di Francesco Scalone
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A Bryan Talbot, Rudy Rucker e Thomas Pynchon.
Per le visioni, le idee e tutto il resto

Londra. Ottocento, nessun altro riferimento temporale. Mondo parallelo: imprecisato.
Questa volta Mirad è morto subito. Aveva appena ventisei anni: un bel ragazzo, due occhi azzurri come il ghiaccio ed un profilo slavo. Biondo, pallidissimo. Lo uccisero in una di quelle regioni inferiori del multiuniverso dove anche i migliori uomini dell’Agenzia si muovono a disagio.
Bisogna stare sempre attenti, sul chi vive.
Sapevamo che c’era un agente degli Antagonisti che ci stava dando la caccia. Purtroppo Mirad aveva commesso un errore: si era innamorato di una nativa. Forse, in una delle altre diecimila realtà parallele sotto il controllo dell’Agenzia sarebbe stato tutto più semplice. Qui però, stavano vincendo gli Antagonisti. La situazione internazionale era tesa: gli eventi si sottraevano al nostro controllo andando a comporre un quadro fortemente dissimile da tutto quanto avevamo prefigurato. La Regina Vittoria era stata assassinata cinque giorni prima e l’Impero Britannico si trovava sull’orlo del baratro.

Ma non era tutto: mentre nel Mare del Nord era stato affondato un brigantino della Reale Marina Prussiana, alcuni nostri informatori parlavano di movimenti di truppe a ridosso del confine con la Francia. La fitta trama di complotti e congiure ordita dagli Antagonisti sembrava risultare efficace, il mio elaboratore ad attrattori descriveva uno scenario probabilistico simile a quello di una guerra mondiale: un grande conflitto nel cuore dell’Europa, qualcosa di molto simile alla Grande Guerra del 1914 verficatasi nella Realtà Zero. Molto più disastrosa, però, con milioni di morti e un’epidemia di peste. Appena arrivato avevo intravisto altri quattro scenari, tutti a probabilità bassissima. In tutti e tre erano previste almeno due guerre mondiali, e in uno, nel peggiore, intravedevo una persecuzione di massa contro gli ebrei: campi di sterminio, diversi milioni di vittime, donne e bambini massacrati. Un orrore cosmico.
La situazione stava già precipitando quando Mirad, l’ingegnere dei mondi del nostro gruppo, si fece uccidere. Dopo ho potuto fare molto poco, mi dispiace: ancora oggi il mio sonno è disturbato da un mormorio sordo, bassissimo. Milioni di morti sussurrano il mio nome. Le cose andarono peggio di quanto all’inizio io fossi riuscito a prevedere.
La ragazza di cui si era innamorato Mirad era una bellissima italiana, diceva di essere un’esule, si chiamava Maria. Capelli e occhi nerissimi, il colore della pelle da mediorientale. Avevano fatto amicizia durante un ricevimento all’Ambasciata di Spagna. Il giovane ingegnere, il giorno seguente, le aveva scritto una lunga lettera d’amore, forse anche una poesia. Non so dove avessero deciso di fuggire; i due, comunque, arrivarono ad Atene.
Il regolamento prescrive che in caso di defezione durante una missione è compito dell’ufficiale superiore rintracciare il disertore e giustiziarlo sommariamente.
Il cielo ha voluto che tutto ciò non accadesse, perché altrimenti l’esecuzione sarebbe stata mio compito. Trovai Mirad nella stanza da letto di un albergo malfamato. Il corpo privo di vita, riverso per terra in una pozza di sangue: la gola tagliata dalla lama di un coltello, gli occhi azzurri fissi nel vuoto e un’espressione di incredulità impressa sul volto. Lo aveva assassinato Maria: era lei l’agente che gli Antagonisti avevano mandato per ostacolare la nostra missione.

