di Gaspare De Caro e
Roberto De Caro

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Si è costituita a Bologna, il 26 settembre 2006, la
«Associazione di mutuo soccorso per il diritto di espressione». Ci pare
importante dare notizia di un’iniziativa che per una volta esprime esigenze di
lotta sociale e politica rivendicando la tradizione del movimento operaio al di
fuori di ogni ambiguo e mai pertinente riferimento a istituzioni, partiti e
sindacati
. [R.D.C.]

Qualche lettore nutrirà forse l’impressione che attualmente
nel nostro paese la libertà di espressione non sia ugualmente distribuita. In
verità non possiamo dargli torto. Si potrebbe stilare in proposito una
articolata e dettagliata graduatoria. Si dovrebbe naturalmente cominciare dal
vertice, dalle opinioni monopolistiche del papa sulle fedi altrui, opinioni che
non solo si esprimono liberamente per diritto divino, ma hanno anche diritto
umano ad associare il popolo italiano alle alee di malintenzionati malintesi
teologici. Su tale diritto c’è il consenso unanime del ceto politico, nemmeno
si trattasse del necrologio di Oriana Fallaci.

Ad un gradino soltanto
lievemente più basso di incontrollata libertà si dovrebbero collocare le
esternazioni del presidente della Camera, autorizzato dalla sua alta carica a
pensare e dire esattamente il contrario di quello che diceva e diceva di
pensare prima di averla. Seguirebbero nella graduatoria il resto dei politici
di professione, titolari antonomastici della parola illimitata, e quindi le
«parti sociali» legalmente riconosciute, gli enti, le ONG, chiunque insomma
abbia da dire qualcosa in nome dello Stato o da esso autorizzato. Nella nostra
graduatoria rimarrebbe al di fuori e al di sotto di quest’area politica,
pienamente abilitata ad esprimersi, un’area sociale di espressività assai più
precaria; qualche lettore potrebbe addirittura insinuare che il pieno diritto
di espressione della prima area sia funzione del più incerto e limitato diritto
della seconda.

Comunque «tutti coloro che esprimono dissenso, manifestano
per diritti negati, si avvalgono di azioni dimostrative per portare
all’attenzione problematiche politiche, sociali, ambientali» urtano
quotidianamente nei limiti imposti dalla «tendenza repressiva in forte ripresa
nel nostro Paese». Citiamo dal documento col quale si è presentata a Bologna il
26 settembre 2006 la neocostituita «Associazione di mutuo soccorso per il
diritto di espressione», pensata come «uno strumento di tutela e di difesa
assolutamente trasversale e libero», «indipendente da istituzioni, partiti e
sindacati». Essa «si propone di contrastare i soprusi e le prevaricazioni del
sistema giuridico-militare diretto alla repressione dei reati sociali
nell’ambito di manifestazioni, picchetti, presidii, scioperi, occupazioni,
volantinaggi, affissioni di manifesti, stampa, diffusione di idee e princìpi
nelle forme proprie della militanza antagonista». Il titolo stesso
dell’Associazione e i valori richiamati evocano altri tempi, temi e toni caduti
largamente in disuso: «L’Associazione fa riferimento alla tradizione del
movimento operaio e si ispira ai valori dell’antifascismo, dell’antisessismo,
dell’anticapitalismo […] a princìpi essenziali quali la solidarietà,
l’antagonismo di classe e l’indipendenza politica ed economica, per
rivendicare, promuovere, costruire un mondo di diversi ed uguali».

Non c’è dubbio che una tematica così demodée debba avere non poche difficoltà a trovare «spazi di
agibilità e libertà» su cui vigila chi deve vigilare, all’uopo appunto munito
di una piena libertà d’espressione. Perciò non ha torto l’Associazione a
prevedere per i propri soci:

– Il sostegno legale (sia in ambito penale che
civile e amministrativo).

– L’assistenza concreta, materiale e morale, a
coloro che nella loro militanza siano personalmente danneggiati o perseguitati.

– La cooperazione diretta e attiva con le vittime
dei soprusi e delle prevaricazioni.

– L’impegno a propagandare le problematiche che
hanno ispirato la contestazione, da cui l’accusa o il danneggiamento di
singoli, dandone la più ampia diffusione per contrastare privazioni e
violazioni di diritti fondamentali.

Sembrano davvero linguaggio, propositi, apprestamenti
difensivi di altri tempi, prima che gli uguali più uguali diventassero
incarnazioni del Leviatano, cancellando in conformità ciò che c’era da
cancellare. Certo non si può tornare indietro, ma, visto l’esistente, guardare
indietro per andare avanti si deve. Auguri all’Associazione.

(In attesa che l’Associazione apra il proprio sito, per
informazioni e adesioni: sirwalter@libero.it o Monica Lunardelli, via Cento
167, 44049 Vigarano Mainarda (FE), tel. 0532 43206, MonicaLunardelli@libero.it)