di Chiara Cretella
Amélie Nothomb, Antichrista, Voland, 2004, pp. 128, € 13,00
[Il 31 ottobre Carmilla ha proposto l’incipit di Antichrista di Amélie Nothomb, seguito da un commento molto elogiativo sull’autrice tratto da La Stampa. La nostra “vecchia” collaboratrice Chiara Cretella ci manda una recensione di diverso tono, che pubblichiamo volentieri.] (V.E.)
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Blanche è un’adolescente introversa, sempre immersa nei sogni della letteratura, incapace di gestire i rapporti con i suoi coetanei. Il suo unico piacere è la lettura, ed in essa s’immerge per sfuggire alle inquietudini che le lancia il suo corpo: «La lettura non è un piacere sostitutivo. Vista dall’esterno, la mia esistenza era scheletrica; vista dall’interno ispirava quello che ispirano gli appartamenti il cui unico mobilio è una biblioteca sontuosamente stracolma di libri: l’ammirazione gelosa per chi non si sovraccarica del superfluo e trabocca del necessario». Ma un giorno, a scuola, Blanche è avvicinata da Christa, una bellissima ragazza che tutti i suoi compagni adorano.
Blanche fa addirittura fatica a rendersi conto del fatto che la seducente Christa ha scelto proprio lei come amica. E infatti incomincia tra le due una girandola perversa di odio e di complicità. Blanche è convinta che sotto la maschera eterea e spigliata della bella Christa si nasconda un mostro. Impiega allora tutta la sua intelligenza per smascherare quella che è divenuta la sua nemica numero uno. Infatti Christa riesce a farsi ospitare sempre più spesso dai genitori di Blanche, che si sente come esiliata dalla sua famiglia. La povera Blanche comincia a odiare quelli che chiama “gli autori dei suoi giorni” che non fanno che sbatterle in faccia la sua diversità, rispetto alla straordinaria perfezione dell’amica. Blanche si trova quindi costretta a correre ai rimedi.
Comincia una vera indagine per capire se la vita di Christa è veramente così perfetta come lei vuole far credere. Scopre, naturalmente, tutta un’altra verità, e inizia quasi ad avere paura dell’impalcatura di falsità su cui è costruita la vita di Christa. La giovane Christa si trasforma in Antichrista. Ma neanche l’allontanamento tra le due può fermare un’attrazione tra esseri così diversi, tra nature così opposte. Tanto che più volte nella narrazione la gelosia lascia il posto all’attrazione. E il testo si dirige verso il cliché della bella liceale che si prende per amica quella bruttina per non avere rivali: «Avevo già capito che Christa consacrava la maggior parte del tempo all’autopromozione. Senza dubbio trovava più efficace a questo scopo disporre di un termine di paragone in negativo: me».
Poteva essere una bella storia, interessante perlomeno, se affrescata con la giusta investigazione psicologica. Il mondo dell’adolescenza è un continente sommerso e inquieto e può essere atrocemente delicato per la penna che vi si intinge. Nasconde potenzialità emozionali intense, essendo un crocevia tra l’infanzia e la maturità. Ma la Nothomb mette in luce in questo libro uno stile davvero minimo: frasi mozzate, pochi aggettivi, incapacità nelle descrizioni, dialoghi banali, personaggi ridotti a macchiette. Nella narrazione non si rintraccia nessuno sforzo d’indagine psicologica, sembra una storia buttata lì, adatta per qualche fiction da sabato sera.
Questa scrittura-sceneggiatura è una preoccupante tendenza di molti testi contemporanei. Mi dicono che i suoi primi romanzi sono meglio. Speriamo nei prossimi.