di Danilo Arona
AA.VV., Anime nere, a cura di Alan D. Altieri, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2007, pp. 406, € 9,40.
Leggo qua e là in rete che Anime nere, antologia da poco uscita nella Piccola Biblioteca degli Oscar Mondadori a cura di Sergio “Alan” Altieri, sarebbe la risposta editoriale a un precedente lavoro di gruppo siglato Baldini & Castoldi e intitolato Incubi. Nulla di più fuorviante: Incubi, curato da Raul Montanari, possiede una sua specificità di definizione richiamata anche nel sottotitolo (“Nuovo horror italiano”), mentre Anime nere semplicemente non ce l’ha né si preoccupa di averla. L’accostamento in scala cronologica è puramente casuale e basterebbero a confermarlo le presenze in Anime nere di autori come Nerozzi, la Vallorani, già nella squadra di Incubi, e dello stesso Montanari.
Il dato e la novità stanno proprio qui: nella pervicace sfuggevolezza di questo corale ed equilibratissimo lavoro d’assieme alla gabbia del genere, finalità – raggiunta – del grande Sergio sin dalla sua gestazione mentale. Noir, thrilling e horror nel caso di Anime nere diventano tutt’al più categorie di comodo per indicare le provenienze o il mondo poetico degli autori, ma non ci stanno dentro: perché, in ossequio al diktat progettuale, ogni scrittore si è lasciato travolgere dall’intensità partecipativa – e trasversale ai generi – ai più che mai attuali temi della crudeltà e dell’umana sofferenza. Racconti secchi, brevi, compressi più che dilatati e difficili da imbrigliare, anche quelli all’apparenza più canonici. E tutti menano calci così vigorosi nelle palle da far danni permanenti. Racconti tragici, non potrebbe essere altrimenti, anche quelli che tentano di attenuarsi con lo humour…
Non sarò certo io a stilare dubbie classifiche di merito e a citare questo o quella, dato che faccio parte di questa temibile squadra di demolizione. Sono qui invece come lettore a constatare ancora una volta che le antologie, per quanto aborrite e temute da buona parte del mondo editoriale, giungono sempre più numerose sugli scaffali delle librerie. E sempre, ogni volta, più interessanti e intelligenti, soprattutto quando sostenute da un identico, concreto e coinvolgente afflato tematico. Non antologie di genere, quindi, ma che “degenerano” al di là degli steccati e delle convenzioni, mettendo al loro centro l’autore “a nudo” alle prese con il ribollente magma tematico del proprio inconscio, questo vero “paradiso delle crudeltà” ancor prima che la cronaca contemporanea mediata dai giornali e dalla “scatola nera” della TV.
“Paradiso delle crudeltà”, ho scritto. Non è un caso che s’intitoli così un saggio del sociologo tedesco Wolfgang Sotsky, autore negli anni Novanta di Saggio sulla violenza e L’ordine del terrore, tra i più caustici e intelligenti studiosi del lato oscuro dell’uomo. Suggerirei, a chi lo può, di far precedere – o seguire – la lettura di Anime nere proprio da Il paradiso delle crudeltà, edito da Einaudi nel 2001, dove si scrive e si dimostra – ma ce ne dimentichiamo sempre – che “uccidere è sempre stato uno dei piaceri più intensi per una parte della specie umana e finché gli uomini si ribelleranno alla morte, proveranno gusto a uccidere, soprattutto per scoprire giorno per giorno a quante altre persone sono sopravvissuti.”
Resterebbe infine il quesito, forse di lana caprina, sulla vere identità delle 18 anime nere messe in campo da Altieri in questo primo volume (perché un numero 2 è già alle porte…). Siamo noi, i “demolitori”, o i personaggi che ci rappresentano? Siamo testimoni del tempo o siamo dentro a quella parte dell’umanità cui piace uccidere, nel caso in questione per procura letteraria?
Questa è una bella storia che lascio volutamente in sospeso. Perché molti degli autori nei loro contributi hanno risposto senza vergogna. Sta a voi scoprire chi e come.