di Mario Benedetti
[Quale regalo di fine anno, Carmilla offre una nuova poesia dell’uruguaiano Mario Benedetti, che tanto consenso ha suscitato tra i nostri lettori. Si tratta di versi scritti per la cantante Nacha Guevara, su musica di Alberto Favero. Esiste della poesia una versione non cantata, leggermente diversa. La traduzione è del sottoscritto, con tutti i limiti che ne derivano. Su Mario Benedetti suggerisco un bel documentario in spagnolo, visibile qui.] (V.E.)
In una nitida foto del giornale,
Signor ministro dell’impossibile,
La vedo ridente e in preda all’euforia,
E soddisfatto del suo viso volgare.
Mi tolga una curiosità, signor ministro.
Di cosa ride?
Di cosa ride?
La sua finestra dà sulla piazza
Cittamiseria non è visibile
I suoi figli hanno occhi da leader
Però gli sguardi di altri bambini sono tristi
Qui nella strada succedono cose
Che non si possono nemmeno raccontare.
Studenti e operai
Mettono i puntini sulle “i”.
Per questo dico, signor ministro:
Di cosa ride?
Di cosa ride?
Lei conosce meglio di chiunque altro
La legge amara dei nostri paesi.
Chi è duro con la nostra gente
Sia servile con gli stranieri.
Svendere il nostro patrimonio
E lasciare che il gringo ce ne rubi un terzo.
L’importante è che tradiscano, gli uni e gli altri.
Gli adulatori e i servi.
Per questo le dico, signor ministro:
Di cosa ride?
Di cosa ride?
Qui in strada le sue guardie uccidono,
E quelli che muoiono sono gente umile.
Quanti sopravvivono, piangendo rabbia,
Sicuramente meditano una rivincita.
Là nella cella i suoi uomini fanno
Soffrire esseri umani, ma ciò non serve.
Dopotutto lei è l’albero maestro
Di un vascello che sta affondando.
Per questo le chiedo, signor ministro:
Di cosa ride?
Di cosa ride?
Suvvia, mi tolga la curiosità, signor ministro.
Di cosa ride?