Soggetto di Valerio Evangelisti, dal racconto di H.P. Lovecraft
[Come preannunciato, continua su Carmilla l’omaggio a Lovecraft, nel settantesimo anniversario della sua scomparsa. Quello che presento è un soggetto cinematografico che scrissi dua anni fa per il produttore e regista Brian Yuzna, americano ma residente a Barcellona. Non se ne fece nulla a causa del ritorno di Yuzna negli Stati Uniti. Naturalmente un soggetto non è un racconto, bensì pura trama, infedele all’originale. Penso però che possa avere il suo fascino.] (V.E.)
1. Premessa. Il quadro della vicenda.
L’azione è ambientata in una metropoli moderna (nel racconto di HPL è New York, ma può essere qualsiasi altra grande città) dotata di un porto. I quartieri che circondano i docks sono desolati, formati da magazzini e da caseggiati malsani rosi dalla salsedine e in rovina.
Qui — nella zona chiamata Red Hook – si concentrano non solo lavoratori portuali, ma anche emarginati che la città rifiuta, delinquenti e, soprattutto, masse di immigrati clandestini, di origine asiatica o latina. Ogni tanto la polizia ne espelle qualcuno, ma sono troppi e riescono a sfuggire ai controlli.
Tra tanti edifici fatiscenti, pochi conservano un’apparenza decorosa. Uno è una chiesetta che forse in origine era cattolica, ma dalla cui facciata sono stati scalpellati i segni di culto. Un altro è l’abitazione di Robert Suydam, un letterato cinquantenne che abita a Red Hook da decenni, e ha visto con i propri occhi la decadenza del quartiere. E’ un personaggio singolare, vedovo, sull’orlo della povertà, che vive dei suoi scritti sulla storia locale e gestisce una libreria perennemente deserta. Condivide la sua vita e la sua attività di libraio la figlia Shirley: una bella ragazza di circa venticinque anni, molto vivace. Shirley rispetta il padre, ma sopporta male la vita di quartiere. Vorrebbe che entrambi andassero a vivere in un’altra zona della città.
Shirley ha un fidanzato: Tom Malone. Questi è un poliziotto incaricato di indagare sull’immigrazione illegale nell’area del porto e sui casi criminali a essa collegati. Malgrado il lavoro che svolge, ha tendenze intellettuali ed è un lettore accanito. Proprio ciò lo ha portato a entrare in contatto con Suydman, che vende nella propria libreria testi rarissimi, e a conoscerne la figlia.
2. Traffico d’organi
La vicenda ha inizio quando a Malone viene affidata un’indagine su un presunto “traffico d’organi”. Sul molo sono state ritrovate salme umane, di adulti e di neonati, prive di cuore, viscere, fegato, reni, polmoni. Le autorità di polizia sospettano che dietro ci sia un losco commercio, gestito dalla mafia locale. Purtroppo, i cadaveri hanno subito mutilazioni tali da non essere più identificabili.
Malone parla dei ritrovamenti con Suydman. Questi si dimostra molto scettico, circa l’ipotesi del traffico d’organi. Per quanto ne sa lui, episodi simili erano accaduti a Red Hook già decenni prima. Proprio il ritrovamento su un altare di organi umani aveva condotto alla sconsacrazione della chiesetta cattolica del quartiere, divenuta da allora circolo ricreativo per stranieri.
3. Il Necronomicon.
Malone non è convinto. In occasione di una passeggiata interroga Shirley. Lei sa molto poco della faccenda. Ricorda solo che suo padre tenne per un certo tempo in vendita, nella libreria, un testo intitolato Necronomicon. Vi si parlava, tra l’altro, di rituali osceni per risvegliare gli Antichi Dei, da quelli aztechi a quelli asiatici o greco-romani. Poi il libro fu venduto o scomparve.
Esistevano altri libri nella biblioteca personale di Suydman, situata nei sotterranei della sua casa. Sono però andati perduti: l’acqua di mare ha invaso le cantine e le ha trasformate in un pozzo di profondità inusitata. E’ uno dei tanti motivi per cui Shirley vorrebbe traslocare.
