di Daniela Bandini
Lorenzo Campi, La città dei matti, Porto Seguro Editore, Firenze 2020, pp. 394, € 15,50.
Questo è il romanzo in assoluto più strambo, esilarante, intelligente e grottesco che io abbia letto di recente. Per chi seguisse XFactor, è l’equivalente di N.A.I.P ai bootcamp: sconcerto e incredulità che si materializzano in un istante.
Esiste, in quel di Ivanovo, città della Russia Centrale, un ospedale psichiatrico giudiziario, dove gli ospiti, per motivi di isolamento e/o pigrizia (veramente complesso e laborioso l’aggiornamento), sono rimasti al calendario pre 25 dicembre 1991. Il legame che esiste tra Ivanovo e la sua rinomata struttura con l’Italia e gli eventi narrati è che questa “negli anni della Seconda Guerra Mondiale divenne un rifugio sicuro per i dirigenti dei Partiti Comunisti ricercati e perseguitati dai nazifascisti”. Ci soggiornarono Aldo Togliatti, Gino e Giuseppe Longo, i figli di MaoTse-Tung, il figlio del Maresciallo Tito ecc…
Il legame con il nostro Paese, con il romanzo, nasce dal sedicente gruppo terroristico “Il Club degli Anziani” (vedi qui), dove arzilli e determinati pensionati pensano di imbracciare le armi già ignominiosamente abbandonate. Quindi, onde evitare pericolose pandemie emulative, lo Stato italiano pensa di provvedere alla loro detenzione in luoghi inaccessibili e top-secret.
Da qui il tentativo di organizzare un’evasione, con un furgoncino Porter guidato da un paesino della provincia di Firenze a Ivanovo. Padre e figliolino, con il dissenso della moglie, che infatti denuncia il marito per rapimento. Non vi basta ancora?
Per farvi definitivamente innamorare di questo romanzo, riporto il discorso del figliolo, Enrico, con l’impiegato dell’Ufficio Anagrafico.
“L’impiegato dell’anagrafe rimase meravigliato di trovarsi davanti un ragazzino delle elementari che chiedeva la procedura per cambiare il nome. ‘E come vorrebbe chiamarsi?’… ‘Nikolaj’, rispose Enrico Ferrajoli. ‘E che nome sarebbe questo?’ ‘Un nome russo. Nikolaj Ivanovic Bucharin. Era un bolscevico. Mio padre mi chiamò Enrico per Enrico Berlinguer, ma io penso che Berlinguer non fece il bene della sinistra e dei comunisti in particolare’ ‘Ma lei signor bambino non sarà mica tra quelli che pensano che Berlinguer sia lento?’ ‘Signor impiegato comunale, vorrei farle notare che Berlinguer è morto… Anche io gli voglio bene a Berlinguer, ma i’ problema unné mica quello di fidanzarsi con Berlinguer. Gl’ė quello di fa la rivoluzione.’ ‘E si fa la rivoluzione. L’unica cosa che dovrebbe fare Berlinguer é quella di darci ‘i via. Lui si dovrebbe presentare in televisione. Alla zitta. Senza dire nulla a nessuno. La sera alle 9. Lui arriva alla zitta, buonasera eh compagni, via’, concluse l’impiegato comunale”.
Nel romanzo troverete Alejnikov, il Generale Cadorna, Cechov, il Treno di Lenin, Guccini, la Banda dei Quattro, il nuovo questore Rocco Assassino, il vecchio questore Salvatore Questore, il vicequestore candidato Mariano Vice, Lev Trockij, la granduchessa Anastasjia Romanov, l’inviata di TeleSorriso, Rui Barros, Gramsci, Umberto ed Enrico Ferrajoli, ecc. A voi l’onere e il divertimento di scoprirli tutti.