di Anna Fresu
Pier Bruno Cosso*, Solo danni collaterali, Marlin Editore, Cava de’ Tirreni, 2020, pp. 204, € 11,92.
Immagina che qualcuno mangi un pipistrello, o che una farfalla batta le ali in qualche parte del mondo; o un lutto improvviso, una disgrazia…
O, magari, che un plotone di carabinieri irrompa all’alba di un sabato qualunque nella tua casa. Immagina che quel sabato volevi andare a mangiare al mare, in un ristorante ad Alghero, con la tua famiglia, sul SUV che hai appena comprato.
Immagina di crederti felice, di fare il lavoro che hai sempre voluto, di avere una moglie che ami e che ti ama, una figlia adolescente che cresce bene, di ricevere stima per quel che sei e per quel che fai, di possedere una bella casa, di aver raggiunto un benessere che sai meritato. Immagina di avere una vita.
Immagina di essere il dottor Enrico Campanedda, di Sassari.
È la sua vita ad essere sconvolta quel sabato mattina da un’irruzione dei carabinieri con un’accusa assurda.
È Enrico Campanedda la voce narrante del romanzo Solo danni collaterali, di Pier Bruno Cosso, recentemente pubblicato da Marlin editore. È lui che ci tira dentro la sua storia facendocene condividere l’angoscia, la frustrazione, il senso di impotenza di fronte a un’accusa da cui sembra impossibile difendersi, al punto di chiedersi dove ha sbagliato, se è davvero colpevole, e di che cosa. Tante domande alle quali è difficile trovare una risposta.
È lui, siamo noi, che crolliamo, che entriamo in depressione, che guardiamo sfumare tutte le nostre certezze, che ci troviamo da un giorno all’altro senza lavoro, che dobbiamo rinunciare alla nostra sicurezza economica, che rischiamo -forse- di perdere gli affetti, di dubitare di tutti, di lasciarci andare.
La colpa è delle ali della farfalla o forse, sì, la colpa è dell’Autore. Che con capitoli serrati, una scrittura pulita e affilata come lama di coltello, con un ritmo che toglie il respiro… ci chiama in causa, accusati/accusatori, a volte troppo sicuri, dimentichi di essere fragili, sospesi sulla corda sottile dell’esistenza, incapaci di dare ascolto alle nostre inquietudini. E quel che resta dietro sono solo “danni collaterali”. O vite spezzate.
E allora tocca farsi coraggio, ritrovare fiducia, iniziare a lottare. Forse andrà bene, forse no. Sarà tutto come prima? O potrebbe essere meglio? Dipenderà da quanto avremo imparato.
Il romanzo si ispira a una storia vera, quella di un medico – come il protagonista del libro – che ha vissuto gli stessi eventi traumatici, in un luogo imprecisato della Sardegna. I personaggi, le vicende narrate, le ambientazioni sono però frutto della fantasia dell’autore che ci tiene a precisare:
“In ‘Solo danni collaterali’ tutto quello che sembra assurdo, che ti pare impossibile, è vero! L’intreccio con amori, passioni e tradimenti, invece è più attinente al mondo della fantasia. Anche per proteggere la vera identità del protagonista reale che ne ha passate abbastanza…” (intervista rilasciata a Massimiliano Perlato, per “Tottus In Pari”.
C’è uno sguardo rivolto anche alle vicende giudiziarie di cui fu vittima Enzo Tortora. Come nella realtà, anche nel libro si parla di un giudice che monta un caso clamoroso per far carriera, con la complicità di altre figure che perseguono i loro interessi personali. Il romanzo non vuole essere un atto d’accusa contro la magistratura, bensì una riflessione sul ruolo che ambizione e invidia possono giocare nella vita di un cittadino comune.
*Pier Bruno Cosso è nato nel 1956 a Sassari, dove vive tuttora e che è la sola città in cui vorrebbe vivere. Ha pubblicato i romanzi Il giorno della tartaruga (2013) e Dannato Cuore (2015), entrambi Parallelo45; la raccolta di racconti Fotogrammi slegati (2018), Il Seme Bianco (Gruppo Elliot–Castelvecchi). Solo danni collaterali (Marlin Editore 2020) è il suo ultimo romanzo.