4. L’invocazione a Ecate.
Nei giorni successivi Malone decide di visitare la chiesa sconsacrata. Shirley accetta di accompagnarlo. Per essere un circolo ricreativo, l’edificio è molto curioso. Vi sono in effetti numerosi stranieri, ma presentano quasi tutti mutilazioni e tare fisiche; inoltre non sanno parlare che nella loro lingua. Le pareti sono ricoperte di scritte, per lo più in latino, ma anche in altri alfabeti strani. Chi presiede il circolo è l’avvocato Saltini, un uomo che Malone sa essere legato alla mafia che domina il porto. Saltini spiega che le scritte appartenevano alla chiesetta prima che il circolo vi si insediasse. Il circolo svolge attività sia ricreativa che assistenziale, e gode del sostegno di personaggi molto in vista della città.
Shirley traduce una scritta che domina le altre: è un’invocazione latina alla dea Ecate. Saltini non sa spiegare perché si trovi lì, né perché una vecchia chiesa cattolica ospiti iscrizioni pagane. Ammette che l’edificio è bizzarro, e che nella sua cripta si aprono gallerie lunghissime che non si sa dove conducano. Ma se lì si svolgevano azioni criminali, ciò appartiene al passato. Ora le attività del circolo sono direttamente controllate dal municipio e dalle autorità statali.
5. Complicità.
Malone è persuaso che vi sia un nesso fra il presunto “traffico d’organi”, la chiesetta e la presenza di un noto difensore di malviventi come Saltini. La sua idea, condivisa da Shirley, è che la mafia faccia commercio di organi di immigrati, e che il circolo serva da copertura. Ne parla al capo della polizia, Herrera. Questi non lo prende sul serio. Il passato di Saltini non è limpido, però adesso svolge un’attività benemerita, finanziata dalla Camera di Commercio e appoggiata dal sindaco in persona.
Herrera coglie l’occasione per rimproverare Malone: l’immigrazione clandestina, su cui il poliziotto dovrebbe vigilare, non fa che crescere. Tutti i moli sono sorvegliati e non si capisce come gli irregolari possano giungere a terra. Malone farebbe meglio a non perdere tempo in ipotesi fantasiose e a concentrarsi sul problema.
6. La retata.
Nei giorni successivi, Malone prende in parola il superiore. Con una squadra di agenti blocca un vicolo di Red Hook e procede al controllo di tutti gli stranieri che vi si trovano: una piccola folla, tutti con piaghe e deformità. La sua sorpresa è enorme quando scopre che gli immigrati hanno permessi di soggiorno in regola. Pensa siano falsi, ma basta una verifica presso l’Ufficio Immigrazione per fare cadere l’ipotesi.
7. Ia! Shub-Niggurath!
Malgrado ciò, Malone conduce due degli stranieri al distretto di polizia per accertamenti. I due uomini sono terrorizzati, e ripetono di continuo una frase che suona come: «Ia! Shub-Niggurath!» Malone li lascia un attimo in compagnia di un agente, ma torna di corsa sui suoi passi quando ode due colpi di pistola. L’agente ha l’arma ancora in pugno: dice che i due avevano cercato di aggredirlo e si è visto costretto a sparare.
Malone apre la camicia di una delle vittime per sentire se il cuore batte ancora. Trova sul petto dell’uomo, all’altezza del fegato e di un polmone, delle orride e sommarie cuciture, che chiudono ferite ancora fresche. Anche l’altro cadavere presenta cicatrici simili.
Sopraggiunge Herrera, che addossa a Malone la responsabilità del duplice omicidio. Intanto l’agente che ha sparato, approfittando della confusione, è scomparso.. Herrera sospende Malone dal servizio.
8. La trasformazione di Suydman.
Il giorno successivo Malone, in cerca di conforto, si reca alla libreria di Suydman. Qui ha una sorpresa. Trova Suydman in abiti eleganti, accompagnato da una ragazza altrettanto elegante. Il libraio gliela presenta: è Monica, figlia di Saltini e sua promessa sposa. Le nozze avranno luogo a giorni su una nave trasformata in albergo, ormeggiata su uno scoglio fuori del porto ma visibile da Red Hook.
