di Gioacchino Toni
Pietro Montani, Immagini sincretiche. Leggere e scrivere in digitale, Meltemi, Milano 2024, pp. 116, € 12,00
Sulla scia del cinema e dei mezzi elettronici è sorto un modo di comunicare sincretico, in cui i segni grafici e le immagini si miscelano tra loro contemplando anche altri elementi espressivi (suono, gesto, scrittura…), che ha portato gli utenti del web a sviluppare una seconda alfabetizzazione. La stessa intelligenza artificiale generativa, del resto, deriva le sue produzioni da accoppiamenti tra immagini e definizioni verbali.
Per affrontare le immagini sincretiche dell’universo digitale contemporaneo, Montanti parte dalle intuizioni di mezzo secolo fa del mediologo Vilém Flusser a proposito dell’impatto trasformativo delle nuove tecnologie espressive e dalle ricerche della neuroscienziata e pedagogista Maryanne Wolf che l’hanno portata a sviluppare l’idea di “cervello bi-alfabetizzato”, addestrabile, cioè, oltre che all’apprendimento della scrittura alfabetica, ai nuovi sistemi espressivi sincretici utilizzati in internet.
Oltre a guardare alle proposte teorico-pratiche di Sergej M. Ejzenštejn e, più in generale, al cinema delle origini, come a passaggi propedeutici allo sviluppo degli attuali alfabeti espressivi digitali, Montanti ricorre agli studi dello psicologo Lev S. Vygotskij come base per un’indagine neuroscientifica degli habitus simbolici contemporanei. In particolare gli studi di quest’ultimo risultano utili per approfondire la natura multimodale dell’immaginazione umana e per studiarne i processi evolutivi nel loro intrecciarsi con le tecnologie dell’espressione, come il linguaggio verbale, la lettura e la scrittura.
Comparando le modalità compositive di The Waste Land di Thomas S. Eliot, nell’eterogeneità di frammenti che la compongono, con le tesi sull’efficacia delle forme sincretiche elaborate da Ejzenštejn nel medesimo periodo, Montani ribadisce «la centralità che nelle forme espressive sincretiche dev’essere riconosciuta al rapporto tra parola e immagine» e alle modalità che esso assume quando a farsene veicolo principale è l’immagine (come nelle opere audiovisive) o la parola (come nelle opere letterarie, soprattutto nel discorso poetico).
A distanza di un secolo da queste sperimentazioni, il sincretismo delle forme emergente con le nuove tecnologie digitali impone una riflessione sulla seconda alfabetizzazione. Dopo aver esaminato due casi di testi sincretici complessi – una grafic novel animata di Zerocalcare e alcune installazioni interattive del gruppo Studio Azzurro –, Montani si concentra sugli algoritmi in grado di generare immagini conformi a un input di carattere verbale indagando le problematiche emergenti dal sincretismo strutturale dei sistemi di intelligenza artificiale che lavorano su una “materia prima” composta da immensi dataset di immagini «di regola accoppiate a un’etichetta verbale e codificate come lunghe stringhe alfanumeriche».
Se può essere dato per assodato che dall’invenzione della scrittura è derivato un cervello alfabetizzato, dunque l’importanza delle nuove forme espressive sincretiche introdotte dal digitale nella costruzione di un cervello “bi-alfabetizzato”, resta però ancora da chiarire se il sincretismo dei sistemi ITT (Image to Text) e TTI (Text to Image) rientri tra le innovazioni tecnologiche in grado di influire sui processi di interiorizzazione degli esseri umani.
Insomma, «il modo di produzione di questo particolare sincretismo non sembra collegabile a specifici effetti neuroplastici limitandosi a modificare, anche se talvolta in modo massiccio, alcune pratiche […] connesse con l’uso delle immagini». Occorre verificare «se l’addestramento dei sistemi ITT e TTI abbia qualcosa in comune con quello grazie al quale noi umani impariamo a leggere e a scrivere, anche nel senso ‘esteso’ di queste espressioni che ci ha consentito di parlare in modo non metaforico di lettura e scrittura di immagini».
Secondo Montani il sincretismo delle immagini algoritmiche è, ad oggi, da considerarsi “inerte” alla luce del fatto che non è al momento in grado di «mettere a punto risposte al tempo stesso adeguate e innovative alle modificazioni e alle emergenze che si manifestano nel mondo-ambiente in quanto tale e non solo nelle immani raccolte di dati in cui la tecnologia digitale è in grado di convertirlo».