di Andrea Pighin

Cristina Jurado e Francesco Verso (a cura di) Arabilioso, Future Fiction, pp. 230, euro 16,00 stampa

La fantascienza araba è tanto in fermento quanto poco nota al grande pubblico internazionale. In un’analisi precedente su questo sito, dedicata al romanzo Paradiso in Terra (Future Fiction, 2023) del giordano Fadi Zaghmout, veniva affrontata la diffusione del fantastico nel contesto arabo. Arabilioso, antologia del futurismo arabo, offre un indispensabile supporto informativo a nove racconti selezionati tra Giodania, Egitto, Palestina, Iraq, Libano, Bahrain e Siria. Lo scrittore egiziano Emad El-Din Aysha, autore del testo critico e storico di che chiude l’antologia, intitolato Fantascienza araba: la speranza in un futuro e un passato migliori, offre una disamina dei precursori e mostra come il sottogenere della fantapolitica o dell’utopia fosse diffuso già nella prima metà del Novecento (come i romanzi Introduzione a un’utopia egiziana dell’egiziano Salama Musa, Il continente perduto del tunisino Sadek Rezgui e molti altri). Tutte queste pubblicazioni riflettevano le ferventi aspettative di un’indipendenza dal giogo coloniale, talvolta abbracciando la prospettiva del panarabismo.

Aysha prosegue descrivendo il pieno sviluppo della fantascienza egiziana tra gli anni Cinquanta e Sessanta, con scrittori come Tawfiq al-Hakim e con l’esplorazione di un genere spesso ignorato dalla fantascienza tradizionale: la poesia modernista in chiave tecnico-scientifica. Un filone destinato a perdere importanza intorno agli anni Ottanta quando Paesi come la Tunisia finirono per identificare «nel realismo sociale il vero strumento per far avanzare la nazione» e questa tendenza – sottolinea l’Autore – fu comune all’intero mondo arabo.

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una nuova crescita della fantascienza che tiene conto delle esperienze trascorse ma che in alcune opere attinge anche a un passato pre-islamico e pre-cristiano. Un esempio lo troviamo nel romanzo steampunk Malaz. La città della rinascita (2017) dell’egiziano Ahmed Salah al-Mahdi (pubblicato in Italia da Atmosphere Libri), ambientato in una città-stato guidata da una casta sacerdotale ispirata alle antiche civiltà egizie. Nello stesso filone si colloca la trilogia di Atlantide dell’autore Ammar al-Masry, egiziano, che mescola la leggenda della civiltà perduta al tema di una scienza che rischia di divenire incontrollabile. Hosam Elzembely, fondatore della Società Egiziana di Fantascienza (ESSF), «ha descritto la fase successiva alla primavera araba della fantascienza egiziana come una fase di autenticazione in cui i giovani aspiranti autori hanno smesso di imitare la fantascienza occidentale e si stanno battendo per definire la loro identità di arabi e musulmani.»

Tra gli autori presenti in Arabilioso spiccano l’iracheno Hassan Abdulrazzak, autore teatrale e di sceneggiati radiofonici, Nadia Afifi del Bahrain, autrice della Trilogia Cosmica, il cui primo volume, The Sentient, ha ottenuto un discreto successo, presente con due racconti e Farah Kader, che ha ricevuto diversi premi letterari, tra cui il Ghassan Kanafani del Movimento giovanile palestinese. I loro temi spaziano dagli effetti dei cambiamenti climatici all’impatto delle tecnologie nelle società arabe, approfondendo il rapporto tra comunità e individuo, le tensioni politiche e religiose, la malinconia per un passato storico, personale o mitologico.

