di Sandro Moiso

Alberto non c’è più, ma la lotta è ancora qui.
Silvano non c’è più, ma la lotta resiste.
Stefanino non c’è più, ma la lotta va avanti.
Molti altri compagni si sono ritirati da tempo in quelle verdi praterie dove non esistono treni ad alta velocità, confini, guerre, sfruttamento, differenze di classe, genere e “razza”, ma noi siamo qui, per ricordarli tutti e lottare ancora insieme a loro.

Albert Einstein, in una lettera ad un amico addolorato per la scomparsa di un altro, affermava come per le leggi della fisica non sia affatto improbabile che ciò che non è presente qui e adesso, possa invece essere comunque presente in un altra piega dell’Universo. Questo può valere anche per noi e per le nostre memorie e per i compagni e compagne che più abbiamo amato. Chi non è qui adesso non è scomparso, si è soltanto spostato altrove. Allargando i confini del nostro immaginario e delle nostre lotte. Perché ci arrendiamo soltanto alla Natura e non alle leggi inique, alla violenza e alla volontà di chi è al potere senza alcun merito nei confronti della nostra specie (e di tutte le altre).

Su questo dovrebbero riflettere i signori della guerra, del capitale e degli stati che imprigionano, devastano l’ambiente con opere inutili, torturano, bombardano, massacrano e assassinano in maniere “chirurgica” e mirata i nemici.
Non è così che si spengono le lotte, quei metodi al massimo possono contribuire ad allargarle ed intensificarle. Poiché anche per la paura c’è un limite.
Sono sconfitti in partenza, ma arrogantemente indossano ancora la maschera carnevalesca dei vincitori.
Noi, al contrario e come Alberto e tutti gli altri, presentiamo soltanto i nostri volti.
E proprio per questo ci temono, ancora e ancora e ancora…
Oltre la Valle, oltre il presido di San Giuliano, oltre Gaza e tutto il resto.