di Gioacchino Toni

Vittorio Gallese, Ugo Morelli, Cosa significa essere umani? Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2024, pp. 230, € 16,00 (ebook € 11,99)

Diverse opere letterarie e audiovisive di genere distopico/fantascientifico hanno il merito di aver saputo cogliere le inquietudini dell’epoca in cui sono state realizzate per il futuro che sarebbe arrivato, anticipando, in forma di fiction, alcune questioni, legate soprattutto allo sviluppo tecnologico, che oggi si pongono in tutta la loro inquietante rilevanza reale.

La messa in scena distopico/fantascientifica dell’incidenza delle tecnologie sugli umani, di come questi ultimi si stiano trasformando in balia di esse, del perturbante confronto tra l’essere umano e la macchina antropomorfa e del rapporto tra identità/alterità che ne deriva, ha introdotto riflessioni sulla possibilità del raggiungimento di un qualche livello di “coscienza artificiale” non così dissimile da quella umana. Tali inquietudini sembrano ormai essere uscite dalle pagine e dagli schermi della fiction ed essersi riversate sulla realtà dei nostri giorni, ponendo, tra le altre, la questione di cosa sia l’umano, cosa lo differenzi dagli altri animali presenti in natura e dalle macchine sempre più sofisticate ed umanizzate.

Evidentemente sono molteplici gli approcci con cui si può provare a rispondere a questioni di tale portata. Nel volume Cosa significa essere umani? (2024), a riflettere sulla natura umana sono Vittorio Gallese, neuroscienziato che ha fatto parte del gruppo che ha individuato i neuroni specchio – coautore del libro Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze (2015) –, ed Ugo Morelli, psicologo e studioso di scienze cognitive.

Guardando all’umano, i due si dicono convinti della necessità di abbandonare diversi dualismi propri della tradizione culturale occidentale, come la separazione tra mente e corpo, natura e cultura, cultura materiale e cultura simbolica, io e tu, mostrando il farsi strada di un paradigma basato sulla relazione, su un’idea di corpo come sorgente prima delle potenzialità relazionali che definiscono il mondo e il contesto sociale in cui si sviluppa l’essere umano. «Dal primato del soggetto» – scrivono i due studiosi – «scopriamo la centralità della relazione; la relazione precede l’individualizzazione e configura una dimensione del noi nella quale si individua il soggetto».

La sottolineatura da parte delle neuroscienze e delle scienze cognitive dell’importanza del “noi”, della componente relazionale nella vita degli individui mostra ancora una volta la miseria in cui si è precipitati, soprattutto a partire dall’avvento di quello che Éric Sadin (Io tiranno. La società digitale e la fine del mondo comune, 2022) definisce “capitalismo delle affezioni” che ha espanso oltremodo la sensazione dell’importanza del sé a discapito dell’aspetto relazionale. Gli stessi social network, secondo Sadin, contraddicendo la promessa di creare rete sociale, spingono, di fatto, all’isolamento del soggetto. La svolta digitale sembrerebbe aver portato a compimento quel processo di secessione individuale generalizzata che ha le sue basi nell’individualismo liberale e un importante punto di svolta nel neoliberismo tardo novecentesco: “There is no such thing as society”, pontificava Margaret Thatcher negli anni Ottanta del secolo scorso.

In Cosa significa essere umani?, Gallese e Morelli sottolineano come l’essere umano, oltre a ragione e logica, sia anche emozione e sentimento: «dietro a ogni pensiero c’è un’emozione e le emozioni intarsiano ogni scelta della nostra ragione», anche la razionalità è incarnata e ad essa occorre guardare in maniera relazionale. Le competenze simboliche degli esseri umani, spiegano i due autori, «derivano dalle potenzialità creatrici intrinseche alla natura corporea», tanto che «il linguaggio, la più sofisticata tecnologia cognitiva evoluta della nostra specie, infatti mantiene legami con le radici corporee da cui scaturisce e di cui costituisce l’espressione di un creativo riuso».

Come suggerisce lo stesso sottotitolo del volume, è dal corpo, dal cervello e dalla relazione che Gallese e Morselli  intendono provare a rispondere all’interrogativo posto dal titolo: Cosa significa essere umani?