di Sbancor

nuovo_medioriente1[Ripubblichiamo un’analisi geopolitica di  Sbancor, uscita su “carmilla” il 1 dicembre 2006. Sbancor, con gli strumenti di lettura che gli erano propri, annunciava già allora la guerra civile in Siria, e rivelava l’esistenza di un piano per ridisegnare l’intero Medio Oriente. A distanza di otto anni, ci sono pochi dubbi sull’esattezza della sua analisi.]

Ho passato la notte al telefono. Le notizie da Beirut sono brutte. Molto brutte. Oggi alle 15.00, cioè alle 16.00 ora italiana il fronte antigovernativo che comprende oltre a Hezbollah anche i cristiani di Michael Aoun, gli sciti di Amal e i piccoli partiti di sinistra, fra cui il minuscolo partito comunista, inizia un sit-in al centro di Beirut, sotto la sede del governo. Il sit-in, mi informano ambienti vicini a Hezbollah, sarà a tempo indeterminato, fino alle dimissioni del governo Sinora. Nashrallah dice che non ci saranno violenze. L’Esercito libanese sostiene che manterrà l’ordine. Ma il rischio è alto. Si è sul filo del rasoio.

La stampa occidentale, intossicata da Londra e Washington, continua a parlare di pro-siriani contro anti-siriani. Come se Michael Aoun, che era definito “l’ultimo crociato” e che ha fatto quasi vent’anni d’esilio per aver combattuto i siriani potesse oggi essere considerato un pro-siriano. Nessuno si accorge che l’odontotecnico Bashir, l’erede del “Leone di Damasco” Assad in questa storia conta meno di niente. La Siria è anch’essa sull’orlo di una guerra civile, lo zio di Bashir controlla una buona parte dei servizi di sicurezza e non è escluso che voglia sbarazzarsi dell’inetto nipote. I Fratelli Musulmani a Damasco sono pronti a prendere il potere, oggi in mano agli Alawhiti, che sono meno del 4% della popolazione siriana. Ma chi conosce queste cose in Occidente?

D’Alema blatera di democrazia in Libano. Il Libano è un sistema feudale basato su famiglie che detengono il potere dal 1.300 d.C., se non da prima. Una Jumblatt era alla corte di Lorenzo de’ Medici, un’altra andò sposa a Ivan il Terribile. I Gemayel hanno un albero genealogico che neppure i Colonna o gli Orsini in Italia possono vantare. Sicuramente più antico dei Savoia. Democrazia. Ma di cosa sta parlando D’Alema, onorevole, forse, a Gallipoli? Chi sa che il sistema elettorale libanese è basato su un censimento “religioso” degli anni ’40? Che senso ha l’elezione in un paese in cui su 4 milioni 2 sono cittadini non residenti, circa 1 è residente ma non cittadino e per 300.000 palestinesi che stanno ancora lì, qualcuno dal 1948, non c’è nessun diritto? Volete rifare un censimento, garantire il voto all’estero, rivedere la cittadinanza? Solo dopo si può parlare di democrazia!

E allora per cercare di capire la posta in gioco forse conviene leggere questo articolo.
E guardare questa cartina:

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Disegnata da uno “strategist” del Pentagono. È il “Nuovo Medio Oriente”.
Osserviamola bene:

1) La Palestina è scomparsa, assorbita da Egitto e Giordania, come era prima della guerra del 1967.
2) C’è uno stato islamico di Mecca e Medina: è forse un premio per Al Qaeda?
3) La Turchia perde il Kurdistan, compresa Dyarbakir.
4) L’Iraq è tripartito fra sciti, sunniti e curdi.
5) La Siria perde tutti gli sbocchi al mare, in funzione del grande Libano.
6) Tabriz passa dall’Iran all’Azerbaijan, ed Herat dall’Afghanistan all’Iran.

Non è il caso neppure di discutere il progetto e la sua filosofia etnico-religiosa. I problemi rilevanti sono solo due:

1. Cosa autorizza un colonnello in pensione americano a ridisegnare le mappe del Medio Oriente?
2. Quelle mappe richiedono comunque una guerra dei cent’anni per diventare realtà.
3. Sto disegnando una mappa anch’io, per restituire parte del Dakota e del Wyoming ai Cheyenne ed ai Sioux, il New Mexico agli Apache, il Colorado ai Navajo e Fort Alamo ai messicani.

E però qualcuno quelle mappe, almeno in Libano, le ha prese sul serio. E forse non solo in Libano.

Il movimento tellurico generato nel 2003 con la cacciata di Saddam Hussein ha generato la più alta situazione di instabilità possibile in Medio Oriente. L’Iran appare l’unica potenza egemone a livello regionale, ma ovviamente non può esserlo per gli equilibri occidentali. L’Arabia Saudita ha fomentato e sostiene ancora in Libano la riscossa anti-scita, puntando su Hariri junior. Whalid Jumblatt, che si è già trasferito a Parigi, gioca le sue ultime carte, fra una sniffata e l’altra. Certo il padre Kemal, gran brava persona, amico di John Lennon e di Ghandi, fu ucciso dai siriani. Ma Whalid si alleò subito con i siriani contro i cristiani. E poi ancora con gli israeliani — è noto che le truppe scelte di T’shal sono fatte da Drusi, e Drusi erano i generali che conquistarono il Golan. Il Medio Oriente è troppo raffinato e crudele per i giornalisti occidentali, e certamente al di sopra della soglia di comprensione dei nostri politici.

Un dato solo è certo: se non avviene un miracolo il terzo fronte ormai è aperto. E l’Unifil sarà coinvolta.

Il dollaro scende, il prezzo del petrolio sale, Wall Street sta di nuovo sull’orlo del baratro. La guerra torna quindi ad essere una variabile da prendere in considerazione.

That’s economy, stupid!

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