di Gioacchino Toni

Nello Cristianini, Sovrumano. Oltre i limiti della nostra intelligenza, il Mulino, Bologna, 2024, pp. 152, cartaceo € 15,00, e-book € 10,99

Nell’affrontare le problematiche che gravitano attorno all’intelligenza artificiale, secondo Nello Cristianini occorre abbandonare l’idea che vuole l’intelligenza come una prerogativa esclusivamente umana. Evidentemente occorre intendersi circa cosa si intenda con intelligenza, ma se, come propone lo studioso in un’intervista, si pensa ad essa come alla capacità di perseguire un dato obiettivo in un ambiente non noto, allora occorre prendere atto di come ciò si possa dare con molteplici modalità: attraverso il ricorso all’esperienza, al ragionamento o anche a partire da riflessi innati. Se si ritiene che si possa parlare di una qualche forma di intelligenza prescindendo dalla necessità che sia presente una coscienza o altre prerogative proprie dell’essere umano, allora, da qualche tempo a questa parte, si può parlare di intelligenza artificiale.

Non si tratta dunque di vedere nella macchina pensante una sorta di clone dell’essere umano in tutte le sue caratteristiche, quanto piuttosto di prendere atto che, oggi, si è in presenza anche di un diverso tipo di intelligenza (artificiale, appunto) che, per quanto nutrita di conoscenze umane, si sta rivelando in grado di oltrepassare i limiti dell’intelligenza umana proiettandosi ad un livello sovraumano che, inevitabilmente, non saremmo più in grado di comprendere con i nostri ragionamenti, essendo, per l’appunto, ben oltre le nostre limitate possibilità.

Alle problematiche concernenti questo nuovo tipo di intelligenza (artificiale) Cristianini ha dedicato una trilogia che ha preso il via con il volume La scorciatoia (il Mulino, 2023), ove ha posto con forza la necessità di comprendere, avvalendosi del contributo delle scienze naturali ed umane, il peculiare tipo di intelligenza con cui ci si confronta, la scorciatoia statistica che l’ha creata e le sue conseguenze sull’umano, prestando particolare attenzione alle convinzioni che la macchina ha formato nel corso della fase di addestramento. Successivamente, con Machina sapiens (il Mulino, 2024), lo studioso ha ricostruito le varie fasi che hanno contraddistinto lo sviluppo delle macchine intelligenti, il rapporto che le persone stanno instaurando con esse, quel che, presumibilmente, queste macchine sanno degli umani e quello che, ad oggi, questi ultimi sanno di loro. Dunque, dopo aver prospettato le principali problematiche derivanti dalla fine del monopolio umano (o, almeno, di quello che a lungo si è ritenuto tale) della conoscenza, in Sovrumano (il Mulino, 2024) Cristianini invita a riflettere su come l’umano possa rapportarsi nei confronti di macchine pensanti che oltrepassano il suo livello di comprensione.

Si tratta di una questione che non può più essere elusa dal momento che le macchine pensanti, a cui si stanno delegando non solo ragionamenti astratti ma anche aspetti decisionali, potrebbero presto manifestare livelli di intelligenza che eccedono l’umana comprensione. Insomma, è il caso di domandarsi, urgentemente, in che mani ci stiamo mettendo o, meglio, a che intelligenza ci stiamo affidando.

Quantificare le performance intellettive di una macchina non è semplice; un conto è confrontare le sue prestazioni con quelle umane a proposito di un singolo compito ben definito, altro discorso è ampliare il confronto a livello di intelligenza in generale. La scienza che si propone di misurare le prestazioni di una macchina intelligente sta ancora nascendo; tante sono ancora le problematiche da risolvere in tal senso, basti pensare alla scelta delle metriche a cui fare ricorso e del modello umano da utilizzare nel confronto. Per quanto comprensibile possa essere la volontà di confrontare l’intelligenza della macchina con quella umana, nel momento in cui una macchina si troverà a superare nei risultati l’essere umano, occorrerà abbandonare l’idea di porsi a paragone di ogni intelligenza.

