di Giuseppe Caliceti
C’è questo nuovo libro di Ganpaolo Pansa che si intitola Sconosciuto 1945. Continua a stupirsi di cosa accade in un dopoguerra. Ne ha parlato recentemente anche in tv in studio da Mentana. Parlando dell’Emilia di ieri e di oggi. Pansa. Mentana. Alcune sere fa parlavano di comunisti e fascisti sopravvissuti. Di come in Emilia ci sia stata questa affluenza record alle primarie. L’Emilia è stata descritta terra conservatrice, conformista, quasi bolscevica, ammaliata dal mito sovietico, nostalgica di Stalin. Diciamo la verità: non se ne può più di questo brodo riscaldato.
Una “sintesi secolare di tortelli e kolkhoz, di fosse comuni nascoste nella Bassa e di don Camilli attaccati alla sottana, quasi che alle nostre latitudini il tempo si fosse fermato alla retorica post-resistenziale”. Mah. Noi non siamo così e l’Emilia di oggi non è così. L’Emilia è stata per esempio la culla dell’Ulivo di ieri e dell’Unione di oggi, cioè una sorta di laboratorio/provetta politico-economico-sociale che spesso ha rappresentato importanti indicazioni e soluzioni esportate poi anche su scala nazionale e nel governo migliore del Paese. Come modello indiscusso. E questo non solo negli ultimo due o dieci anni.
Ma il tema del giorno non sono i furbetti libri di Pansa, la vera domanda è: a chi giova questa rappresentazione falsa dell’Emilia?
Provo qualche risposta.
Certo a un governo di centrodestra ormai alle corde che presumibilmente avrà come suo cavallo di battaglia questo tipo di rappresentazione dell’Italia, non solo dell’Emilia: non ha sempre fatto così Berlusconi?
Senz’altro giova anche alle vendite del prossimo libro di Pansa: lui stesso, in una recente intervista, ha detto abbastanza chiaramente che la polemica aiuta a vender copie e quella è la cosa per lui principale; questo parlare di libri solo in termini di copie vendute alla lunga mi pare un po’ becero.
Detto questo, Pansa e chiunque altro è libero di scrivere i libri che vuole. Così come Mentana è libero di rappresentare l’Emilia come vuole. Ciò che indigna tanti non è quello che scrive Pansa o mostra Mentana su una rete come Canale 5 (tutti sappiamo la storia di quella rete e dei suoi proprietari…), ma proprio il fatto che, più o meno inconsapevolmente, – pur aspirando lodevolmente a una verità storica sempre più vera – col tipo di promozione dei suoi libri, (non parlo meppure dei contenuti,) impostata sempre su una polemica retrodatata e riscaldata per cui l’Emilia di oggi sembrerebbe abbastanza similare a quella del ’45, fomenta una visione dell’Emilia vecchia, sorpassata, reazionaria, berlusconiana. Soprattutto: non vera.
In realtà ci sono tanti valenti scrittori e scrittori-giornalisti di ieri e di oggi, oltre al geniale Guareschi di Don Camillo a cui sembra rifarsi sempre Pansa insieme a tanti giornalisti-scrittori non emiliani , – che hanno scritto e scrivono libri (e li promuovono), cercando di restituire una maggior complessità e ricchezza di sfaccetature al nostro territorio e alla nostra gente — oltre naturalmente a una maggior verità. E senza fomentare rappresentazioni inesatte, macchiettistiche, ambigue, banali, strumentali, confuse, funzionali al qui e ora berlusconiano che sta finendo.
Ora, io, lo confesso, – insieme ad altri, proprio perchè abbiamo letto e spesso apprezzato, soprattutto in passato, articoli di Pansa, e sappiamo che non è né uno sprovveduto né un ingenuo, – io, lo dico chiaramente, non credo nell’ingenuità di Pansa. E non credo sia un caso che nel 60° della Liberazione dall’occupazione nazifascista e dalla dittatura fascista, esca un libro come questo.