Il racconto Pan-Umanesimo: speranza e pragmatismo è opera di una coppia libanese e statunitense, Sara Saab e di Jess Barber, e ha al centro il problema della crisi idrica e delle modalità con le quali la tecnologia sta permettendo di conservarla. Sullo sfondo di questo scenario, la storia d’amore e di incomprensioni tra Mani e Amir, che dura un’intera vita e apre ad altre tematiche, tra cui la sessualità del futuro, la famiglia allargata e l’educazione domestica. Lo stendardo di Ur di Hassan Abdulrazzak, invece, racconta un dipendente del British Museum che viene inviato a Baghdad per valutare la possibilità di riconsegnare all’Iraq un reperto archeologico sumero, ritrovato in una tomba della necropoli reale di Ur risalente al 2500 a.C. circa, e oggi conservato al British Museum di Londra. Il tema delle opere d’arte trafugate nel mondo dall’Occidente è centrale nell’intero mondo arabo ed è l’appariscente contraddizione delle strategie coloniali e post-coloniali portate avanti dall’Occidente, e Abdulrazzak lo interconnette ad altre tematiche tipicamente fantascientifiche come la pacificazione sociale favorita da microchip cerebrali. Ma i temi del contemporaneo incontrano le radici storiche della cultura araba, descrivendo richiami ancestrali ormai sempre più deboli.

Il bazar sotterraneo del Bahrein di Nadia Afifi descrive un luogo in cui si vivono esperienze di immersione virtuale. La protagonista è una donna che si sta preparando a morire di tumore vivendo le esperienze di morte di altre persone registrate con un apparato neuronale. Il suo secondo racconto compreso nell’antologia è Esposizione K. La protagonista viene risvegliata nel 2354 dopo un trattamento criogenico e vive lo scontro culturale tra le due epoche. Un giorno nella vita di Anmar 20X1 del palestinese Abdulla Moaswes è la storia del presidente dell’Autorità Palestinese del futuro, abituato a trascorrere le sue giornate nel benessere e a ignorare la sofferenza dei propri concittadini. Aggrappato al potere personale non si cura del bene comune del suo popolo e il racconto descrive il senso di frustrazione di molti palestinesi di fronte all’incapacità o alla corruzione della propria classe dirigente. La mancanza di uno stato sociale adeguato e della scarsezza di risorse è al centro del racconto Gomma da masticare alla cannella della siriana Maria Dadouch. Un’epidemia che causa la cecità costringe una madre a donare i propri organi per poter vaccinare i propri figli. Nel racconto Alla Nuova Gerusalemme di Farah Kader, palestinese che risiede negli Stati Uniti, è descritto uno scenario apocalittico in cui  il livello dei mari si è alzato e molte coste del Mediterraneo sono divenute invivibili a causa di acide tossiche. La protagonista ritorna nel suo paese di origine durante la bassa marea, nel tentativo di salvare alcuni ricordi personali abbandonati dalla sua famiglia in fuga dalle innondazioni marine. Nel racconto non è presente l’opposizione tra Occidente e Medio Oriente perchè la catastrofe è stata globale e non ha risparmiato le nazioni ricche e potenti.

Una Jaha nel metaverso di Fadi Zaghmout, che in Giordania è un attivista per la parità di genere, usa la fantascienza per ribaltare una realtà della propria tradizione. Il racconto è scritto in prima persona da parte di una giovane donna che, per suparare l’ostilità tra la sua famiglia e quella del suo fidanzato, organizza l’incontro di fidanzamento in un ambiente virtuale. Il signore del Mediterraneo di Emad El-Din Aysha, inglese di genitori egiziano-palestinesi, racconta dell’esperienza di un turista che si trova a Tripoli e che viene controllato dalle autorità locali. Tripoli è una città-stato che rispetta l’ambiente e che critica con durezza coloro che vivono al di fuori delle sue mura. Lo sguardo verso l’UE è impietoso: una «buffonata» governata da cinici affaristi. Il Vecchio Continente è descritto come un territorio socialmente devastato.

Lo sguardo speculativo del mondo arabo costruito dai molteplici punti di vista di Arabilioso passa dalla crisi climatica al desiderio di una completa diustizia sociale, dall’incontro-scontro tra la tradizione e le nuove forme di dominio tecnologico, ma è anche un modo per le scrittrici e per gli scrittori arabi di riappropriarsi della loro storia. E ancora, i concetti della sostenibilità e della gestione delle risorse si intrecciano in una nuova definizione delle società e dei legami affettivi tra i singoli individui.