TUTTI I LIBRI DI MASSIMO CARLOTTO
L’ultimo libro di Massimo Carlotto (La terra della mia anima, e/o, pp. 158. euro 15) narra la vita dell’amico Beniamino Rossini conosciuto durante il comune soggiorno in carcere e presentato, indirettamente, ai lettori come compagno fedele dell’Alligatore in una lunga e fortunata serie di romanzi.
L’idea di questo libro nasce dalla grave malattia che ha colpito Rossini; da qui l’idea di lasciare una traccia scritta di una vita passata, tra mille contraddizioni, come avviene del resto in ogni vita reale, da comunista e da malavitoso.
Bastano poche e scarne righe a Carlotto [nell’immagine,ndr] per introdurre la figura del protagonista. Di passaggio da un locale notturno del nordest, i due amici si incontrano dopo tanto tempo: «Mentre stavamo bevendo al bar del locale, aveva redarguito un sinto che aveva mancato di rispetto a un’entraîneuse. Il nomade lo aveva aspettato nel parcheggio e gli aveva piantato nel basso ventre la canna di una calibro .22, pretendendo delle scuse. “Spara” aveva detto Beniamino in tono seccato. “Spara. O ti strappo quella pistolina e ti faccio male” Il sinto era rimasto interdetto. Le cose non stavano andando come aveva immaginato. Aveva abbassato l’arma e farfugliato qualche spiegazione, cercando di salvare la faccia. Beniamino lo aveva costretto a scusarsi, poi lo aveva invitato a bere.»
Beniamino, figlio di comunisti, vive la sua infanzia facendo la fame a Milano prima di trasferirsi in un paesino nei pressi del confine svizzero ove viene a contatto con i racconti resistenti di un partigiano e con il mondo dei contrabbandieri. Ed è il mondo del contrabbando a divenire presto il suo mondo: prima quello dei monti, poi quello del mare. Sono proprio i monti ed il mare a divenire la sua terra dell’anima. Rossini resterà sempre fedele ai valori di quei vecchi contrabbandieri, anche quando questi non esisteranno più. «Dopo l’esperienza siciliana, agli inizi della mia carriera di contrabbandiere di mare, mi sono sempre rifiutato di lavorare con i mafiosi. Più tardi quando ho cambiato “attività” ho rifiutato proposte di affiliazione a bande con capi riconosciuti e dal potere assoluto. Sono sempre finite male. Considero la banda come una società di uomini liberi, egualitaria e con pari diritti nelle scelte e nei dividendi.»
Attraverso le avventure del protagonista, il libro ci offre una testimonianza diretta dell’evoluzione del mondo della malavita a partire dal dopoguerra ad oggi. Le trasformazioni sociali del secondo Novecento si riflettono inevitabilmente anche sul mondo dei fuorilegge: i codici di comportamento cambiano rapidamente e, dai racconti di Rossini, si percepisce “a pelle” come tali cambiamenti siano fortemente legati al dissolversi di un tessuto sociale solidale che pian piano giunge ad adeguarsi alla spietata legge del più forte.
Le vicende narrate non giungono mai ad abbracciare un vero e proprio “romanticismo della malavita perduta”, rintracciabile in tanta narrativa e cinematografia di genere. Dal libro emerge piuttosto l’irriducibilità del protagonista ad un lavoro in cui si timbra il cartellino, prima, ed alla deriva di una malavita ormai priva dei vecchi codici comportamentali, poi. Beniamino tiene botta fino alla fine, con tutte le sue contraddizioni non china il capo e si presenta all’ultimo appuntamento senza pentimenti e senza sconti. La terra della mia anima è la storia di un uomo che arriva alla fine dei suoi giorni senza aver mai perso di vista valori come l’amicizia, la solidarietà e la giustizia sociale. Giù il cappello, fate il favore.