di Alessandro Vincenzi
[da BUONI PRESAGI]
E alla fine arrivò.
“La Potenza di Eymerich”, il romanzo totale di Kai Zen ed Emerson Krott (pseudonimo collettivo nel quale si cela anche il sottoscritto) dedicato all’inquisitore creato da Valerio Evangelisti è diventato un libro (come testimoniano IBS e 365Bookmark), edito da Bacchilega Editore. Un libro con una gran copertina, un’introduzione dello stesso Evangelisti e un mucchio di bei disegni a colori, come quello che orna questa pagina, un po’ più in basso.
All’inizio era un gioco. Kai Zen aveva dato un capitolo, il primo, e si trattava di andare avanti. C’era la trama già delineata, a grandi linee, ma tutto poteva essere cambiato, messo in discussione, ampliato. Un gioco da fare assieme ad altre persone, conosciute per l’occasione, in un fiume di e-mail che rimbalzava da un capo all’altro dell’Italia, cercando di coordinare le idee che saltavano fuori man mano. Il risultato? Un caos ribollente di idee.
Ci abbiamo messo un po’, a scrivere il primo capitolo in maniera realmente collettiva: era l’ottavo, creato attraverso un procedimento che definire caotico sarebbe riduttivo. Immaginatevi che qualcuno scriva le prime dieci righe. E che poi le mandi a una mailing list di sette-otto persone. A questo punto, qualcuno prende quelle righe, ce ne aggiunge dietro delle alte e rimbalza il tutto indietro. E via così. Credeteci o no, questo metodo non solo ha funzionato bene nel senso che 1) non mi pare di ricordare che ci siamo mai trovati con dei doppioni e 2) non ha dato via a nessuno scontro di ego all’ultimo sangue.
(Il procedimento è stato poi usato paro paro da alcuni EK per il racconto breve “Narcos Y Narcos”, sempre su imbeccata di Kai Zen — di Jadel, per la precisione — e ha nuovamente funzionato piuttosto bene. Ma gli dei del caos sono capricciosi, quindi la prossima volta potrebbe non funzionare. Per la serie “don’t try this at home!”)
Abbiamo scritto due capitoli così. E funzionano. Le diverse mani, le diverse voci si sono fuse bene, senza troppi stacchi. Non potere scrivere il decimo capitolo (le regole del gioco erano che con il quinto e l’ultimo capitolo la palla tornava tra i piedi degli organizzatori) è stato un po’ una sofferenza. Ci eravamo affezionati a quei personaggi, a quella storia. E quando li abbiamo visti andare “da soli” verso la loro conclusione… beh, è stato bello.
E poi c’era ancora una possibilità: scrivere o un capitolo finale alternativo o un immaginario undicesimo capitolo. Io ne ho approfittato, con il mio “I Signori della Nuova Chiesa” per sviluppare una linea narrativa che la discussione collettiva sulla trama aveva saggiamente cazziato. A posteriori, avevano ragione loro. Ma come epilogo credo ci stia abbastanza bene e ne sono piuttosto fiero.
Sapere che adesso tutto questo percorso è diventato (grazie all’impegno dei Kai Zen e all’editore Bacchilega) un libro, con l’editing dell’ottimo Wu Ming 5 (il suo Havana Glam è consigliatissimo, tra le altre cose) dà una sensazione strana.
E ancora più strano è stato essere una domenica pomeriggio a Milano, dove “La Potenza di Eymerich” è stato presentato assieme a suo fratello “Spauracchi” (romanzo totale di ambientazione altoatesina sempre curato da Kai Zen) e ai suoi zii “Multiplo” e “Città Perfetta” di Guglielmo Pispisa, alias Kai Zen G.
Chiunque si senta di fare un passo sarà il benvenuto.
Ps: le ottime e gli ottimi compagni di viaggio, in rigoroso ordine sparso: Simona, Mario, Paolo, Franco, Mara e Anna Luisa (oltre al laboratorio di scrittura collettiva “Scripta Volant” di Potenza).