di Francesca Fiorentin
[Legàmi cedenti ossigeno è una raccolta di poesie di Francesca Fiorentin, pubblicata nel 2020 da Oèdipus, nella collana “Intrecci”. Il tema principale è l’esistenza, prevalentemente trasfigurata in immagini oniriche e quasi metafisiche, dove il reale viene scolpito in una dimensione magica e surreale. Le poesie di questa opera rappresentano anche una inesausta lotta letteraria schierata dalla parte dell’umanità, contro tutti i cinismi e tutti i compromessi. La parola poetica, nei componimenti di Francesca Fiorentin, prendendo le mosse da una profonda dimensione corporea e umana, si innalza, a volte, verso preziosismi ermetici che però mai si distaccano dall’universo della realtà. In essa, la poesia persegue una lotta di resistenza contro qualsiasi parvenza di inautenticità. Quei “legàmi cedenti ossigeno” che danno il titolo alla raccolta si trasformano quasi nel magico tesoro trovato dal poeta, quel “porto sepolto” – parafrasando Ungaretti – in cui vive e pulsa la parte più segreta e nascosta di ciascuno di noi. Ma anche quella più umana. – Paolo Lago]
Poeta
Stilema di kilo di grasso
e trina nei secoli le misure,
estromesso dal convivio tu atleta scomponi
i tempi e roccia in colori
strato per strato, tra le faglie
trovando legàmi cedenti ossigeno.
Gita in Lombardia
Pioppi come bastoni da taglio.
Divisori di balcone tra due appartamenti
bovini a vista affollati
mangia chili
carovane in motore monovolume
west osserva, lago o fiera
e fiera fiera
bandiera alzata di Lombardia zingara
armata, padani marchio hell-cow-boy.
Una casa inconsistente
Pensavo a quale genere di casa abitare,
per il poco tempo che siamo in vita
meno duraturi di una conchiglia
una casa di sabbia e acqua
priva di architettonica bellezza.
Il tetto come i pensieri, da ricostruire continuamente
attraverso pagine.
Delle pagine
il cielo deve avere una memoria infinita.
Sono i luoghi d’aria attraversati dalla scrittura
senza penna
io lo spero
innumerevoli i tetti.
Guardia Costiera
Annoiata guardia costiera
osservavo illeciti commerci
presso un mare dove i pescecani
indicavano alle navi l’approdo al porto,
annotavo traffici sinistri
nel registro scrivevo le frodi
come una regolare contabilità.
Stanca della compiacenza
che mi era richiesta dal lavoro,
confondevo di proposito le cifre.
Non mi turbava il licenziamento,
accarezzavo una medusa piaggiata a riva.
“Che fai? Ritorna al largo”.
Dal toccarla venne un brivido
Singolare
la scossa illuminava
la più bianca
fine
esistente.
Rivoluzioni e colpe
A causa della mia colpa.
Coro: non c’è colpa.
Sì, allora: “per colpa di quell’evento” –
Coro: non c’è colpa.
… al verificarsi di quella circostanza,
come l’attrito ferma la
palla, reagivo ai colpi d’arma da fuoco
alzando le barricate.
Coro: non erano armi da fuoco.
Lo significavano.
Coro: non era luglio, non era ottobre
e non erano banditi.
Giugno era insorto da solo,
per non essere mai luglio,
mai ottobre.
Minaccia al cielo
Non credo sia impossibile contrastare
la meccanica fisica,
uncinare i confini dell’universo,
sbucarne fuori.
E davanti all’evento della nascita della vita,
sbrogliare l’ulteriore mistero
per cui l’uomo si vestì di colpe.
Fotogrammi interni al cerchio celeste
vita, storia
è in opera l’orrore
il tiranno ha lo scettro e la gravità newtoniana,
irreversibili le cadute.
Noi mineremo la sfera misteriosa.
Volta del cielo, temi noi
appesi al muro di evasione.