di Rinaldo Capra
L’uscita a distanza ravvicinata di due film politicamente schierati, crea nel pubblico sentimenti profondi, forti emozioni e reazioni così simili e opposte, facce di una stessa medaglia. La cosa non è frequente ed è funzionale alla comprensione dei temi trattati. I due film, proposti a cavallo delle feste natalizie, sono di due autori famosi, sensibili alla storia sociopolitica seppur schierati su opposti fronti. Sono nell’immaginario collettivo accomunati dall’onestà intellettuale, dall’orgoglio di classe, dalla difesa dei propri valori ad ogni costo, osservatori dolenti e critici dell’inutilità della violenza, narrano storie che corrono parallele e che pur rispecchiandosi a distanza ravvicinata non s’incontrano mai, ma vivono una dell’altra.
Due pellicole necessarie che confrontandosi moltiplicano la loro forza espressiva. La macchina cinema ha dato il meglio di sé, due storie avvincenti, esemplari, incalzanti, che ti fanno sentire l’odore dell’erba irlandese come della sabbia del deserto iracheno. Gli splendidi interpreti incarnano i protagonisti delle storie, con grande realismo ed efficacia, ci trascinano dentro la storia, diventano tangibili le loro tensioni ideali, la disperazione amorosa, la lealtà verso gli amici e la causa, le paure. Storie lontane ma simili e separate solo dalla latitudine e dall’epoca e viste da due punti di osservazione opposti a creare un’ontologia del conflitto sociale, culturale, umano.
Parliamo ovviamente di “Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà” di Ken Loach e di “American Sniper” di Clint Eastwood . Due film e due storie esemplari, con due protagonisti “archetipici“, eroi paralleli, ma che non s’incontrano mai e non condividono nulla se non la violenza, con due visioni del mondo che sono “ le due visoni del mondo “: quella dei ricchi e quella dei poveri. Jimmy è perfetto per spiegare Chris, legati tra loro come nell’immagine fotografica il negativo è legato al positivo, dove se manca uno dei due, non avremo mai la visione dell’insieme che li ha generati, ma che comunque esiste e ci dovremo sempre fare i conti. Entrambi i film ci raccontano una verità comune: – Lo Stato ha l’assoluto monopolio della violenza! – Qualunque esso sia: occidentale e cristiano, o Islamico e orientale.
La religione con il suo armamentario di minacciosa superstizione e ignoranza, nella sua parte istituzionale, è sempre al fianco dello Stato quando pratica la violenza e lo istiga, lo benedice e lo giustifica. “Dio, Patria e Famiglia” è la banale retorica strumento sempre buono per aizzare, illudere, esaltare i popoli. La presunzione di essere strumento di Dio e della civiltà, di essere nel giusto da parte di soldati e preti è chiara e persistente in entrambi i film, ma lo sguardo è quanto mai diverso. I poveri, i proletari, gli ultimi di ogni latitudine, epoca e fede subiscono sempre e comunque la violenza del sistema, sia quando la impongono ad altri, sia quando la subiscono.
Il soldato che spara è violentato quanto la sua vittima e la pagherà con drammi personali ed emotivi, ingestibili. Forse solo la consapevolezza della vera cifra della violenza del potere può aiutare a difendersi. I due protagonisti sono diversi e complementari, indissolubilmente legati dalla violenza del sistema. Jimmy, rivoluzionario disincantato che ha conosciuto la guerra civile, l’esilio e lo sfruttamento della fabbrica, cerca la felicità con leggerezza (il ballo), la condivisione della libertà da ignoranza e superstizione religiosa con i propri compagni. Pieno di dubbi non ha mai certezze. La violenza della religione è sottile, ricattatoria e alla fine materiale e fisica, esercitata come sempre da soldati comandati da preti, padroni e politici, ma non può cambiare Jimmy che sarà esiliato perché non si piega al sistema.
Chris è figlio della sua terra, il Texas, e di un diacono e ha ricevuto un mandato assoluto da quella bigotta, psicopatica e devastante società capitalistica: difendere i valori Wasp, vendicare il suo popolo e uccidere chiunque non accetti tali valori in qualsiasi parte del mondo in nome di Dio e del progresso. Depresso, emarginato, incapace di guardarsi dentro, privo d’ironia è ossessionato dal suo compito (il protettore) e annega nella retorica di regime. Inconsapevole, la vera religione che pratica è la difesa degli interessi economici Americani. Proletario senza capacità e strumenti i culturali, micidiale strumento di guerra, è per il sistema, e tutto il male che lo circonda è male necessario, sicuro che “ al cospetto del creatore potrà giustificare ogni colpo sparato” perché ha saputo distinguere il bene dal male.
Lo sguardo di Ken Loach è sociale, guarda al personale e ritorna al sociale. Da una prospettiva generale scende nel particolare del personale, dove le esperienze, sentimenti e azioni del singolo creano un patrimonio culturale condiviso e in perenne divenire, che si espande agli altri e torna a essere sociale, a disposizione di tutti, con la libertà e l’uguaglianza come valori condivisi.
Lo sguardo di Clint Eastwood è personale, guarda al sociale e torna al personale come unica soluzione esistenziale, con le proprie certezze monolitiche. Convinto della superiorità ideale dell’Occidente bianco e Imperialista non sa guardare all’Oriente. Impotente non capisce il diverso e ne vuole piegare tutti i valori culturali ai propri. Ne è talmente certo che ritiene inutile cercarne il senso: l’Occidente è cultura e civiltà e l’Oriente è barbarie e ignoranza. Teorizza la funzione epistemologica della violenza, accetta l’uso sociale della menzogna, non cita le origini della guerra che la società occidentale sta facendo e omette i tratti veri, violenti e psicopatici di Kyle e degli eserciti occidentali. Questo il suo personale punto di vista su ciò che è bene e male, non negoziabile a dispetto di credo e culture diverse. Questi valori, nella loro forma più isterica e violenta, sono imposti a tutti con la propaganda e l’educazione diventando psicopatologia di massa. Se si affaccia il dubbio condiviso sull’opportunità di tanta violenza (sollecitato dalla lettera letta dalla madre di Marc al funerale) è presto risolto in chiave personale, con la certezza di aver fatto il proprio dovere e di fronte a Dio e alla Nazione.
L’esposizione finale delle foto del vero Kyle, perennemente armato e durante i suoi funerali, impone di chiarire che quest’uomo era stato congedato su richiesta della moglie per le turbe psichiche manifestate. Nel periodo in cui gli fu diagnosticata una sindrome da stress post traumatico (PTSD) fu protagonista di numerosi episodi violenti che culminarono con la presunta uccisione di due uomini che volevano rubargli l’auto. Forse, anzi ne sono certo, quest’uomo non ha mai esercitato il diritto di scelta, ma ha sempre subito le imposizioni e i condizionamenti sociali.
La critica cinematografica non m’interessa, ma credo che i due film siano da vedere tutt’e due e magari in un tempo ravvicinato. Sono potenti, e assieme ancora di più, i protagonisti ci trascinano nell’impossibile incubo del mondo in cui viviamo e alimentano il sogno di risvegliarci in un altro mondo, in un sistema forse possibile, senza dei onnipotenti, retorica, spacciatori di certezze e rivoluzionari di mestiere, perché citando Loach, ma da “ Il vento che accarezza l’erba”, un agricoltore disse ai due fratelli militanti dell’IRA che se quelli come loro avessero vinto la guerra, l’Irlanda sarebbe diventata “un acquitrino infestato di preti”.