di Gioacchino Toni
Piero Cipriano, Il libro bolañiano dei morti, Milieu, Milano, 2020, pp. 176, € 16,50
Eccoci. Quel provocatore di Piero Cipriano – uno che, con il mestiere che fa, ha imparato a individuare la follia sopratutto al di fuori dei luoghi in cui questa società ha preteso di confinarla – ha dato alle stampe un libro costruito sulle Chiamate telefoniche pubblicate su “Carmilla”. «Il libro bolañiano dei morti si pone come spartiacque tra la precedente trilogia basagliana della riluttanza e la prossima trilogia psichedelica della resistenza. Questo passaggio tematico, dalla liberazione dai manicomi alla liberazione della coscienza dalla gabbia della realtà ordinaria accade, per congiuntura o sincronicità, nell’anno del grande panico. L’anno in cui il mondo scopre di essere in uno stato di Bardo, che rende inevitabile l’esercizio di sconfinamento dai limiti del proprio io. “Questo nuovo sforzo letterario di Piero Cipriano, psichiatra basagliano e psico-farmacologo critico, è un lungo e fitto pensiero oscuro. È un presente che incombe sul futuro… Forse impazziremo tutti quanti.”»
Così si esprime Pierpaolo Capovilla, autore della prefazione al libro di Cipriano pubblicato da Milieu edizioni che, come detto, ingloba, rielaborandole, anche quelle Chiamate telefoniche pubblicate su “Carmilla” che tracciavano una storia iniziata «quando il virus ancora non era epidemico, ancora si poteva uscire di casa, fare la spesa, correre nei parchi, ancora non era iniziato il trattamento sanitario obbligatorio con obbligo di dimora a casa per chi una casa ce l’ha, e possibilità di uscire solo se i motivi sono con-provati».
Le Chiamate terminavano quando ormai il virus sembrava avesse concluso il suo mandato… avendo nel frattempo contagiato, eccome, seppure «in altro modo», tutti e tutto… Il libro bolañiano dei morti è andato oltre, continuando a fare i conti con il passato, con il presente e con il futuro ricordando che
«Le epidemie (scrive Paul B. Preciado) “sono grandi laboratori d’innovazione sociale”. Se l’epidemia della lebbra era stata gestita necropoliticamente escludendo i lebbrosi dalla città, l’epidemia di peste fu affrontata invece con forme di “inclusione esclusiva, cioè segmentando la città e confinando i corpi in casa” (scrive Foucault). Oggi il Covid ha riproposto questo doppio schema, da una parte il modello biopolitico di Italia Francia Spagna con un lockdown inflessibile che ricorda l’inclusione esclusiva da peste, dall’altra il modello psicopolitico di Corea del Sud Taiwan Hong Kong Giappone e Cina con il monitoraggio di smart phone e carte di credito. È la nemesi del delirio sovranista. Che pare già preistoria. L’Europa chiude le frontiere, l’America chiude le frontiere, muri chilometrici, centri di detenzione per migranti infetti, virali. Arriva il nuovo migrante invisibile (il virus) e sposta la frontiera sul ballatoio di casa tua. Calais o Lampedusa diventa il tuo condominio. Il confinamento del migrante non lo fai più nel centro di detenzione ma nel tuo appartamento, perché il migrante infetto potresti essere tu, l’ospite indesiderato è dentro di te. Il modello biopolitico, europeo-americano, perde. Il modello, psicopolitico, asiatico, vince. Controllare corpi, controllare menti, senza pelle senza mani senza scambio di contante usando sempre carte di credito senza parlare vis a vis lasciando audio vocali senza volto (che è coperto da maschera) senza nome basta l’indirizzo mail o il profilo Facebook il corpo è sostituito da un codice, e la casa è il luogo dove tutta la vita si svolge lavoro scuola consumo sesso. Lì sappiamo dove trovarti. Non puoi essere altrove. Come ti salvi dalla macchina algoritmica che estrae continuamente dati che vanno a costituire il tuo avatar? Come renderti irriconoscibile al deep learning digitale che si adopera, click dopo click, connessione dopo connessione, post dopo post, per classificarti, inquadrarti, diagnosticarti in una diagnosi che non è più psichiatrica ma è algoritmica? Come fai a renderti (stirnerianamente, anarchicamente) unico incatalogabile inclassificabile imprevedibile irraggiungibile?»
Il libro bolañiano dei morti di Cipriano esce ora, con i lockdown di nuovo in essere, ricordando che la storia «si ripete sempre due volte la prima è tragedia la seconda è commedia anzi no è un film dell’orrore anzi no è un film di zombie gli zombie sono metà dell’umanità che si è acconciata con una mascherina sul grugno e non vuole più toglierla, e non dà più la mano e non esce di casa salvo quando deve fare cose per sopravvivere, la vita è sopravvivenza, ora niente più divisione del mondo in due blocchi: destra/sinistra, occidente/blocco comunista, ricchi/poveri, nord/sud, la divisione adesso è tra zombie-con-maschera, d’ora in poi definiti i responsabili e zombiesenza-maschera di volta in volta definiti i complottisti, oppure i negazionisti, oppure sentite questa (sembra fatta apposta per me) i cretini libertari.»