di Edoardo Todaro

L’arco dell’impero, di Qiao Liang, a cura del generale Fabio Mini, LEG Edizioni 2021m pag. 240, 20 Euro

Cosa ci spinge a scrivere a proposito de “ L’ARCO DELL’IMPERO “ a distanza di tempo dalla sua uscita negli scaffali delle librerie? Di sicuro la sua stringente attualità tenendo in considerazione il panorama internazionale, i venti di guerra che soffiano da più parti, la tendenza alla guerra divenuta una opzione sempre più inevitabile per gli appetiti di un capitalismo che deve uscire da una crisi sistemica senza via d’uscita, la necessità della guerra divenuta una costante, guerra come necessità politica, sociale ed economica.

Abbiamo conosciuto Qiao Liang, ex maggiore generale dell’aeronautica nelle forze armate cinesi, quindi anche se non più in servizio  lo porta ad essere considerato “ esperto “ per la sua esperienza;  portatore di un punto di vista di persona a conoscenza di ciò di cui scrive. Abbiamo letto, con molto interesse, “ GUERRA SENZA LIMITI “, uscito nel 1999, scritto insieme a Wang Xiangsui, colonnello in pensione dell’Esercito popolare di liberazione,  libro che ebbe notevole attenzione a livello internazionale,scritto da due esperti di guerra,  due intellettuali organici, per dirla con Gramsci,  per i quali la strategia non si ha solo con le armi, e l’uso della forza non può essere considerato sufficiente; per i quali la politica non ha necessità dell’ideologia; scrittori e soprattutto divulgatori, consapevoli dei rischi che si può correre con la guerra. Mi ritengo fortunato nell’aver ascoltato, circa due mesi fa, la presentazione fatta dal generale Mini, ex capo di stato maggiore di comando Nato delle forze alleate ed a capo della Forza Internazionale di sicurezza in Kosovo, e Alberto Bradanini ex ambasciatore italiano in Cina. In questi ultimi tempi, anni, assistiamo, e leggiamo, discussioni, una dietro l’altra, che si incentrano nel tentare di dire, in base ad elementi concreti ed analitici, cos’è la Cina: è o non è capitalista; cos’è il socialismo con caratteristiche cinesi.

Qiao tra le truppe con compiti operativi; negli stati maggiori con i vertici; scrive per mestiere prima, oggi per piacere e dovere civico; si pone a disposizione, con le sue conoscenze avvenute sul campo, nel mettere i piedi nel piatto, dell’ideologia comunista. “ L’arco dell’impero “ è in realtà una raccolta di punti di vista di Qiao tra il 2009 ed il 2015; Quiao, che in madre patria è considerato, positivamente, più un intellettuale che un militare, scrive un libro in cinese ed essenzialmente è rivolto ai cinesi. Comunque per sgombrare da possibili approcci riduttivi del tema che viene affrontato, diciamo che l’intento di questo contributo è tentare di far capire, assolutamente non per raccontare, e certamente quanto esposto in queste pagine non ha niente di accostabile ad un racconto, ma, a proposito di intento, spiegare e dimostrare. Se ci addentriamo a leggere un testo di cinesi ben coscienti di quello che sono, non possiamo stupirci se incorriamo in aspetti che ci possono sembrare inutili.

Troviamo, e notiamo, ripetizioni, considerazioni ripetute. Ciò avviene in quanto ogni volta c’è un qualcosa in più o in meno da sottolineare, dal mettere in evidenza, cioè un segnale di ulteriore riflessione a proposito di un concetto già esposto; oppure le cosiddette  appendici: fonti originali dei ragionamenti  sostenuti dal libro. Entrando nello specifico del libro che sottoponiamo all’attenzione, diciamo senza difficoltà, che ci troviamo di fronte ad un testo che è una vera e propria critica/denuncia della civiltà finanziaria degli Stati Uniti i quali  portano avanti, attraverso l’egemonia del dollaro, un’opera di colonizzazione. Quiao con la sua apertura mentale, la sua capacità di analisi e la sua visione strategica affronta e ci fa capire quale sia, oggi ed in prospettiva, il ruolo cinese nel mondo, o quanto meno, quello che dovrebbe essere, al di là delle idee espresse che non sono considerabili “ ortodosse “; ruolo che la Cina dovrà avere in ambito globale; un Quiao con un forte riferimento alle contraddizioni che la società cinese ha di fronte a sé; la Cina è una nazione da far rispettare, una patria che deve servire per tutti i cinesi del mondo;  con un sistema più rappresentativo per combattere la corruzione che non va sottaciuta, per combattere le lotte tra clan, tra gruppi di potere ed ambizione dei capi.

