di Francesco Gattoni

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Oggi alle 18,30 presso la FNAC di Milano, in via Torino, Francesco Gattoni inaugurerà una mostra di sue fotografie, che ha già toccato diverse città italiane e altre ne toccherà. La mostra durerà fino al 3 novembre. Poiché si tratta di un evento – Gattoni, che vive a Parigi, è specializzato in ritratti di scrittori per conto di Le Monde e di altre testate illustri – lo celebriamo con un’autopresentazione dell’artista, e con un articolo che una giornalista del quotidiano per cui lavora gli ha dedicato.

Da oltre 10 anni collaboro con Le Monde. E da più di un decennio sul giornale parigino appaiono i volti di scrittori ripresi dal mio obiettivo. Se oggi ho messo insieme alcune di queste foto – destinate inizialmente all’effimero di un quotidiano – è per condividere con un pubblico di amatori le emozioni che mi hanno riservato tanti incontri con protagonisti di spicco della cultura.

Ho scelto i ritratti di 40 scrittori – da Gunter Grass a Agustina Bessa-Luis, da Naguib Mahfouz a Pietro Citati, chiedendo ad alcuni di loro di scrivere un testo, un testo inedito, a partire dall’immagine che era rimasta impressa sulla mia pellicola. Erri de Luca, Annie Ernaux, Valerio Evangelisti, Philippe Delerm, Sergio Ferrero e diversi altri hanno espresso in poche righe i sentimenti che questo sguardo esterno evocava in loro. E adesso quelle righe, quei testi accompagnano i ritratti esposti al pubblico, sorta di eco e insieme di contrappunto all’immagine catturata dall’obbiettivo del mio apparecchio. Quando fotografo uno scrittore, scelgo un’inquadratura rispetto alla luce: un’inquadratura dove si liberano poche ma essenziali linee – che io chiamerei sostegni visivi – e che costituiscono la struttura dell’immagine.
Per il resto, parlo il minimo indispensabile con il soggetto ritratto: non organizzo messe in scena, né chiedo di sorridere o di mostrarsi seri, ma solo di guardarmi o meno. E per tutta la durata della seduta di scatti mi sforzo di assumere un atteggiamento il più neutro possibile, perché penso che prima o poi un tratto della personalità della persona fotografata verrà a galla.
Ma è davvero così? E cosa pensano gli autori vedendo la loro immagine messa a nudo sui giornali? Da queste silhouette, da questi sguardi e da questi “istanti infilzati”(Erri de Luca), sgorgano parole forti di rifiuto, di gratitudine o, perché no, di fuga. La persona che si rivela al mondo attraverso il fotografo è proprio lui, lo scrittore: “un riflesso mimetico – scrive ad esempio Bernard Comment —mi ha spinto… a occultare le mie braccia dietro la schiena, come se non ne avessi, come se fossi uno dei busti del mio romanzo”, oppure è l’ immagine che l’autore ha di se stesso a uscire scossa da questo sguardo esterno. Annota un altro degli scrittori ritratti, Maurice Nadeau: “… dunque, Gattoni, che io non conosco e che ugualmente non mi conosce, mi avrebbe scoperto? Con i suoi soli strumenti ottici? L’aria bisbetica che mi ha dato dimostra che ho ragione a non fidarmi dei fotografi”.
Con questa mostra “Scrittori del mondo, mondo di scrittori” ho voluto presentare non solo “le regard” che ho avuto degli autori ma anche la percezione che hanno avuto loro della mia interpretazione.

Da oltre dieci anni, Francesco Gattoni fissa lo sguardo di scrittori di tutto il mondo. Uomo del sud, ha nella luce un alleato duttile ma esigente, la sa catturare e modulare per disegnare linee pure, prospettive e architetture in cui i suoi “soggetti” sono inquadrati.
Tra gli scrittori, alcuni si inseriscono volentieri, “rialzano la testa” (Bernard Comment), fissano con sfrontatezza il fotografo “maschera sorridente… volto nascosto” (François Bizot), altri cercano di sottrarsi con la coda dell’occhio o con tutto il corpo. “non ho niente a che spartire con quest’uomo dominato dalla furia e dalle tenebre” si difende Pietro Citati.
Cesare Battisti distoglie lo sguardo dall’obiettivo, i suoi pensieri fuggono, Francesco li cattura e ne fa una sensibilissima immagine.
César Lopez emerge dall’ombra ancora assorbito dal “vuoto della notte” su di un muro bianco di calce e Mahmoud Dowlatabadi non si cura affatto del fotografo, ritto, fiero, le braccia conserte, i baffi sicuri, lo sguardo lontano, il pensiero altrove. Nella sua trionfante latinità, Reina Maria Rodriguez splende come un’icona di Tina Modotti. Scrittori di tutto il mondo sono lì, fragili o dominatori, timidi o testardi, si sottraggono o si offrono spontaneamente, straordinariamente vivi e terribilmente umani.
“Con il suo sguardo inabissato” (Philippe Delerme) Francesco, “ostinato dolce” (Bernard Wallet) cattura l’istante, quel piccolo frammento di vita in cui lo scrittore molla la presa, sfugge alla pausa che talvolta regala quello che egli avrebbe voluto nascondere: “con sguardo inquisitore… aria scontrosa… il fotografo mi avrebbe forse messo a nudo?” (Maurice Nadeau), quello che è profondamente nascosto in lui: “lo sguardo di una stirpe di donne dure” (Annie Ernaux).
La riuscita del ritratto è nel gioco sottile tra il fotografo e lo scrittore, in questo strano rapporto di potere e di resistenza, di tacito accordo e di abbandono che permette a Francesco Gattoni di cogliere nell’altro parte di un segreto.
Per questo suo modo di guardare gli uomini, Francesco Gattoni appartiene ad una specie di predatori da proteggere.

Sophie Malexis,
Giornalista di Le Monde

Biografia
Francesco Gattoni è nato a Roma nel 1956. Dopo gli studi di psicologia, arriva a Parigi nel 1979 e inizia a lavorare per la stampa francese: Le Monde, Le Monde Diplomatique, L’Express, Le Nouvel Observateur… e per quella italiana: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa
Le sue foto fanno parte delle collezioni permanenti della Bibioteca Nazionale e della Biblioteca Storica della Città di Parigi.

ATTENZIONE! La foto che correda questa pagina non è di Francesco Gattoni (che fotografa molto meglio), bensì di Valerio Evangelisti (che è proprio negato). Per farsi un’idea della bravura di Gattoni conviene guardare qui.