Malone chiede di Shirley. Il padre non sa dove sia: sono giorni che non la vede. Forse è tornata alla Miskatonic University, dove studia. Invita Malone a presenziare alle nozze imminenti.
9. Perversioni per ricchi.
Disperato per la sospensione dal servizio e per la scomparsa di Shirley, Malone passa una serata in un locale di Red Hook, il Dagon’s Pub. E’ in compagnia di un ex collega della polizia: Bill Curley, della Buoncostume. I due bevono molto. Quasi ubriaco, Curley rivela uno dei vizi delle classi abbienti cittadine: recarsi di notte alla chiesetta di Red Hook, e assistere agli accoppiamenti tra immigrati dalle fattezze mostruose, oppure, in qualche caso, accoppiarsi con loro. Le cerimonie sessuali, basate sui “Misteri” di culti greco-romani, precolombiani o asiatici, a seconda dell’identità degli immigrati, poi proseguono negli anfratti della chiesetta. A lui, però, non è mai stato concesso di scendere fin laggiù.
Molto colpito, Malone chiede se potrebbe partecipare a una di quelle orge. Curley risponde di sì: basta pagare. Non gli garantisce, però, di essere ammesso alla cripta e alle gallerie che se ne dipanano.
10. Nella cripta.
Alcune notti dopo, Malone si aggrega a un gruppo di personaggi ben vestiti che, scesi da una fila di berline, si dirigono alla chiesetta. Curley è con lui. Entrambi, per non essere riconosciuti, si sono travestiti come meglio hanno potuto.
Curley indica a Malone il sindaco, giunto con moglie e figlie. Ma c’è anche Herrera, il capo della polizia, con la sua sposa. Poi i pezzi grossi della Camera di Commercio, mescolati a noti esponenti della malavita comune.
Chi accoglie gli ospiti è Santini. Non sembra riconoscere i due poliziotti. Fa accomodare tutti nella cripta, su file di panche. Al centro c’è un altare, attorno si aprono molte gallerie.
Come un sacerdote, Santini declama l’invocazione a Ecate. I presenti la riprendono in coro.
Da una delle gallerie viene spinto avanti un gruppo di immigrati, uomini e donne, completamente nudi. Paiono inebetiti. Una delle donne viene spinta sull’altare e fatta sdraiare sopra. La si direbbe consenziente e, anzi, come invasata. Santini chiede chi dei presenti vuole iniziare. Si fa avanti Herrera. Bacia la moglie, si accosta all’altare e inizia a slacciarsi i pantaloni.
Non si vede la scena, ma l’invocazione a Ecate si fa ossessiva e sembra scandire il ritmo del coito.. Malone, disgustato, abbassa lo sguardo. Curley gli afferra il braccio e, all’orecchio, lo supplica di non fiatare.
Santini, come un imbonitore, annuncia che ora avranno inizio i Misteri veri e propri. Intanto Herrera, soddisfatto, è tornato presso la moglie, che lo accoglie compiaciuta. Si ode un suono di cimbali. Da una delle gallerie appare Suydman, in abiti sacerdotali. Regge in mano un libro e un lungo coltello.
Malone non riesce a trattenere un’esclamazione di stupore. Tutti si girano verso di lui. Curley lo esorta a fuggire. Scappano entrambi, ma Curley è più lento. Malone, con la coda dell’occhio, vede che è afferrato da decine di mani e letteralmente fatto a pezzi. Lui invece si apre la strada a pugni e riesce a fuggire. Sale dalla cripta alla chiesetta, e da qui raggiunge la strada. Corre a perdifiato lungo le vie male illuminate di Red Hook. Fende assembramenti di stranieri deformi o mutilati.
11. Shirley ritrovata.
Alcuni giorni dopo Malone, che è appostato presso la libreria di Suydman, ne vede uscire Shirley. Afferra per mano la ragazza e la trascina con sé fino a un piccolo parco. Lei protesta, ma il poliziotto la fa sedere su una panchina e la bacia a lungo. Shirley sulle prime si divincola, ma poi si arrende al bacio.
