si cancellano più: la prima sculacciata, il primo bacio… oppure l’incontro con un pedofilo. Ecco, l’Ostia Medica impedisce che i brutti ricordi recenti diventino eterni. E l’Orco scivola via.
I passi vanno a ritmo coi miei.
Papà dice che l’Ostia prima non era nemmeno sacra: era solo un farmaco inventato per togliere agli adulti certi dolori insopportabili, come quando muore una persona cara, oppure per le donne che erano state violentate dai pedofili e dagli omosessuali. Poi un politico dei NeoCristiani Moderati (o del Nuovo Centro Tradizionale, non ricordo) s’è fatto vedere in olo mentre la prendeva, dopo che il Papa l’aveva perdonato per uno scandalo di ballerine in cui non c’entrava, e da allora l’Ostia Medica è diventata la vera Eucarestia Assoluta.
Ora la prendono tutti in olovision, vogliono la benedizione anche i politici Federati, che sono i meno cristiani di tutti ma non vogliono che anche Milano Centro diventi islamica. Papà dice che se vogliono la benedizione sui loro decreti han poco da scherzare.
Mi volto e lo vedo. È un uomo.
Domenica all’Angelus, parlando per la difesa della Nova Familia, il Papa ha detto che l’Ostia è un Sacramento e va presa solo dopo l’assoluzione, non come una droga per cancellare ogni brutto ricordo, come fanno i senza fede per non vedere la loro disperazione, o anche i terroristi suicidi, che è sacrilegio mortale.
Non riesco a seminarlo quell’uomo, ce l’ho sempre dietro.
Solo che io non l’ho mai presa, l’Ostia Medica. Il Don dice che per noi bambini sotto i 12 anni non è necessaria, se non in casi gravissimi, come… se ti tocca un pedofilo. Quindi ricordo benissimo ogni parola della Fede. E continuo a pensarci e mi sembra che non può essere vero. Non può essere così un pedofilo. Però lei non m’ha mai raccontato storie… E se si fosse inventata tutto per non confessare cos’ha fatto con Andre? Io dico che dev’essere così… e se fosse un suicida islamico?
Giro a vuoto per un po’, ma ce l’ho sempre addosso. È alto, vestito di nero. Ha uno sguardo alieno che fa paura. Mi metto a correre ma mi sta sempre dietro.
Finalmente arrivo all’olochiesa ansimando. Mi fermo sul cancello, raccolgo le forze e lo guardo fisso: — Vada via! Smetta di seguirmi o la denuncio alla Squadra Pedoporno!
Si ferma anche lui e mi guarda come stupito: — Ehi, signorina, sei sicura di star bene? Mica seguo te, sai? — dice con accento straniero, mentre prende il telefonino — Vuoi… che chiamiamo i tuoi?
Due suore sentono gridare e s’avvicinano. Ritrovo coraggio.
— Se non se ne va via la faccio finire in galera! E lei ci morirà impiccato, come quell’altro pedofilo dell’oloreality, bastardo!
Mi guarda atterrito. Vede le suore accigliate. — Ma tu sei… io sono solo uno che va a lavorare… — balbetta. Poi si volta e corre via.
— Cos’è successo col tecnico, Susi? — chiede suor Ines.
— Quale tecnico?
— Quello con cui gridavi. Gli uomini in tuta nera sono i tecnici dell’olocast, sai: lo stanno mettendo nuovo ora, qui in parrocchia…
Entro in chiesa a disagio. Mi sembra di salire al Calvario. Cerco una via di fuga, ma alle mie spalle ci sono suor Teresa e suor Ines: — Non vai a confessarti, Susi?
— Sì, subito…
Fede esce dal confessionale, occhi bassi mani giunte in grembo. Mi passa vicino, dice — Ti aspetta. S’è tenuto un momento apposta per confessare te che sei dei più piccoli. — Mi rendo conto all’improvviso che Fede non era inginocchiata al confessionale. Era dentro con lui!
È stato lui, lo so. So cosa ha fatto a Fede. Che lei non voleva e poi lui le ha dato l’Ostia che mondava tutti i peccati. Lei ora non sa più niente ma io so.
Lei va a una panca.
Non voglio vederlo.
Lo vedo. È in piedi davanti alla tendina viola tirata.
— Vieni, Susi, adesso facciamo la tua confessione, eh?
Mi guarda con dolcezza, in attesa.
— Ti ho seguita attentamente in questi giorni e ti trovo molto maturata.
Sono attanagliata dal terrore come nel sogno.
Faccio un passo indietro ma urto suor Ines dietro di me.
— Io dico che questa Pasqua 2027 è il momento di ricevere la tua prima Eucarestia Assoluta. Sei contenta?
— …Su, vieni… Non avrai mica qualcosa da nascondermi, eh, Susi?
— Allora, com’è andata, hai trovato la Fede oggi in chiesa? — mi chiede la mamma la sera, a cena.
— Sì.
— E sei tornata con lei?.
— No. L’ho… persa subito dopo. Io sono tornata più tardi.
— Che c’è… è successo qualcosa? Avete litigato?
— No.
— Non mi racconti niente…
— Se ci fosse qualcosa da raccontare me ne ricorderei, no?