di Alessandro De Simone
[Pubblichiamo una recensione, apparsa su I.H. Magazine, di uno dei massimi risultati narrativi di Joe R. Lansdale, L’anno dell’uragano, con postfazione di Valerio Evangelisti che è stata postata su Carmilla a settembre]
Che scrittore Joe Lansdale, capace di rendere sensuale un uragano avvenuto più di un secolo fa. Lo fa partendo dal titolo (quello originale), geniale doppiosenso sottinteso, e poi nel corso di queste poche ma intense pagine, in cui il calore dell’atmosfera di Galvestone, piccola isoletta in cui s’intrecciano tante storie, più o meno piccole, scatena un cataclisma, una vera e propria ira di Dio che sconvolgerà tutto per rimettere a posto qualcosa.
Prosa pratica ed esaustiva, senza fronzoli, con momenti torridi e di rara intensità emotiva, L’anno dell’uragano (tit.or.: The Big Blow, Fanucci, p. 145, € 11.00 ) deve però essere analizzato molto a fondo, visti i numerosi sottotesti, a partire da quello più evidente, smaccatamente religioso, dal diluvio che spazzerà via peccati e peccatori al sorprendente finale cristologico.
Ma ancora più interessante è vedere quanta storia americana Lansdale sia stato capace di concentrare in questo breve romanzo, parlando della guerra di secessione pensando agli anni della segregazione, vedendo il cataclisma come tutto quello che gli Stati Uniti hanno vissuto negli utlimi quarant’anni (The Big Blow è precedente all’11 settembre 2001, ma in qualche modo sembra presagire un evento tragico che cambierà il corso della storia).
E poi i personaggi, tutti ricchi e inaspettatamente sfaccettati, immersi in un racconto che affonda le sue radici nella letteratura popolare americana di inizio Novecento, quella del cantore del gesto sportivo Ring Lardner, maestro di Ernest Hemingway e ancora oggi uno dei pochi che è stato capace di cogliere quello spirito guascone che è proprio del vero americano: l’emigrato.
Lansdale non scrive il grande romanzo americano, d’altronde nessuno ci è riuscito, ma racconta delle storie semplici, dalla vergine sedotta e abbandonata alla famiglia giovane e felice, dal campione di boxe venuto per incassare una facile borsa e sbattersi un paio di prostitute tutto spesato, al talento nero della boxe, convinto che i suoi pugni possano portarlo lontano dal suo colore.
Lansdale racconta una storia vera, quella dell’uragano, e la mischia alle leggende che scaturirono dal quel giorno, raccogliendo la lezione di John Ford per cui raccontare la leggenda è la cosa migliore.
L’anno dell’uragano è un romanzo perfetto per chi si avvicina per la prima volta a questo autore multiforme che ha fatto del mistero e del fantastico il suo territorio di conquista, così come non deluderà nella maniera più assoluta i suoi ammiratori, felici oltretutto di trovare in questa edizione della Fanucci una prefazione che Lansdale ha scritto appositamente per l’uscita italiana.
Molto bella anche la postfazione di Valerio Evangelisti, il cui titolo è, ancora una volta, un invito alla lettura: “Il poeta della crudeltà”.