di Adriano Padua
Paolo Cossi, La storia di Mara, Lavieri Editore, 2006, pp. 120. € 15,00.
La storia di Mara non è soltanto la storia di Mara Nanni, fiancheggiatrice delle Brigate Rosse romane, arrestata nel 1979 e poi condannata all’ergastolo (pena successivamente ridotta a 15 anni in terzo grado). La storia di Mara è anche un’opera dell’autore Paolo Cossi, che, oltre a dare corpo con stile multiforme alle parole della protagonista, ripercorre con le sue tavole molte delle immagini degli anni di piombo, alcune ben impresse nella mente di tutti (come le immagini fotografiche degli uomini della scorta di Aldo Moro massacrati o di Piazza Fontana), altre solo immaginabili (come il volo di Pinelli dalla questura di Milano), ma qui concrete grazie alle peculiari caratteristiche del linguaggio scelto, quello del racconto a fumetti.
La storia di Mara è anche uno dei pochi strumenti che le generazioni successive a quelle degli anni della contestazione hanno per comprendere il clima nel quale le organizzazioni di lotta armata si sono formate e sviluppate. Oggi la verità ufficiale sul terrorismo degli anni ’70 non solo non è data, ma è anche sempre meno oggetto di inchieste e ricerche. Ciò nonostante il fantasma delle B.R., con tutte le sue conseguenze, non è mai stato disposto a lasciare del tutto le scene, a prescindere dagli importanti cambiamenti del nostro tessuto sociale e del nostro stile di vita. Nemmeno la commissione stragi, con il suo lavoro decennale, è stata capace di fornire una visione d’insieme di quel complicato e inestricabile groviglio tra servizi segreti nazionali e stranieri, guerra fredda, logge massoniche deviate, terrorismo di destra e sinistra, stragi di Stato e sequestri politici, che furono gli anni di piombo.
Ancora oggi la cultura del segreto e l’assenza di trasparenza nel rapporto Stato-cittadini caratterizzano la nostra società, come è possibile notare dal segreto di Stato posto sul caso Abu Omar-Pollari da Berlusconi e confermato da Prodi. Dunque le speranze di sapere un giorno qualcosa su quegli anni complessi e sanguinari, su questa specie di guerra civile made in Italy, sono vane di questi tempi. Nel nostro paese gli archivi non si desecretano mai, come è invece tradizione delle democrazie avanzate, piuttosto si bruciano o si fanno sparire. Quello che ci resta è dedicarci a storie come quella di Mara, che Cossi ci restituisce affidandola al suo talento e con una notevole versatilità, spaziando dal fumetto classico (con un tratto quasi “disneyano”) all’illustrazione d’autore, fino all’intervento grafico su immagini fotografiche preesistenti.
Queste sono storie personali che almeno ci aiutano a capire un’altra verità (dato che quella con la V maiuscola non è e non sarà mai disponibile, almeno fino a quando non cambierà questa classe dirigente), quella di una giovane cresciuta in una scuola altamente politicizzata che, negli anni della contestazione studentesca, si trova di fronte alla scelta della lotta armata, compiuta con una certa dose d’incoscienza e di utopistica disperazione. Così la storia di Mara diventa quella di una terrorista in clandestinità, che non riesce a rispettare del tutto le rigide consegne dell’organizzazione, ma è costretta a rinunciare a una vita normale. Mara non si accorge dell’ingranaggio che ruota intorno a tutta la faccenda nella quale è stata coinvolta, e che finirà per rovinarne parte dell’esistenza.
Mara non ha mai sparato un colpo, ma viene condannata all’ergastolo dopo l’arresto (avvenuto a causa dell’avventatezza dei suoi compagni) e si accorge che qualcuno (chi?) stava giocando con la sua vita e con la sua giovinezza, e se ne accorge pensando alla morte improvvisa di suo fratello, occasione nella quale nessun “compagno” presunto le accenna solidarietà umana, e non politica, con l’eccezione di Adriana Faranda. Alla fine del racconto si scopre che Mara, ritratta da Cossi nello scenario del lago di Bracciano, la sua storia la sta raccontando a Seme, un piccolo cane meticcio. Dunque la racconta a se stessa, l’unica persona degna di ricevere questa confessione non imposta, l’unica che porta con sé le ferite e non solo le parole facili e le improbabili dietrologie che spesso siamo costretti a sentire.
Storie come quella di Mara Nanni sono le uniche verità che possiamo sapere senza perderci tra indagini deviate, personaggi dalle discutibili biografie e processi fatti e disfatti. Dopo sette capitoli contrassegnati dal fuoco e dal carcere la narrazione termina con la nascita di Matteo, nel 1988. Qui comincia un’altra storia, ma quella di Mara non è un’altra vita, è sempre la stessa, e le ferite lentamente diventano cicatrici, mentre noi dimentichiamo.