di Riccardo Valla
Riassunto. Parigi, estate 2005. Il Conservatore Sommelier è stato ucciso. La nipote Sophie e lo studioso Londong decidono di tornare al Louvre con l’esperto di religioni Teadrinker.
“Una cosa non mi è chiara, signorina Sophie” chiese Londong, mentre raggiungevano l’auto. “Perché era tanto offesa con suo zio?”
La donna lo guardò con una strana luce negli occhi. “Mi hai fatto impazzire per tutto il giorno, ma adesso siamo soli, finalmente… Via, non fare il timidone, il tuo amico è lontano… Cosa preferisci? Ti bacio le palline o facciamo l’amore?”
Londong la guardò con sospetto. “Curiosa frase… Allora, cosa le ha fatto suo zio?”
“Niente, maledizione!” sbottò lei. “Dopo tante promesse… vederlo nel nostro salotto, tra un coro di “daglielo duro, daglielo mollo, falle tremare le vene del collo”… ho visto che si stavano … oh, ho capito che…”
“Che trombavano?” Londong alzò le spalle. “Un comune errore. Quella era la trombata sacra, il semplice simbolo di una trombata, la quale a sua volta è soltanto il simbolo delle Nozze Divine….”
“Ossia?”
“La fusione dei due princìpi, maschile e femminile. L’Ardhanarishvara degli indiani, parte Shiva e parte Parvati, uniti ma distinti. Va detto che è un’unione meno forte di quella di due maschi, naturalmente, e ce lo insegna Platone. Comunque, trombandosi volevano solo simboleggiare due che si trombano.”
“Sì, ma si trombavano, loro!”
“Bah, che importa? Pensi al simbolo, signorina, non al fatto materiale! Il particolare che il rito in sé fosse analogo all’atto che volevano rappresentare è solo un caso fortuito, da associare al carattere metonimico anziché metaforico preso dalla particolare rappresentazione. Qualunque trombata può simboleggiare una trombata, è ovvio, ma lo studioso non si accontenta dell’ovvio e cerca la regola. E poi, per la legge del sineddocché, la parte corrisponde al tutto, e una donna non può essere soltanto “un poco” incinta, esattamente come prendersene in culo un pezzetto è come prendersene in culo una spanna…”
“Sì, sì, ce n’era almeno una spanna! Questo discorso mi eccita da pazzi, dài, grattami la fica!” Sophie gli prese la mano e se l’accostò contro l’inguine.
Imperturbabile, Londong abbassò gli occhi sulla mano. “Anche questo è un errore. Come dico alle mie studentesse, la fica deve essere vista come solo il simbolo della fica, la fica di oggi è il simbolo della fica dell’avvenire. L’immagine di Priapo era una minaccia contro i ladri: allo stesso modo, mostrare le fiche è simbolicamente far fare da fica alla mano, per cui si dà del segaiolo a un’altra persona. Ma la fica è l’inverso dell’uccello, perché simbolicamente il dentro è come il fuori, in base alla coincidenza degli opposti. Analogamente non c’è differenza intrinseca tra il davanti e il dietro…”
Da una siepe accanto all’auto giunse in quel momento una voce: “A’ Sophie, nun je crede, vuole il culo!”
“Maledetti ragazzini!” esclamò Teadrinker, dietro di loro. “I figli del vicino sono sempre qui a rubacchiarmi la frutta, ma se li pesco!” Raggiunse i due e rivolse loro un largo sorriso. “Avete dimenticato il tabulato delle telefonate e venivo a portarvelo.” Si accostò alla ragazza e aggiunse, sottovoce: “Se Robert non le ha mostrato lo stemma del nostro club, glielo descrivo io: due mele con la scritta Il culo sarà la fica dell’avvenire.“
Sophie arrossì e lo guardò con odio.
*
“Madame Pâtissière? Sono l’ispettore Fouché, è per l’indagine sulla morte del povero monsieur Sommelier, avrà saputo… Sì, certo, so che non c’era nessun rapporto tra voi, ma sono qui nel suo studio al Louvre e sto esaminando il suo diario. Ho trovato un appunto, la nomina erede delle sue carte. Ascolti: “In caso di incidente, desidero che le mie carte siano affidate alla mia amica d’infanzia, madame Madeleine Pâtissière, per la sua raccolta di souvenir”. … Quante sono? Oh, non molte, un paio di buste che erano dentro il cassetto… Se le ho aperte? No, del resto sono effetti personali e a giudicare dalle buste sono state chiuse due o tre anni fa, non credo abbiano rilevanza per l’indagine. Posso portargliele, ho qui una volante… Ah, se passa lei, meglio ancora… Tra un paio d’ore? Certo. Si faccia accompagnare dall’agente. Sono nell’ufficio del Conservatore… Au revoir, allora.”
Si rivolse al piantone. “Porta un paio di sedie in più. Ho l’impressione che presto avremo delle visite.”
(13-CONTINUA)