Malone le racconta rapidamente gli ultimi eventi. Shirley gli dice che, dal momento del fidanzamento con Monica Saltini, suo padre è cambiato. Ha molto denaro, frequenta locali lussuosi. Riceve spesso la visita di capi della mafia. Shirley teme seriamente che si sia avvicinato a chi gestisce il traffico d’organi. Per questo lei preferisce rimanere in casa e stargli il più possibile vicina.
Malone la interroga sulla dea Ecate e sulla cerimonia a cui ha assistito. Shirley gli dice che Ecate, o Cibele, appartiene alla mitologia greco-romana, ma anche ad altre. E’ nota anche come Magna Mater o Mater Terribilis. Si celebravano in suo nome cerimonie spaventose, dette “Misteri”, in cui madri perverse arrivavano a strappare ai figli ancora vivi gli organi interni e a divorarli. In certe religioni dimenticate è detta Shub-Niggurath, “la capra dai mille cuccioli”, e viene raffigurata con zoccoli di capra. I cuccioli sono le nidiate dei suoi stessi figli, che lei divora.
Si avvicina un marinaio sciancato, dall’aria sinistra. Shirley ha d’improvviso fretta di andare. Dice a Malone che Suydman si sposerà quella domenica in una nave arenata nel porto, un relitto trasformato in albergo. Malone cerca di trattenere la ragazza, ma lei gli sfugge. Il marinaio resta, immobile, a contemplare la scena.
12. Le nozze di Suydman.
Pochi giorni dopo, Malone contempla da uno dei moli di Red Hook la nave su cui Suydman sta celebrando le sue nozze. Vede passare motoscafi carichi di gente importante, diretti alla cerimonia.
Alla sera va in un piccolo bar, in cui è ben conosciuto. Mentre chiacchiera col barista, un nero grasso e cordiale, il televisore acceso trasmette il notiziario. A un certo punto, appare il titolo “Tragedia in mare”, e scorrono immagini della stessa nave-albergo vista al mattino.
Lo speaker annuncia che poche ore prima, sul relitto, si è consumata una tragedia. Subito dopo le nozze un anziano studioso, Robert Suydman, ha ucciso la moglie, Monica Saltini. Pare averla strangolata con estrema brutalità, per poi strapparle il cuore. Subito dopo si è suicidato. La figlia Shirley, che aveva accompagnato la coppia, è scomparsa.
Disperato, Malone corre al molo.
13. Le due bare.
E’ notte, ma sul molo c’è grande attività, mentre i fari fendono l’acqua. Una scialuppa approda e stranieri deformi ne scaricano due bare. Saltini dirige le operazioni. Autorità e forze di polizia sembrano ai suoi ordini.
Saltini dichiara a un giornalista televisivo che vuole per sua figlia Monica un funerale privato, lontano dai curiosi. Non spiega perché i suoi uomini stiano portando via anche la bara di Suydman.
14. Le gallerie.
Nei giorni successivi Malone si sente braccato. Resta nel quartiere, ma evita di farsi riconoscere. L’unica persona con cui si confida, quando ha bevuto un po’ troppo, è il barista del locale che frequenta la notte. Da questi impara che di Suydman e del suo crimine non parla più nessuno: né i giornali, né la televisione.
Malone spiega al nero che, secondo lui, la chiave del mistero è racchiusa nella chiesetta. Intende visitarla subito. Il barista cerca di dissuaderlo, ma Malone gli mostra la pistola che porta sotto l’ascella. E’ convinto di non correre nessun pericolo.
In effetti Malone si reca nella chiesetta. La trova deserta. Ne sfonda la serratura e ne esplora le stanze. Un disegno su una parete attira la sua attenzione. Pare una mappa complicata. Malone ne afferra il senso: ritrae le gallerie che portano alla cripta, diramandosi da un punto situato fuori del porto. Finisce col capire che si tratta dello scoglio a cui è attraccata la nave-albergo. Ecco da dove provengono gli immigrati clandestini!
