di Walter Catalano
Buona Apocalisse a tutti! (Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch), romanzo umoristico/fantastico/metafisico/apocalittico, uscì nel 1990, scritto a quattro mani da Terry Pratchett e Neil Gaiman. La commedia – “divina” anche in questo caso, anche se non esattamente nel modo di Dante o di Milton… – sull’avvento dell’Apocalisse era l’evidente parodia di un genere, abusato all’epoca, costruito su film come Il presagio (The Omen) o altre narrazioni letterarie e cinematografiche a base di Anticristi, Armageddon incombenti, profezie apocalittiche e simili, che metteva in campo però con piglio irriverente, sullo stile tipico – lieve ma colto – dei creatori rispettivamente dell’epopea di Sandman e di quella di Discworld, un’ampia silloge di riferimenti eruditi. Il libro fu un grande successo, almeno nel mondo anglofono, e fin dal 2002 Terry Gilliam – in palese sintonia con l’essenza dell’opera – cercò di realizzare un film ad essa ispirato. Il progetto però non ebbe seguito. Pratchett morì nel 2015 strappando al più giovane collega Gaiman la promessa di adattare personalmente il romanzo scritto insieme e portare a compimento non un film ma una miniserie tv. Così il coautore sopravvissuto ha mantenuto il patto scrivendo la sceneggiatura e lavorando come showrunner per la coproduzione Bbc/Amazon, che si è guadagnata l’apprezzamento degli spettatori e l’anatema da parte dei fondamentalisti cristiani. Una petizione lanciata dal gruppo integralista Return To Order, ha proposto infatti, ricevendo più di ventimila firme, la cancellazione della serie con l’accusa di ambigua condiscendenza verso il satanismo oltre che di incitamento alla perversione, per i riferimenti non troppo celati all’omosessualità dei due protagonisti.
La trama del libro e soprattutto dello show derivato, checchè ne dicano i bacchettoni, è decisamente intelligente, spiritosa e godibile: il demone Crowley in origine Crawly (da crawl, strisciare), già serpente tentatore dell’ Eden fin dal suo primo contatto con gli uomini – nome poi cambiato in Crowley, in onore di Aleister – e l’angelo Azraphel (in originale Aziraphale) già guardiano della Porta Orientale dell’Eden, che aveva cacciato fuori Adamo ed Eva dopo la caduta, non prima di aver gentilmente regalato loro di nascosto la sua spada infuocata per difendersi dagli animali feroci, dopo millenni di permanenza nel mondo materiale come emissari dei rispettivi Comandi, si sono ormai affezionati alla routine e ai costumi terreni – apprezzano troppo le arti, il cibo, le comodità, la tecnologia, e anche l’ingegnosa adattabilità degli esseri umani – e tentano di prevenire la venuta dell’Anticristo e la conseguente Apocalisse, stringendo un patto d’alleanza fra loro e inimicandosi in un colpo solo Paradiso e Inferno a cui si sono contemporaneamente ribellati. Troveranno dei complici più o meno consapevoli nella giovane strega Anathema Device, discendente da Agnes Nutter, la veggente del XVII secolo che ha scritto le profezie leitmotiv dell’azione; Newton Pulsifer, un non-ingegnere informatico, che distrugge inevitabilmente qualsiasi computer su cui mette le mani; una banda di precoci bambini della provincia inglese tra cui si nasconde il riluttante Anticristo; e il burbero e ormai disoccupato cacciatore di streghe Shadwell.
Gli elementi di disturbo per bempensanti e moralisti nello show ci sono tutti: la recitazione stratosferica dei due protagonisti David Tennant/Crowley e Michael Sheen/Aziraphale, così caricata su toni simpaticamente queer, entro un understatemet umoristico assolutamente british; il Bildungsroman del promesso Anticristo che si evolve in consapevolezza della propria autonomia e la conseguente determinazione a decidere indipendentemente dalle aspettative degli altri; la vorticosa fuga dal reale che specchia però fedelmente le contraddizioni della nostra contemporaneità; la provocatoria essenza femminista (Dio parla con voce di donna, quella della bravissima Frances McDormand, la moglie di Joel Coen) e gnostica (la Madre nostra è del tutto indifferente all’Armageddon e alle trame sia del Paradiso che dell’ Inferno: sta al di sopra della mischia, lontana e irraggiungibile); la prospettiva pericolosamente relativistica che nello scontro tra bene e male ci spinge a tifare per chi sta in mezzo. Questo più stratificato spessore tematico – temi in parte aggiunti o potenziati da Gaiman per la serie tv e quasi assenti o appena accennati nel libro – induce, pur fra una risata e uno sberleffo, a pensare, a farsi delle domande, sempre imbarazzanti per i tutori dell’ordine costituito: tutti i protagonisti sono dei ribelli, un angelo e un diavolo che non accettano i loro ruoli e, nonostante tutto, sono amici e complici (o magari amanti) nel comune vincolo volto ad inceppare l’ingranaggio di un meccanismo del quale entrambi non si sentono parte; un Anticristo che rifiuta poteri e potere per essere solo un bambino come gli altri e poter giocare ancora con i suoi amici; una strega che brucia il libro di profezie della sua ava perché vuole essere libera di vivere giorno per giorno senza sapere in anticipo il suo destino; un cacciatore di streghe che scopre quanto in fondo le streghe gli stiano simpatiche.