Gerusalemme, 1 Gennaio 1998 (nessuna coordinata per identificare questo mondo parallelo – siamo alla deriva nel multiuniverso).
Le immagini che scorrono sullo schermo televisivo mostrano la Regina Vittoria ancora in vita. Parte dei tessuti facciali sono completamente necrotizzati, ma dentro il cervello è vivo: gli occhi, attentissimi, si muovono con dei guizzi di malvagità. Gli adesivi istologici tengono insieme la carne e ne impediscono la putrefazione. Questo universo ha visto lo sviluppo della nanotecnologia organica molto presto. Mirad questa volta muore un po’ più tardi, prima, per fortuna, ha fatto un po’ di lavoro. Adesso si trova a Los Angeles, drogato e imbavagliato nella stanza di un motel. Maria ha appena fatto entrare un altro agente degli Antagonisti. E’ un energumeno polacco armato di rasoio. La scena si concluderà tra un paio di ore. Questo però è un mondo in cui noi vinciamo: la situazione volge a nostro favore. Io tra cinque settimane catturo Maria ed il polacco. Lei, la consegnò alla nostra agenzia, il polacco no. E’ un nativo e posso togliermi la soddisfazione di strangolarlo con le mie mani. Tutte queste immagini le vedo scorrere sullo schermo del portatile, il circuito integrato ad attrattori è molto potente.
Seguo con più attenzione la seconda notizia del telegiornale. Scontri nella striscia di Gaza, un soldato accoltellato. Nessun morto.

Italia, Dicembre 1979.
Antagonisti molto forti in questa realtà. Tanto forti da sembrare invisibili.
Mirad non è con me ed io non so spiegarne il motivo. Siamo arrivati in due epoche differenti. Io qui, lui durante la Seconda Guerra Mondiale.
E’ qui che si è verificato l’evento che ho visto altre mille volte descritto nelle distribuzioni di probabilità del mio elaboratore ad attrattori. Hanno sterminato sette milioni di ebrei.
Ho visto Maria alla fermata dell’autobus. Più tardi passerà a prendersi cura di me. Qui non ho voglia di combattere e mi arrendo.

Ancora Italia, Marzo 1979 – Milano, Roma o forse Bologna. (altro mondo, altro parallelo, altra Storia ancora inesplorata).
“Attento angioletto, stai rischiando di bruciarti le palle.”
Il Macellaio mi guarda, sostiene di essere un pericoloso terrorista. Si è accorto dei miei movimenti sospetti, ha scoperto nel mio appartamento alcuni documenti del Ministero degli Interni. Ha trovato anche la lista completa di tutti i dirigenti del PCI in Emilia Romagna. Il passaporto con il visto dell’ambasciata cilena.
“Ti aspettavamo da mesi. Abbiamo bisogno del plastico…”
La notte è trascorsa insonne. Credo di essermi addormentato verso l’alba. Ho ancora in testa l’eco dei milioni di morti che sussurrano il mio nome.
“…allora?! Cazzo fai immobile? Non abbiamo tempo da perdere e né soldi da farti guadagnare.”
Fisso gli occhi del Macellaio che mi sta di fronte. E’ direttamente coinvolto con gli Antagonisti. Anche io sono il suo referente in questa storia.
“Calmo” rispondo. “Stai calmo. Il plastico è stato già acquistato, arriverà in Italia dopodomani. Lo abbiamo comprato da… è meglio che tu non sappia altro.”
Il mio interlocutore resta per qualche istante interdetto. E’ evidente che non si aspettava una risposta simile. Mi viene da chiedergli perché fa tutto questo, ma generalmente non faccio domande.
“E Mirad dov’è?” chiedo. “E’ ancora vivo?
“E’ stato ammazzato in uno scontro da un capitano dei Carabinieri. E’ successo un anno fa. Prima, però, è riuscito ad avvisarci del tuo arrivo.”
Il Macellaio ha un attimo di esitazione, mi volta le spalle. Capisco tutto. Afferro un pesante portacenere di marmo e lo colpisco con forza alla nuca.
Per adesso non ci sarà alcuna strage. La vita di un macellaio per quella di centinaia di vittime innocenti.

California, Los Angeles. Terzo Millennio, primi anni.
Le coordinate cronologiche mie e di Mirad adesso sono completamente sfasate. Qui ci sono solamente io, lui non so. Sicuramente a centinaia di anni lontano, dove non c’è alcun bisogno di agire. Forse in un’altra realtà.
Le visioni elaborate dall’attratore non dicono molto, forse lo schermo è guasto. In compenso parlano le immagini che scorrono nei servizi dei notiziari televisivi. Arabia Saudita, Iraq, Iran: guerra totale. Tutta la regione in fiamme, fino alla Libia. Su Israele piovono missili. Si teme lo scoppio di qualche ordigno nucleare.
Da alcuni giorni, senza neanche un attimo di tregua, mi sto muovendo nella Rete. Aiutato dall’attrattore ho calcolato i coefficienti di complicate matrici di equazioni econometriche ed ho giocato in borsa, per alcune ore ho posseduto quasi tutta l’industria nordamericana dei bombardieri. Poi hanno iniziato a giocare gli Antagonisti. Non so quali saranno i prossimi scenari. La CNN dà qualche speranza. Il sistema sembra che stia riuscendo ad elaborare il proprio punto di equilibrio.
Su Internet, la vecchia rete digitale, ho trovate le tracce della presenza di Maria. Ormai da quasi tutti i gopher della rete arriva un suo messaggio: ti voglio bene, ti voglio bene… Migliaia di byte.
Anche su http://www.Playboy.com questo mese c’è la sua immagine.