Un’altra galleria, più lunga delle altre, conduce a un luogo che Malone conosce bene: la casa di Syudman.
Viene distratto dal suo esame da rumori provenienti dalla cripta. Si sporge a guardare con precauzione. Da uno dei tunnel sta sbucando gente di ogni razza. sesso ed età, esausta e con rudimentali bagagli in mano. Uomini di Saltini, feroci e urlanti, guidano la colonna.
Malone si allontana un attimo prima di essere scoperto.
15. La ragazza luminosa.
Due giorni dopo, Malone finisce di scrivere una lettera indirizzata alla polizia federale. Vi dice che ormai molte cose gli sono chiare. Gli immigrati sbarcano sulla nave-albergo arenata su un isolotto, e sono condotti in città lungo le gallerie che raggiungono la chiesetta e la casa di Suydman. Li guidano i mafiosi agli ordini di Saltini, gestori del traffico. Sono forniti di documenti regolari da autorità corrotte, tra cui il sindaco e il capo della polizia.
Gli immigrati credono a quel punto di potere condurre una vita normale, ma si sbagliano. Sono destinati a essere privati degli organi interni. Alcuni accettano, ingannati dal ricordo di antichi culti praticati dai loro popoli. Altri si ribellano e sono costretti con la forza.
Malone imbuca la lettera e si reca nel solito bar. Dal trafiletto di un giornale apprende che il funerale di Suydman sarà celebrato quella sera, nella casa un tempo sua. In Malone rinasce la speranza di rivedere Shirley. Se è viva, non può mancare a una cerimonia di quel tipo.
La sera Malone va alla casa di Suydman. Nota parcheggiate davanti auto di lusso e si fa cauto. Entra dalla libreria, che trova deserta. Anche la casa sembra vuota.
Malone scende la scala che conduce ai sotterranei, ma quasi subito si arresta. Sotto di sé non ha una cantina, bensì un largo pozzo a imbuto. Sul fondo gorgoglia l’acqua di mare.
Il pozzo è contornato da una piattaforma circolare, affollata di gente. C’è un gruppo di immigrati dalle mani legate, e molte personalità, tra cui Herrera e il sindaco. Saltini veste una tunica sacerdotale e ha sulla testa uno strano copricapo, simile a quello di un vescovo. Però il personaggio più straordinario è una ragazza nuda, luminescente dalla testa ai piedi, che siede su una specie di trono. Davanti a sé ha un piccolo altare, con due bare poste hai lati.
Malone non ci mette molto a scoprire chi sia la ragazza avvolta nella luce: è Sirley!
A un ordine di Saltini, i presenti si afferrano per mano e iniziano a scandire: «Ia! Shub-Niggurath! Ia! Shub-Niggurath!»
16. Il sacrificio a Ecate.
Subito dopo, si leva l’invocazione a Ecate. «Gorgo, Mormo, luna dalle mille facce, accetta i nostri sacrifici!»
Il ritmo della preghiera è ipnotico. Malone, inebetito, non sa più se ciò che vede è reale, oppure frutto della sua immaginazione. Shirley si agita sul suo trono come un serpente. Poi scende dal suo scranno e guida i presenti in una processione circolare attorno al pozzo. Del corteo fanno parte satiri, fauni e altre creature mitologiche.
Intanto gli uomini di Saltini trascinano i prigionieri sull’altare. Aprono loro il petto, ne estraggono organi. La cosa più allucinante è che i sacrificati restano vivi, con le ferite serrate da rozze ricuciture. Perdono sangue dalle piaghe aperte, ma si scuotono secondo la scansione delle invocazioni.
A un certo punto le bare si spalancano. Suydman e Monica Saltini ne escono, in stato di putrefazione avanzata. Cercano di baciarsi. A Suydman cade un braccio, a Monica parte della schiena.
Saltini applaude, entusiasta. Sua figlia mutilata danza oscenamente. I mafiosi accorrono portando gli organi strappati di fresco.
Malone non regge allo spettacolo e sviene. Prima di perdere coscienza, riascolta l’urlo collettivo che emerge dal pozzo. «Ia! Shub Niggurath!»