Una considerazione, tra le altre, che ci fa Quiao, e che, sicuramente è di estrema attualità: gli Stati Uniti, all’apice, quell’apice comune a tutti gli imperi, sono in fase di declino, un declino storicamente inevitabile per tutti gli imperi, a differenza della Cina che va alla conquista delle fonti, internazionali, e non  del prodotto finale, la Cina paese di pace, di una pace come strumento per vivere meglio, e per dirla alla cinese: di armonia e tranquillità; gli USA con una visione imperiale, che fa propria una visione imperiale con un approccio colonialista: ultimo impero che può  sopravvivere solo se continua a portare guerre nel mondo e con il potere/ricatto del dollaro,dollaro e guerre con le seconde che fanno bene al primo con la sua funzione egemonica,  gli USA producono dollari ed il resto del mondo produce merce che verrà scambiata con il biglietto verde; gli Usa che hanno un vero e proprio impero coloniale finanziario; gli USA che usano la politica estera per salvaguardia ai propri interessi , e che non fanno alcuna analisi e/o riflessione sul perché tanti paesi resistono e si oppongono alla globalizzazione a stelle e strisce.

Non un libro tecnico, che evidenzia, come tra l’altro è successo nel recente passato,l’uso in guerra di strumenti non militari come ad esempio internet, l’uso dell’informazione, l’informatica o “ i cerca persone “. In definitiva: non è un libro antiamericano, ma è un libro che ci offre strumenti per capire le dinamiche in corso, un libro che entra a pieno titolo a far parte della cosiddetta “ cassetta degli attrezzi “. Un libro sulla guerra seguendo non solo le leggi della domanda/offerta ma, sicuramente,  le leggi del capitale. Detto questo, si può capire che è un libro più riferibile a Marx che a Clausewitz e non è né un manuale, né tantomeno un documento propagandistico. Un libro che oltre all’essere considerato la prosecuzione di “ Guerra senza limiti “, prende in considerazione, in tempi antecedenti all’oggi,  gli avvenimenti  in Ucraina,Afghanistan, Iraq, Kosovo.

Gli ultimi due, emblematici rispetto al potere del dollaro ed al fatto che gli USA non tollerano nessuna altra moneta, euro compreso, che possa stare sullo stesso piano del dollaro e mantenere l’egemonia e che non si fanno scrupoli ad alterare gli scenari esistenti, e, tanto per non lasciarsi niente di non analizzato: la caduta dell’URSS con gli effetti conseguenti. Quiao ci da tutti gli elementi per capire che il prossimo campo di battaglia non sarà quello in cui si svolgerà la guerra, ma quello economico, una guerra finanziaria per l’egemonia del capitale, certo la guerra finanziaria non uccide ma ugualmente travolge, saccheggia, distrugge; tenendo in considerazione che tutti gli interessi strategici sono in definitiva interessi economici.

Non è misero complottismo, sono dati di fatto, è una normale operazione finanziaria. Se abbiamo l’intelligenza di leggere questo libro nella giusta ottica, capiamo che c’è una differenza fondamentale  tra la realtà oggettiva e certe teorie ritenute consolidate, e capire quali delle due sono importanti, ma non solo ci aiuta a capire la relazione che esiste tra il dollaro, l’economia e le forze militari. Un libro che ha una sua logica indiscutibile: se non si può mettere in campo una guerra militare, non si può non combattere una guerra economica, e Quiao ci consiglia che se non capiamo la finanza non possiamo capire le intenzioni strategiche. Ovviamente non potevamo dal sottrarci da quanto si sta affacciando all’orizzonte e che è strettamente collegato a quanto scritto: i BRICS ed il percorso di dedollarizzazione, un percorso foriero di sorprese, attraverso un sistema di pagamento che dia l’opportunità di liberarsi dalla dipendenza dal dollaro, dall’egemonia USA, per creare una reale autonomia e sottrarsi dalla centralità del dollaro nel sistema finanziario internazionale che assicura agli USA un enorme potere, per dirla in parole povere: stiamo assistendo ad una crescente tendenza ad evadere, a livello internazionale, dal sistema dollaro/centrico ed all’accentuarsi di una sfiducia generalizzata nei confronti di un ordine internazionale basato sull’unilateralismo statunitense

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