Londra, ancora un altro Ottocento, quasi identico a quello già visitato (continua la deriva tra i mondi).
Ancora qui. Alla Regina Vittoria hanno sparato in pieno volto, appena due giorni fa. Questa volta è stata salvata. Lo zigomo frantumato è stato ricostruito con l’adesivo istologico, un occhio è andato perso ed è stato sostituito con una telecamera ad alta definizione. Eppure il circuito ad attrattori segnala un Olocausto verso la metà del prossimo secolo: ancora milioni di ebrei sterminati. Sembra che in quel punto della storia ci sia come una voragine, qualcosa di assoluto che vuole soltanto distruggere. Il Male? Mi sembra solo opera degli Antagonisti. All’inizio si presentava come una distorsione a bassa intensità, poi ha iniziato a prendere sempre più consistenza ed a presentarsi con maggiore frequenza in tutte le realtà.
All’Ambasciata di Spagna ho incontrato Maria. Adesso siamo su una nave, navighiamo in mezzo al Canale d’Otranto, verso la Grecia. Sono innamorato e potrei anche essere felice. Purtroppo, so che cosa mi aspetta in quella camera di albergo ad Atene e ancora non ho deciso che cosa fare.
Fuggire? Uccidere? Essere ucciso?

Settembre 1987. Punto imprecisato del Centro America.
In questa realtà non sono più neanche io. Ho i capelli biondi, gli occhi azzurri, i tratti del volto da slavo. Credo di essere diventato Mirad. Ho perso tutti i contatti con l’agenzia e mi muovo lungo le linee del reticolo ontologico in maniera casuale. Gli universi stanno iniziando a collassare. La voragine nella prima metà di ogni Novecento sta iniziando a risucchiare tutto. Sono riuscito a tabulare questo fenomeno sullo schermo del mio portatile, i circuiti integrati dall’attrattore hanno generato un enorme vortice frattalico. Gli Antagonisti sono dappertutto, i loro agenti sono in tutti i punti chiave del pianeta: governi, dittature, lobby economiche e finanziare, multinazionali dell’informazione. Hanno tutto sotto controllo. In Italia c’è il Generale Stanzani: ha vinto la guerra civile ed ha legittimato il suo colpo di stato con un plebiscito. A Mosca comanda lo Zar stalinista Rigaciov, gode dell’appoggio della nuova mafia sovietica. Cuba è stata invasa e poi rasa al suolo: due mesi fa, in Indonesia, gli agenti della CIA hanno arrestato il Che: lo hanno ucciso e poi gli anno tagliato le mani.
Soltanto la Regina Vittoria è rimasta al suo posto. Immersa nella vasca criogenica, colonie intelligenti di micro organismi impediscono alla carne morta di andare in putrefazione: ricombinano il proprio DNA in maniera speculare a quello delle cellule umane e ne ricostruiscono i tessuti danneggiati.
Ho corso per ore nella jungla, dopo che lo squadrone della morte ha massacrato l’intero villaggio. Hanno ucciso tutti, anche le donne e i bambini. La fossa in cui sono stati accatastati i corpi è stata cosparsa di benzina e poi data alle fiamme. Ora hanno catturato anche me. Fine della corsa.
“Adesso muori, cazzone. Così pareggiamo i conti per quella botta che mi hai dato sulla nuca.”
A parlare è il Macellaio. E’ sudato, stringe nelle mani un machete sporco di sangue rappreso. Con lui ci sono altre otto persone, tutte armate di mitra e con il volto coperto da un passamontagna.
Dalla boscaglia arriva anche una donna. E’ Maria. Mi guarda fisso in volto.
“Ancora non hai capito. Quasi tutti i rami dell’albero dei mondi sono sotto il nostro controllo. Perché continuare?”
Mi accarezza il volto, sfiorando la guancia con il dorso della mano. Socchiude gli occhi come se cercasse di concentrarsi e riprende:
“L’Albero degli Universi cresce in maniera esponenziale a ogni frazione di secondo. I diecimila mondi della tua agenzia sono un ordine di grandezza irrisorio. Questa realtà è la milionesima di un insieme di Mandelbrot.”
Il Macellaio sorride, alza il machete sporco di sangue come se stesse indicando una qualche formula scritta su una lavagna immaginaria:
“L’agenzia non ha mai fatto i conti con la Teoria inflazionaria dell’Universo.”
Anche io socchiudo gli occhi: ascolto l’eco di milioni di uomini e donne che sussurrano il mio nome. Percepisco anche la voce di un bambino.
“Questa volta prima di ucciderti” dice Maria, “voglio leggere ad alta voce un passo del libro sacro.”
Estrae dallo zaino un portatile scuro, simile al mio. Legge direttamente dallo schermo acceso:
“Tutte le attività vitali sono governate dalla seconda legge della termodinamica. Essa stabilisce che lo stato naturale della materia è il caos e tutte le cose tendono al disordine e al caso. Gli organismi viventi sono costituiti di materia altamente organizzata. Essi creano l’ordine dal disordine, ma la loro è una continua lotta contro il processo di disgregazione.”
Poi aggiunge:
“…e non dimenticare che ti amo.”
Il Macellaio si avvicina sogghignando, alza il machete sopra la mia testa.
Guardo per l’ultima volta Maria. Vorrei baciarla. La incontrerò ancora. In altri mille mondi.
Finirà sempre così.