17. Il porto ripulito.
Malone si risveglia. La cantina è vuota, le acque in fondo al pozzo sono quiete. Si chiede se non abbia sognato.
Benché barcollante, riesce a tornare a casa. Qui lo aspetta una lieta sorpresa. E’ stato riammesso nelle polizia, e gli viene assegnato il distintivo di detective. Solo, non apparterrà più alla Squadra immigrazione, bensì alla Squadra omicidi.
Il colloquio di Malone con il nuovo capo, O’Reilly, è molto cordiale. Questi gli accorda mano libera sul porto. Può arrestare chi vuole, chiudere i locali che desidera. Anche le chiese? domanda Malone. L’altro risponde di sì.
Pochi giorni dopo, Malone comanda una squadra di poliziotti nella più grande retata mai condotta al porto. Sono arrestati immigrati clandestini, mafiosi di basso livello, marinai. Si sfondano porte, e nelle stamberghe si trovano corpi ancora vivi di uomini e donne mutilati e deformi, svuotati degli organi e ricuciti alla meglio. Una carica esplosiva distrugge la chiesetta e i suoi cunicoli.
Non resta che abbattere la casa di Suydman.
18. Una nuova nascita.
Malone entra per primo. Rivedere i luoghi della cerimonia pagana a cui ha assistito gli causa una forte emozione. Si fa forza e scende fino al pozzo.
Il luogo è deserto, le acque sono calme. Mentre sale le scale per uscire, Shirley gli viene incontro completamente nuda.. Malone reagisce bruscamente, ma lo sguardo di lei, ipnotico, lo paralizza. Intanto, dal fondo del pozzo, sale l’invocazione «Ia! Shub Niggurath!», prima sommessa poi sempre più forte.
Con voce seducente Shirley spiega a Malone che entrambi appartengono a un’etnia molto antica, che un tempo dominò la terra. Erano i sacerdoti aztechi, le baccanti latine, i preti fenici, i druidi celti. Tutti adoratori di una divinità ancestrale, chiamata in tanti modi. Ecate, Cibele, la Magna Mater, Shub Niggurath: signora della notte e dei crocicchi, capra dai mille cuccioli. Una razza che dominava la terra e che chiedeva sacrifici agli inferiori.
Malone, stordito e affascinato, si lascia abbracciare dalla ragazza. Dalle labbra gli escono, quasi contro la sua volontà, le parole rituali: « Gorgo, Mormo, luna dalle mille facce, accetta i nostri sacrifici!»
Appaiono attorno figure evanescenti di fauni, di gnomi, di satiri, di creature dall’aspetto malvagio. Le pareti della casa svaniscono, sostituite da allucinazioni: un tempio azteco dalla cui sommità un sacerdote getta in basso cuore e fegato di una vittima sacrificata, un bosco in cui baccanti inebriate divorano la carne dei loro neonati. Le acque del pozzo ribolliscono, si trasformano in luce: una porta aperta nel tempo. Si ode musica di cimbali.
Shirley, estasiata, chiede a Malone: «Vuoi ricongiunti alla razza che sempre ha dominato e sempre dominerà?»
Lui è preda di una lotta interiore, ma finisce col mormorare: «Sì!»
Shirley lo bacia con tanta furia da fargli sanguinare le labbra. Poi, sorridente, conduce Malone sull’orlo del pozzo. Si gettano assieme, tenendosi per mano.
Si vede un lampo. Subito dopo, l’acqua invade nuovamente la cavità, e la cantina torna al consueto squallore.
18. Epilogo.
Fuori della casa di Suydman, O’Reilly attende impaziente che Malone esca; infine ordina agli agenti di invadere l’abitazione.
Resta all’esterno. Viene raggiunto da Saltini. I due si scambiano un sorriso sinistro. Entrambi bisbigliano: «Ia! Shub-Niggurath!»
Alle loro spalle Red Hook, vista dall’alto, non è che un ammasso di catapecchie marcescenti, da cui esce ossessivo il suono dei cimbali.