di Mauro Baldrati
[Si pubblica di seguito un estratto di Bologna cowboy pubblicato poche settimane fa per i tipi di DeriveApprodi. Mauro Baldrati, l’autore, ambienta nella Bologna del 2047 un giallo che contiene un noir. L’agente speciale Nicodemo riceve l’incarico di identificare dei resti umani rinvenuti in una fossa anonima. Da un dattiloscritto emergono le vicende di un giovane fotografo che realizza un servizio durante la manifestazione seguita all’omicidio di Francesco Lorusso nel 1977. LC]
A dire il vero Toni Rinaldi, detto Jimi Hendrix di Romagna, non era mai stato un gran politico. Frequentava l’ambiente, i centri sociali, era amico coi compagni e le compagne, ma non riusciva a gettarsi col corpo e con la mente nella vera militanza politica. Alle manifestazioni c’era. Aveva anche portato le bandiere e retto gli striscioni, partecipato a qualche presidio davanti alle fabbriche, distribuito volantini. Ma svolazzava qua e là, si perdeva dietro alla musica, il cinema, i libri, le vacanze.
Insomma, diciamolo: più che altro voleva divertirsi, senza escludere un certo cazzeggio.
E si perdeva dietro Milonga, che in quel periodo era la sua luce blues.
Infatti, nel dicembre di quel bisbetico 1976 era avvenuta una straordinaria operazione di meticciato nella dura frontiera di Mezzaluna, tratto di pianura ravennate a venti chilometri dal mare Adriatico.
Il gruppo di Jimi, ex hippies e poeti country, un po’ disperso ma ancora unito nonostante la frattura del servizio militare che li aveva sequestrati per 15 mesi (i più sfortunati per due anni, in marina) si fuse con un gruppo di ex marxisti leninisti, a loro volta un po’ dispersi per le continue scissioni e reciproche accuse infamanti, ma riuniti in un collettivo in area Manifesto. D’altra parte come potevano due gruppi alternativi al P.C.I., che aveva più dell’80% dei voti a Mezzaluna, restare estranei? Come potevano ignorarsi?
L’incontro produsse nuove scoperte, nuove amicizie. Gli ex m-l erano più anziani, e quasi tutti fidanzati, mentre gli ex fricchettoni erano praticamente tutti single. D’altra parte Jimi e i suoi avevano notato da tempo che nel mondo politicizzato giravano ragazze carine, mentre per i poeti teorici della liberazione sessuale, nessuna pioggia sulle contrade occidentali.
Insomma, questo meticciato fu vantaggioso soprattutto per gli ex freak.
Le ragazze militavano nei movimenti femministi, alcuni ultra radicali, benché tra le loro file regnasse una discrepanza tra l’agire politico e quello privato. Femministe che manifestavano con cartelli del tipo Dito, dito, orgasmo garantito, oppure Cazzo, cazzo, orgasmo da strapazzo, alla sera si ritrovavano col fidanzato, con altra coppie di fidanzati, come vecchie mogli e vecchi mariti in un monotono rapporto borghese.
Gliene parlò una sera la fidanzata storica di un loro leader, Kocis, detta Milonga. Erano alla Casa delle Aie, il grande ristorante nei pressi di Cervia in un palazzo settecentesco che fu una “pignarola” (edificio adibito al magazzinaggio e alla lavorazione delle pigne). Dopo una cena abbondante a base di enormi piatti di tagliatelle, spezzatino con funghi e polenta, il tutto innaffiato con gargantuesche bicchierate di Sangiovese, Jimi e Milonga uscirono a prendere una boccata d’aria e a fumare una sigaretta.
Milonga gli piaceva, era un po’ rotondetta, con un caschetto di capelli neri, sempre allegra, ironica. Ogni volta che uscivano tutti insieme si trovavano vicini, uno di fronte all’altra. Se Jimi la guardava incrociava sempre i suoi occhi che lo fissavano. E viceversa.
Era una serata di metà gennaio, fredda e limpida. Si appoggiarono a uno steccato e guardarono la luna. Una mezzaluna, alta nel cielo sereno.
“Lo sai da quanto tempo siamo fidanzati io e Kocis?” disse Milonga, all’improvviso.
“No. Da quanto?”
“Otto anni” disse, chinando la testa.
Restarono qualche secondo in silenzio. A Jimi sembrava di avvertire il rumore della sua mente presa in un vortice di pensieri.
“Otto anni” ripeté. “Ero una ragazzina. Non mi sono più staccata da lui.”
Jimi ascoltava il tono della sua voce. Sembrava triste. O rassegnato.
“Siamo come sposati” continuò. “Anzi, siamo sposati. Stiamo sempre insieme, a parte quando io sono a Bologna all’università. Lui mi raggiunge spesso, dopo il lavoro. Dormiamo insieme e al mattino presto lui esce per tornare a Ravenna, nell’ufficio del sindacato.”
Jimi guardava davanti sé, nella notte stellata, la massa oscura della pinetina al di là della veranda. Soffiava il fumo della sigaretta che tremolava nervoso nell’aria gelida. “Ne parliamo spesso, con le compagne, durante i meeting. Critichiamo questa contraddizione tra la battaglia per emancipare noi stesse dal potere dell’uomo, che per quanto si dichiari comunista alla sera pretende il rilassamento del guerriero per poi girarsi dall’altra parte e ronfare come un orso. Siamo le compagne, siamo le fidanzate, in un rapporto chiuso e reazionario. Capisci?”
Fidanzamento? Non era pratico.
“Insomma, benché abbiamo fatto nostro lo slogan che il personale è politico, in realtà i due piani continuano a essere distinti. E in conflitto.”
Jimi respirò una boccata di aria fresca e spense la sigaretta. Non aveva nulla da dire. Di sicuro non desiderava consolarla.
“Otto anni” disse Milonga, sottovoce. “Una vita.”
Gli piaceva il suo profilo, il suo naso piccolo, il viso rotondo incorniciato dai capelli lisci. Per la prima volta erano soli, dopo innumerevoli incroci di sguardi e chiacchierate a bassa voce dietro ai tavoli dei ristoranti.
“E tu Jimi? Sei fidanzato?” chiese, con un sorriso allusivo. Sapeva bene che non lo era.
“Ehm, no. Ora no.”
Chissà, forse lo disse con un tono impacciato e buffo, perché lei rise e gli sferrò un pugno nello stomaco che lo fece piegare in due, più che altro per la sorpresa. E si trovò a pochi centimetri dalla sua faccia. Allora l’abbracciò, la strinse e le loro bocche si unirono.
[Le foto pubblicate appartengono a una documentazione sulle subculture giovanili realizzata da Mauro Baldrati tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, inserita nel libro]