di Alessandra Daniele
Ilva o Mose, acqua alta o altiforni, per la campagna elettorale permanente di Matteo Salvini ogni crisi è un opportunità, come se, con la Lega, non ne fosse corresponsabile.
Come sempre, uno dei suo sforzi principali è sembrare normale, un uomo comune alle prese coi problemi della vita quotidiana.
In realtà è un politico di professione da quasi trent’anni, e non è mai stato nient’altro.
Quello da uomo comune è solo uno dei costumi che indossa.
Se due settimane fa ho proposto tre argomenti per sgonfiarne la bolla speculativa, questa settimana vale la pena d’individuare invece i tre argomenti più utilizzati per attaccarlo che in realtà gli giovano.
1) “Salvini è una minaccia per la democrazia”
La democrazia liberale in generale, e italiana in particolare, è ormai talmente screditata che gli unici ancora ansiosi di servirsene, cioè gli elettori sovranisti, vogliono farlo solo per smantellarla.
Confermare la loro speranza che Salvini sia davvero il nuovo Duce che sognano, significa rafforzare la loro determinazione.
In realtà Salvini è solo un frontman da campagna elettorale. Le decisioni importanti sarebbero comunque prese altrove, dalle lobby che lo finanziano, mentre il Capitano va in giro a fotografarsi in spiaggia o sotto la neve, a seconda della stagione.
Salvini è socialmente tossico e politicamente nefasto perché adopera l’istigazione all’odio razziale per stornare l’incazzatura popolare dal conflitto di classe. Della cosiddetta democrazia liberale non sfascerebbbe niente che non sia già soltanto una maschera.
2) “Salvini vuole portare l’Italia fuori dall’Unione Europea”
Questa presunta accusa è in realtà una delle promesse elettorali, implicite o esplicite, che da sempre gli guadagna più voti (per quello che servono). Gran parte degli italiani considera l’Unione Europea una gabbia, una mafia, una peste. A Salvini premier però non sarebbe mai davvero consentito nessun diritto di recesso, e lo sa bene. Per quanto i suoi economisti sognino di stampare in cantina banconote da cento con sopra il suo faccione ghignante.
3) “Salvini strumentalizza la religione, ma non è un buon cristiano”
Conformisti, ipocriti, superstiziosi e opportunisti, gli italiani sono in maggioranza cristiani col beneficio dell’inventario. Scelgono della religione ciò che gli conviene e scartano il resto, stralciando dal Vangelo le parti scomode, per ritagliarsi frasette da Baci Perugina o meme di Facebook. Cercano col soprannaturale un rapporto clientelare, pregando solo quando gli serve, e contrattando donazioni e fioretti come se comprassero un favore da un sottosegretario. Strombazzano la loro appartenenza religiosa per dichiararsi superiori a coloro che vogliono discriminare, e gli unici valori che celebrano davvero per le feste sono i valori altissimi di colesterolo e glicemia.
Salvini è così in sintonia col vero “sentimento religioso” degli italiani, che potrebbero acclamarlo Papa. O meglio Antipapa. In questo, davvero li rappresenta.
Sono questi tre degli argomenti più controproducenti da utilizzare contro Matteo Salvini, che ogni volta anziché danneggiarlo, lo rafforzano.
E sono, guarda caso, i preferiti dal PD.