Anni Novanta, ancora Italia. Quasi a Realtà Zero
In questa realtà parallela sento di essere soggiogato completamente al loro potere. Non posso oppormi e la loro volontà e diventata il mio destino.
Il macellaio siede nella macchina, sul sedile posteriore.
“Ricorda, grandissimo cornuto: spara ma lasciali in vita” mi dice, “spara ma lasciali in vita.”
L’altro, l’autista, frena bruscamente fermando la macchina al centro della strada: mi fa cenno di scendere. Mi dirigo verso il gruppo di zingari alla fermata dell’autobus. Dietro di me c’è il Macellaio, non lo vedo ma posso immaginare che stringe tra le mani i volantini di Orgoglio Ariano con la doppia croce uncinata.
Non distinguo le facce, i volti, le grida di spavento e il pianto dei bambini: ascolto l’eco degli spari, come il riverbero dei tuoni in un stretta valle di montagna durante un temporale estivo.
Spara ma lasciali in vita.
E c’è il respiro affannoso di una ragazza, appena quindici anni, stesa per terra in una pozza di sangue. Stringo il metallo della pistola senza riuscire a percepirne la temperatura: caldo o freddo?. Non so se la ragazza mi stia guardando: sono troppo impegnato a cercare di fare chiarezza dentro di me. Concentrato sui miei pensieri. Chi sono diventato adesso? Vorrei pregare, ma non posso fare a meno di ascoltare la voce del Macellaio che ripete:
“E il Signore disse a Satana: “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe?””
Stendo il braccio, punto la pistola verso la ragazza per terra. Da dietro il mirino incrocio i suoi occhi. Inespressivi, già quasi spenti.
“Mira alla rotula così poi sta punita” sento dire dal Macellaio.

Bosnia, 1991.
Maria e’ immobile, guarda fisso il paesaggio che si estende sotto il costone di roccia. In silenzio lascia che il vento le scompigli i capelli.
“Ho visto qualcosa negli schemi elaborati dall’attratore del portatile…” dico.
“Allora sai che è tutto inutile” risponde.
Ascolto per qualche istante il vento attraversare i cespugli di erba.
“Non hai mai provato un sentimento simile alla pietà?”
“Sì, soprattutto per me stessa.”
Scruto con lo sguardo in direzione della città, ancora avvolta nella nebbia.
“Sai che fine faranno gli obici che avete appena venduto alla milizia?”
“Ne ho solo una vaga idea.”
“Tra meno di un mese saranno piazzati proprio in questo punto, in direzione della città.”
“Non è colpa mia se tutto tende al disordine. Sono solo una parte del processo: la mia funzione è simile a quella di un enzima, un fattore catalizzante. Niente di più, niente di meno.”
“Tra le vittime ci sarà anche Gorana Danic, sette anni. In questo momento è nel giardino di casa, con lo sguardo segue le galline nel pollaio del vicino. La granata la sorprenderà proprio lì, giusto tra quattro settimane.”
“E io cosa dovrei fare” risponde Maria, “fermare il tempo?”
Nella tasca del cappotto ho una pistola, penso che sarebbe molto facile. Estrarre, uno. E fare fuoco, due.
Maria mi sorride ed io sento di amarla. Mi abbraccia e mi bacia. Uno.
“Hai perso ancora cazzone…” sento la voce del Macellaio alle mie spalle. Due.
L’effetto della pugnalata alla schiena è indescrivibile. Il dolore sembra riuscire a scavare un tunnel verso il mio cuore. Cado riverso per terra come già accaduto ad altri mille me stessi in mille altri mondi. Tento senza successo di tirare via la lama rimasta infissa nella carne e non vedo arrivare il secondo fendente, questa volta vibrato da Maria. (Dove nascondeva il pugnale?).
Non so dove mi ha ferito, ma sento scorrere il sangue e con esso la vita.
“Anche Hitler era dei nostri” sento dire dal Macellaio.
Chiudo gli occhi e mi lascio morire. Ancora qualche istante, giusto il tempo di chiedere perdono a Gorana.

