di Edoardo Todaro
Simona Baldelli, Il pozzo delle bambole; Sellerio Edizioni, 2023; € 16,00
Nonostante ci ritroviamo in un susseguirsi di libri, film ecc… che raccontano storie operaie, ritengo che quel filo rosso che si è dispiegato in Italia, e che tutt’ora è in corso al di là delle prospettive politiche possibili e per certi versi auspicabili, non possa prescindere dal lato concreto del suo esprimersi. Detto questo, non possiamo non prendere in considerazione il fatto che la produzione” culturale” a cui ho fatto riferimento, sia estremamente importante non solo nel tenere viva la memoria rispetto ad avvenimenti rimossi da un potere che ritiene di aver vinto; ma soprattutto nel far sì che quelle lotte siano utili nel portare avanti un conflitto indispensabile che non sia solo di resistenza ma anche di vera e propria coscienza di classe.
Rispetto a quanto scritto, rientra a pieno titolo: “ Il pozzo delle bambole “ di Simona Baldelli, e perché no https://mreditori.it/prodotto/eravamo-ribelli-le-operaie-del-tabacco-in-italia/, di Walter De Cesaris attivista all’interno del movimento per il diritto all’abitare, che ci parla di lotte per la dignità. Baldelli ci porta a fare i conti con le condizioni di miseria che attanagliava la condizione operaia, per non parlare delle lavoratrici che si devono rapportare figli da abbandonare ed orfanotrofi come soluzione, gestiti da un integralismo cattolico che assume caratteri di soprusi, prepotenza ed arroganza nei confronti di minori indifesi ed obbligati a subìre, di moralismo verso qualunque sensibilità sessuale si manifesti.
Orfanotrofi che assumono, in tutti i suoi aspetti, le sembianze di un vero e proprio zoo: la messa in mostra, l’esposizione di tutti/e in vista dell’affido. In questo contesto prendono vita le rivolte all’interno dell’orfanotrofio e poi nel tabacchificio con mucchi di foglie di tabacco da contare, suddividere, pressare , sballare e trasportare, ma comunque una grande famiglia di operaie, e si forma la coscienza contro l’arroganza ed i soprusi.
Operaie, addette alle presse, alla spulardura; essere sigaraie che hanno di fronte a sé l’angoscia di perdere il lavoro e le responsabilità familiari che non possono essere tenute in considerazione stando tutto il giorno fuori di casa; ed il conoscere i sindacalisti che svolgono la funzione di tranquillizzatori, che ricordano, nel loro parlare tanto per parlare,le prediche dei preti, noiose ed inutili.
Un tabacchificio che nonostante tutto è parte di un mondo che è pieno di avvenimenti: l’assassinio di JF Kennedy, la strage del Vajont, le università in lotta, le 150 ore la consapevolezza della propria ignoranza ed il soddisfare il bisogno di sapere, il diritto alla salute con la tubercolosi che incombe sulle lavoratrici,gli ambienti insalubri e le malattie professionali, il Vietnam, il Che, Valle Giulia e la Cecoslovacchia, le canzoni da Morandi a Paoli, da Tenco a Rita Pavone, Mina e Celentano.
È Nina la protagonista di questo vero e proprio terremoto politico/culturale; è Nina che ha acquisito esperienza nel brefotrofio in fatto di disciplina da caserma con un rigido sistema gerarchico di controllo; il far conoscenza con le forme di lotta, che le operaie si danno: cortei interni, “ spazzolare “ le crumire.
I giorni di sciopero, 14, che pesano economicamente, con il suo effetto collaterale:il tabacco andato a male. Nina che rinasce nel momento in cui reagendo, si mette a tirare sassi e conosce un’arma fondamentale: la solidarietà verso le scioperanti ed il senso di appartenenza che rende la lotta fondamentale per tutta la città e che quindi non può fallire.
Un libro che è direttamente collegato all’altro a cui accennavo sopra proprio per il filo rosso che unisce conflitto e lotta. 1992 lo sciopero contro la privatizzazione dei monopoli; la cassa di solidarietà e prima lo sciopero durante l’occupazione nazista. Questi due libri non ci parlano solo di un esemplare storia sociale delle lavoratrici e dei lavoratori del tabacco ma della connessione delle rivendicazioni delle manifatture in una dinamica più generale.
Ci parlano dell’emancipazione necessaria per essere linfa del conflitto, una doppia emancipazione: dallo sfruttamento in fabbrica e dalla subordinazione a casa. Quanto leggibile è importante in quanto la storia di ieri può trasmettere, in positivo, ad una possibile storia di domani. Storie di riscatto, di dignità, di presa di coscienza, di solidarietà, di un percorso collettivo fatto di condivisione, di complicità, di lotte con le quali, e solo con quelle, si ottiene tutto, di legami di classe, legami sociali, del mettere in connessione condizione lavorativa e malattie insorgenti dallo sfruttamento dell’attività produttiva; la chiarezza e la concretezza degli obiettivi, il darsi forme autonome dell’autorganizzazione operaia.