[Presso Sironi Editore è in uscita una riscoperta eccezionale, che si deve a Giulio Mozzi: Lo Zar non è morto, con tanto di sottotitolo, “Grande romanzo d’avventure”, macrosaga di fantapolitica che fu edita nel 1929, scritta con empito salgariano da un collettivo di autori d’eccezione. Tra i dieci autori di questa avventura impressionante per quanto è attuale, Marinetti e Bontempelli, schierati con giallisti e autori di romanzi rosa. E’ un’uscita importante: non perdetevi il libro, che sarà sui bancali il 17 novembre. gg]
«Lo Zar non è morto» è uno dei libri più misteriosi del Novecento. Pubblicato nel 1929, gratificato a suo tempo da un istantaneo e formidabile successo, è oggi completamente sparito dalla memoria, letteraria e non. Eppure si tratta di un libro sorprendente: un romanzo di «fantapolitica del presente» scritto in collaborazione da dieci tra i più celebri scrittori dell’epoca, basato sull’idea che nel 1931, in Cina, appaia all’improvviso un uomo che assomiglia in tutto e per tutto allo Zar Nicola II.
È un sosia manovrato da oscuri poteri? È un usurpatore che cerca chissà quale profitto personale? È un mitomane aiutato da una prodigiosa rassomiglianza? Oppure è il vero e autentico Zar, misteriosamente scampato — come alcune voci sussurrano — all’eccidio di Ekaterinburg?
Sia come sia, l’esistenza in vita di quest’uomo rappresenta un enorme pericolo per l’ancora giovane regime sovietico, nonché una enorme opportunità, per le altre potenze dominanti nello scacchiere mondiale, di scompaginarne gli assetti. E allora tutte le diplomazie e tutti i servizi segreti del pianeta si mettono in caccia, generando quattrocento pagine di inseguimenti, colpi di scena, sparatorie, rapimenti, fughe perigliose, torbidi amori, e quant’altro basta a comporre, appunto, un Grande romanzo d’Avventure. Che si snoda tra Pechino, Istambul, Losanna, Parigi, Enghien, Roma, e perfino nelle più segrete stanze del Vaticano.
Scritto più di settant’anni fa, «Lo Zar non è morto» è un romanzo assolutamente attuale: precorre le più moderne esperienze di scrittura collettiva, dimostra un gusto sfrenato per la narrazione veloce e avventurosa, e inventa sui due piedi il genere letterario più di moda nel 2005.
“Soltanto alcuni scopi di patriottismo artistico (non raggiungibile in altro modo) hanno avvicinato e solidarizzato questi dieci scrittori italiani che appartengono alle più tipiche e opposte tendenze della letteratura contemporanea (futurismo, intimismo, ecc.). Questi sono e rimarranno inconfondibili, dato che miliardi di chilometri dividono per esempio la sensibilità futurista di Marinetti dalla sensibilità nostalgica di F.M. Martini. Per offrire al pubblico lo spettacolo divertente di quei miliardi di chilometri, eccezionalmente, i Dieci hanno scritto i capitoli del romanzo: «Lo Zar non è morto». Questa eterogenea collaborazione, una volta tanto, ad un romanzo di avventure non vuol dare nessuna direttiva artistica.” (dalla Prefazione di F.T. Marinetti all’edizione originale di «Lo Zar non è morto», 1929)
Autore del fantaromanzo, il Gruppo Letterario dei Dieci, ossia Filippo Tommaso Marinetti, Massimo Bontempelli, Antonio Beltramelli, Lucio D’Ambra, Alessandro De Stefani, Fausto Maria Martini, Guido Milanesi , Alessandro Varaldo, Cesare Viola, Luciano Zuccoli.
Uno strepitoso mix di scrittori futuristi, giallisti con i guanti bianchi, penne da terza pagina, romanzieri sentimentali e superspecialisti del colpo di scena.