di Abdallah Zriqa* [traduzione di Sana Darghmouni]
Gocce di candele nere
1
Così ho spento la candela
per accendere le tenebre
E ho visto il sole
Isolato dalla luce
ho visto porte
ma non ho visto
dimore
E le farfalle ho visto
uscire dai vermi dei morti
temevo che il mio volto
fosse un altro
incollato al mio
ed è cresciuto il mio timore quando ho visto
I miei piedi calpestare scorpioni
raggiunta l’acqua
Ho cercato la bocca della Terra
Ma non ho trovato altro che terra
Simile a un dorso di tartaruga
E ho urlato:
L’inferno è tutto ciò che resta
del paradiso
Il paradiso perisce
ma il fuoco rimane
E quando mi sono assentato
È rimasta presente
Solo la mia mano
al ritorno
le mie dita erano diventate
Lingue di fuoco
Ho detto:
Oh, se solo sapessi
Che la notte mi è più clemente
del giorno
io me ne vado
ma la coppa non si esaurisce
E ho cantato:
piede mio o piede
O piede del piacere
quando è arrivata la donna
Ho spento la candela
E ho urlato:
Dimentica il tuo idioma
Lascia che solo la tua lingua
mastichi
Un altro idioma
ho pensato al sole
Che non mi ha mai visto nudo
E nel bosco
Ho visto il vento
ma non ho visto il flauto
Così ho scritto nell’aria:
Non cantare con il vento
(di notte
Ho visto uccelli
Beccare solo capezzoli)
E ho urlato ad una formica
Non tornare a casa
C’è un carceriere
Che gioca con le sue chiavi
In tua attesa
E nell’acqua
Ho visto un serpente uscire dalla mia bocca
nel sonno
Ho visto un silenzio
nero
nero
2
Dammi una coppa
Per sorseggiare questo vuoto
E un braccio
Per misurare questa separazione
Preparami un letto
Di vetro
e lasciaci scivolare i miei incubi
Non voglio leggere lettere
Che non stiano davanti ai miei occhi
Come chiodi
Darò la mano a questo cane
Che arriva per tagliarne qualche dito
Lascerò molto bianco nei miei scritti
Affinché questa prostituta ci cammini sopra a suo gradimento
(Questa non è una penna
Piuttosto, è un’ascia per distruggere questo poeta
Che mi domina)
Le formiche cammineranno al mio funerale
lascerò la mia tomba a chi non ha trovato un posto per dormire
Lascerò molto bianco nella mia scrittura per illuminare
l’oscurità a venire con la notte delle parole
Lascerò il candore per il giorno del vostro matrimonio.
Vuoti storti
1
Hey, cosa sono questi gioielli che brillano di lacrime in questo negozio?
E cos’è questo cane fedele che custodisce questo vuoto?
come ho messo la mano su un muro di denti
come di notte tutti i negozi sono scomparsi nelle tasche
E in autunno, le mie unghie cadute
2
E cos’è questo uccello che becca palline di sangue secco in una camicia
Bianca appesa ad un muro di calce sbucciato
E chi è quest’uomo che getta la sua dentiera
ingiallita su questa riunione che ha riempito questo giornale
non lasciando alcun luogo alle parole per vagare
3
E cos’è questo cielo pieno di lendini?
Farò un bagno prima di dire questa parola
Andrò al cimitero per leggere la mia data di nascita su una lapide
Ma non camminerò
mentre il mio piede è gomma
Ah, oh io vivo in un occhio
E dormo in un orecchio
4
poi come sono arrivato a quel buco e ho trovato
I miei occhi scrutandoli fino a diventare cieco
Come ho lasciato scorrere questa immagine
Come ho aperto la porta del mio volto
Prima di aprire la porta di questa casa
E come ho aspettato questa poesia
andare in bagno
E ritornare
Ma quando non troverò un foglio
Scriverò nel bianco di un occhio
5
Non lasciate l’uomo con le dita mozzate contare i giorni rimasti
E leggete queste parole prima che si trasformino in scarafaggi
Allontana da te questa sedia zoppa per evitare che ti prenda una gamba
Oh, non ho trovato nessun essere vivente nel cimitero della mia testa
Non lavatemi
Andrò dal gabinetto alla tomba
Non leggete nulla per me
I vermi hanno mangiato le mie orecchie
Non copritemi
La mia testa
Fa da lapide
al mio corpo
6
Quando mi sono seduto
Ho preso un ago
E ho rammendato
Questo candore
Ma mi sono spaventato quando ho visto un mendicante chiedermi l’ultima parola che ho scritto
L’indomani
Sono andato da un mediatore immobiliare alla ricerca di uno spazio vuoto
Wahah
Per ascendere questa parola
Ho bisogno di una scala
Poi non so
Come ho fatto a spegnere una parola fiammeggiante
In un portacenere
All’esterno
Mi sono voltato per trovare il mio nome inseguirmi
Come cane
Quindi ho piegato la testa
E ho svuotato quel che era negli occhi
e la sera
Ho pianto da una vecchia che tesseva i suoi ricordi
In un tappeto
Poi sono scappato
Scappato
Questa non è una mano
Ma un forcone
Per cospargere
La polvere
Del mio corpo
7
Niente
Niente
Il cielo è desolato
Tranne che di alcuni corvi
La peluria della terra
Assomiglia alla peluria delle orecchie
L’atmosfera è priva persino del vuoto
E le teste delle persone sono come chiavi storte
La paura è bianca sulle cime delle montagne
E le fronti come le tavolette dei morti
i libri come lapidi
i ponti come le schiene degli anziani
gli alberi come le gambe dei malati
la noia svolazza come polvere
e le ombre sono scavate nel terreno
E solo i cani che abbaiano lì
Hanno voluto
scacciare questo
nulla.
(Un’altra poesia):
E così via
Blu puro
Come candore di zucchero
Bianco scintillante
Come trapunta di una nuvola
Rosso come una camicia penzolante
Dall’orlo di un crimine
Nero come sangue liquido
Da una bottiglia di cenere
E verde come un’analogia
Che non si addice a un giardino
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* Nato a Casablanca nel 1953, Abdallah Zrika è considerato uno dei più importanti poeti contemporanei nello scenario letterario marocchino. Scrive in stile libero portando il linguaggio verso nuovi orizzonti di sperimentazione audace e infinita e basando la sua esperienza poetica sulla spontaneità che offre la lingua parlata; infatti la parola con Zrika non conosce confini, ma è espressione libera. A causa della censura, Zrika ha pagato il prezzo della libertà di espressione con due anni di carcere alla fine degli anni ‘70. Per un’intera generazione, Zrika ha incarnato l’ideale dell’uomo che difende la libertà, la vita e la parola. Molte sue opere sono state tradotte in francese come Ivresse de l’effacement, (Editions Méridianes, Montpellier, 2020), Tortue de l’effacement, (Editions Apic, Algiers, 2018) e alcune in inglese.