Realtà Zero.
Mirad mi guarda in silenzio.
“E adesso?”
Non rispondo, tengo fisso lo sguardo sullo schermo del video. Sulla lente dei miei occhiali si riflettono i colori della rappresentazione probabilistica del Multiuniverso.
“Stanno massacrato i nostri noi stessi in quasi tutti i mondi paralleli nei quali abbiamo tentato la missione” continua con un tono di voce distaccato.
Un tono che contrasta con l’espressione di apprensione che compare sul viso.
Io continuo a fissare lo schermo: l’Albero dei Mondi senza più una struttura lineare, soltanto un immenso frattale a tre dimensioni.
Dalla strada arriva il crepitare minaccioso delle mitragliatrici. I robot antisommossa stanno piegando la resistenza degli ultimi insorti.
“Non pensavo che gli Antagonisti potessero arrivare fino qui. Nelle ultime ore ho creduto che fossimo vicini alla fine.” dice Mirad.
Un’insurrezione ha quasi rovesciato il governo: tutto è stato represso nel sangue. Si è sparato proprio nelle vie che circondano l’edificio dove ha sede l’Agenzia.
Vogliono noi. E’ evidente.
“Che ne sarà della Regina Vittoria?”
Questa volta presto attenzione alla domanda di Mirad e distolgo lo sguardo dallo schermo.
“La grande madre ha tradito i suoi figli: è stata giustiziata stamattina all’alba.”
Mirad appare turbato.
“La Regina Vittoria non era mai morta prima. Almeno in questa realtà.”
“Invece questa volta è accaduto” rispondo. “E’ lei Maria, l’agente degli Antagonisti che sta massacrando i nostri noi stessi in quasi tutti i mondi del Multiuniverso.”
“E adesso? Era lei la garante della stabilità del Multiuniverso.”
“Un Dio morto in Croce è sempre meglio di un Dio Massacratore in vita.”
Lo sguardo di Mirad si fa vitreo, come se in un istante solo avesse perso la vista:
“Io sono l’Alfa e Omega, dice il Signore Dio, colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente.”
Riconosco la citazione.
Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello.
“Rilanciamo il programma”dice Mirad “forse adesso senza incontrare mai M. possiamo farcela. Gli Antagonisti sono molto più deboli.”

Londra, Ottocento. Nessun altro riferimento temporale. Mondo Parallelo: imprecisato.
L’altra sera al ricevimento all’ambasciata di Spagna ho cercato a lungo Maria. Con lo sguardo ho osservato i volti di ogni invitato alla ricerca di qualche tratto familiare che potessi ricordare.
M. adesso non c’è, e non so dire se siamo stati noi ad averla uccisa oppure sia stata lei ad averci abbandonato.
Mi manchi M., ci manchi.
Stamattina Mirad è scomparso. Ha preso il largo su di una nave diretta verso la Grecia. Alla ricerca di M. “perché è ancora viva”. La ama ancora e non riesce a dimenticarla. Come del resto anche io.
Gli informatori dicono che ha uno stuolo di agenti Antagonisti alle calcagna. L’attrattore dà pochissime possibilità all’ipotesi di un suo ritorno, vivo.
In me c’è una speranza. Spero che ad ucciderlo sia M. Spero che sia ancora viva. Fottuto universo, in altri mille mondi.