Quanto durerà Matteo Renzi? Le legioni di suoi esaltati agiografi che ormai saturano i media prevedono almeno un ventennio di gloria, forse due. Il battistrada del cazzaro fiorentino però sembra molto più friabile, nonostante la sua velocità sia simulata come in un green screen a basso costo, dove in realtà lui siede fermo in uno studio girando il volante a vuoto, ed è lo scenario filmato a scorrere in loop alle sue spalle.
Qualche indizio sulla sua effettiva data di scadenza può darcelo l’analisi del voto: da dove viene quel 40% dei votanti – il 23% degli elettori totali, calcolati gli astenuti – che lo ha incoronato Re Sòla? Vediamone i gruppi principali:
Gli iPD
C’è lo zoccolo duro, che per cieca fedeltà al brand lo voterà anche quando il PD sarà composto totalmente da scarafaggi antropofagi, credendolo ancora di sinistra. E c’è la suola molle, molto più influenzata dai bisogni e dai trend del momento, e quindi soggetta a inevitabile erosione. Quando gli elettori PD apriranno il pacchetto delle ”riforme” renziane, e invece del luccicante tablet dell’avvenire ci troveranno il solito mattone, molti di loro si pentiranno d’aver comprato un premier davanti all’autogrill.
I Rimontiani
Riconoscono in Renzi il nuovo esecutore dell’agenda Monti (come esplicitamente affermato dallo stesso professore) e il garante dei loro interessi, soprattutto bancari. Il loro voto è in prestito a un tasso usuraio, e ritornerà subito alle destre d’origine, appena ci troverà un’alternativa vincente.
I Matteocrati
Convertiti dalla sua faccia da ennesimo Uomo della Provvidenza Provvisoria, molti sono ex berlusconiani che lo considerano il figlio segreto del Canaro, l’unico ad averne ereditato il DNA politico, al contrario della corte di figli legittimi, rampolli ribolliti nel botox che lo stesso Canaro palesemente disprezza. Adorano Renzi perché in TV è il messia del mese, pronti a mollarlo per il cazzaro della prossima puntata, se adeguatamente propagandato.
Gli Antigrillisti
Molti di loro sono davvero di sinistra, e si sono mobilitati nella convinzione che ci fosse da scongiurare la vittoria d’un movimento neofascista. L’alleanza di Grillo coll’UKIP britannico esplicita l’appartenenza del M5S all’estrema destra, come freak show montato apposta anche per spaventare certi elettori, spingendoli in una direzione nella quale non sarebbero mai andati spontaneamente.
Renzi sa che non manterrà tutti i suoi voti come sa che non manterrà le sue promesse. Quindi rimanderà le elezioni finché non sarà riuscito, ricattando i suoi alleati, a farsi approvare una legge elettorale ancora più truffaldina dell’Italicum, che gli garantisca la maggioranza parlamentare con una minoranza elettorale.
Sarà un percorso accidentato, dalla riuscita incerta, e sicuramente non la marcia trionfale annunciata finora dai suoi cortigiani. Contrariamente a quanto l’asfissiante propaganda renziana ci racconti, Renzi non s’è arrampicato in vetta da solo, c’è stato posato come un pupazzetto in cima a una torta nuziale dai suoi referenti politico-economici e, diversamente da Berlusconi, non possiede personalmente la macchina mediatica che produce la propaganda che lo sostiene.
È sostituibile.
Quando tutti i piatti da giocoliere che ha lanciato in aria inevitabilmente precipiteranno, precipiterà anche lui come un meteorite, e per il PD sarà la glaciazione.