Di Marco Rizzo

Insegnante e militante

La poesia che segue è stata scritta a inizio gennaio 2025. Per quanto dirlo valga come mera nota di contorno, chi scrive non è un poeta di professione, e anzi pensava di aver chiuso per sempre con la scrittura poetica occasionale almeno 8 anni fa. I forti scossoni a cui il recente ritorno della storia e della politica ci ha bruscamente riabituato, hanno evidentemente smentito anche questo assunto.

Cosa ben più importante da dichiarare, è che questo testo non esisterebbe senza alcune preziose conversazioni avute negli ultimi mesi con un compagno ed amico, Niccolò Bosacchi. Ad esse, alla lettura del suo libro di poesie Disbrigo degli affari correnti (edito da Sensibili alle foglie nel 2024) e al precedente confronto a distanza con alcuni suoi scritti apparsi anonimamente sulla rivista Teatro di Oklahoma, devo questa poesia scritta “ad ora incerta”.  Con l’auspicio che chi leggerà immediatamente e ardentemente provveda a organizzarsi con i propri compagni ed amici per sparare agli orologi, prima che siano loro, a fermarsi per sempre…

I rintocchi della storia
Non li abbiamo sentiti arrivare.
Storditi da social e televisione
dall’illusione che il centro è il centro
che civiltà e barbarie mai si intersecano
– esercitare alla stupidità
aprirà il varco alla menzogna –
al riparo dalla verità, non li abbiamo sentiti.
Ora sono qui, sempre più forti,
i rintocchi della storia.
Una guerra giusta
una guerra a grappolo
una guerra green
la collocazione delle risorse
la linea del fronte
la rotta della moneta
– la continuazione del mercato
con altri mezzi
(o esattamente quelli) -.
Piccole mani inesplose
in cerca di ordigni dispersi
costruiti da altre mani
(le nostre?)
per il profitto di altre mani
ridisegnare le carte
dover ricomporre le facce
Un genocidio                              una striscia di nuovi hotel
per legittima difesa                   sul sangue e le macerie
cancellare un popolo                il business di ricostruire
E sapere e vedere
tutto questo
affogare comunque
nell’artificio digitale.
E aggrapparsi
agli anni i mesi i giorni
ai non ci succederà
al male sempre altrove
– le forme vuote della storia -.
E aggrapparsi
alle ore i minuti i secondi
all’ordine di evacuazione
all’interruzione di corrente
all’orologio fermo
(al sole prima che sia freddo?)
le forme piene della storia -.

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