A cavallo tra gli anni Dieci e Venti del nuovo millennio sono stati approntate diverse batterie di test – GLUE (General Language Understanding Evaluation), Super-GLUE, MMLU (Massive Multitask Language Understanding) – con lo scopo di misurare i primi prototipi di intelligenza artificiale generale l’intelligenza delle macchine. I sistemi di misurazione utilizzati tendono a focalizzarsi sulla comprensione del testo ma la competenza linguistica non dovrebbe essere confusa con l’intelligenza, per quanto i due aspetti possano spesso essere correlati negli esseri umani. Occorre tener presente, sottolinea Cristianini, che si stanno «valutando dei sistemi intelligenti completamente diversi da noi, in cui queste correlazioni non devono essere date per scontate» (p. 105).

Giunti agli attuali livelli di prestazione da parte delle macchine occorre pensare a come si vorranno strutturare le modalità di misurazione nel momento in cui le performance delle macchine eccederanno i limiti umani ad un livello tale da risultare incomprensibili a questi ultimi. «La natura degli esami che useremo plasmerà la direzione presa da questa tecnologia, e alla fine la definizione stessa di cosa consideriamo come “intelligenza”» (p. 68)

Il premio Nobel per la Fisica Geoff Hinton, co-inventore dell’algoritmo Backpropagation e di AlexNet, nell’ottobre del 2024 ha sostenuto che l’intelligenza artificiale può essere paragonabile alla Rivoluzione industriale, soltanto che anziché superare l’essere umano in forza fisica, lo supererà in capacità intellettuali e ciò ci mette l’umanità di fronte ad un’esperienza ignota non sapendo quest’ultima cosa significhi rapportarsi con cose più intelligenti.

Secondo Cristianini, l’ossessione per il sorpasso che le macchine effettueranno sull’umano in termini di intelligenza rischia di essere fuorviante «perché ci spinge a pensare a prestazioni superiori alle nostre negli stessi compiti che sono tipici degli esseri umani. Questo ovviamente manca il vero bersaglio: la possibilità che una macchina possa svolgere compiti – o comprendere delle cose – che noi non riusciamo nemmeno contemplare» (p. 111). Per quanto l’essere umano sia riluttante ad accettare la possibilità dell’esistenza di questioni di ordine cognitivo estranee alla sua natura, occorre che questo inizi a contemplare tale possibilità perché presto potrebbe trovarsi, disarmato, di fronte a tale situazione.

Con riferimento all’intelligenza artificiale con cui avremo a che fare (IA “generale” o IA “potente”, come preferisce definirla Dario Amodei, fondatore di Anthropic), secondo Cristiani ci si potrebbe trovare di fronte ad un agente in grado di svolgere qualsiasi attività lavorativa che oggi è possibile effettuare in modalità di smart working. Circa i lavori che richiedono intelligenza emotiva, secondo lo studioso occorre distinguere tra le capacità che richiedono di provare emozioni e le capacità di comprendere lo stato emotivo dell’essere umano; se la prima non appartiene alle macchine, la seconda non può essere esclusa dalle loro possibilità.

Se la possibilità che una ASI (Artificial Super Intelligence), un’intelligenza artificiale sovrumana, possa comprendere aspetti che gli esseri umani non sono in grado di comprendere non può essere esclusa, è bene ricordare, sostiene Cristianini, che in tal caso saremmo di fronte ad una intelligenza, nulla di più: «non coscienza, emozione, libero arbitrio, volontà», questioni che non hanno a che fare con l’intelligenza ma con l’umanità e ciò non appartiene ad alcuna macchina. Evitando dunque di confondere la macchina con l’umano, resta a quest’ultimo il compito di pensare a come si dovrà rapportare nei confronti di macchine pensanti che eccedono i limiti dell’umana intelligenza.