Oltre alla raffinatezza della sceneggiatura e alla brillantezza dei dialoghi, anche tutta la produzione è a livelli iperuranici, dalla vivacissima sigla di apertura che può ricordare certe animazioni surrealiste dei film targati Monty Python, alla fotografia, agli effetti speciali, alla pirotecnica regia di Douglas Mackinnon, per non parlare del cast: dei due protagonisti abbiamo già detto, ma è doveroso citare almeno l’incredibile Jon Hamm, sbalzato dal ruolo del bel tenebroso irresistibile sciupafemmine di Mad Men ad un manageriale, spocchioso ed esilarante Arcangelo Gabriele; un Michael McKean – il Chuck di Better Call Saul – arcigno e arruffato Sergente Shadwell, Miles Gloriosus della caccia alle streghe, bonario e derelitto sotto l’apparenza illusoriamente marziale; la bella Adria Arjona, un’adorabile streghina Anathema Device; il piccolo Sam Taylor Buck, efficacissimo Anticristo renitente; e infine Benedict Cumberbatch, l’ineffabile Sherlock, nel ruolo (solamente vocale) niente meno che di Satana in persona.
Irresistibili i siparietti storici attraverso lo spazio e il tempo, dalla Creazione, ai vari episodi biblici rivisitati, alla prima rappresentazione dell’Amleto di Shakespeare, alla Rivoluzione francese, fino alla contemporaneità; altrettanto gustosi i punti deboli dei ben poco trascendenti protagonisti: Crowley, occhi serpentini a pupilla verticale nascosti da perpetui occhiali neri, appassionato di auto, viaggia in una Bentley del 1926, incurante di qualsiasi regola di circolazione, con lo stereo che trasmette a loop pezzi dei Queen; Aziraphale, a tempo perso commerciante di libri antichi, troppo affezionato ai suoi tesori per riuscire a venderli, è un goloso gourmet in perenne caccia di ristorantini raffinati. Le loro debolezze sensuali salveranno il mondo. Anche l’Anticristo, nato in un convento di suore sataniste e scambiato per sbaglio, crescerà non in una potente famiglia statunitense come progettato da Alte e Basse sfere, ma in un modesto cottage della provincia inglese: la sua semplicità di bambino qualsiasi lo renderà immune dalle lusinghe del totalitarismo sia infernale che paradisiaco.
Faranno poi apparizione i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, che viaggiano ormai in moto e sono Guerra – a tempo perso inviato speciale in zone belliche – Inquinamento – che ha sostituito Pestilenza, debellato dalla medicina moderna – Carestia – già proprietario di una catena di fast food e ristoranti alla moda – e Morte – l’unico che non può essere sconfitto ma solo rimandato, in quanto ombra della creazione. E’ evidente qui il tocco mitografico di Gaiman: tornano in mente i sette Endless di Sandman o le neo teogonie di American Gods.
I Quattro Cavalieri non sono altro che incubi: quando i bambini, con il loro amichetto ex Anticristo, uniranno insieme i loro propositi per un migliore futuro possibile, potranno opporsi alle forze che i Cavalieri rappresentano. Così la volontà della pace distrugge la guerra, la cura di un mondo pulito l’inquinamento e l’equilibrio alimentare la fame. Solo la morte non viene sconfitta, perché a differenza degli altri Cavalieri, è reale, e non la si può distruggere senza che anche la vita perda di significato (il personaggio di Death, la sorella di Sandman, per quanto assai più amabile di modi e d’aspetto, esprimeva un’identica filosofia). Così la Morte abbandona solo temporaneamente il campo di battaglia, ma avverte i vincitori di restare sempre all’allerta perché altri Cavalieri diversi potrebbero arrivare in ogni momento.
Mentre i loro complici terrestri ritrovano l’equilibrio delle loro vite – i bambini i loro giochi, Anathema e Pulsifer l’amore e persino il sergente Shadwell e la gentile medium/prostituta da cui abita, una probabile prospettiva matrimoniale – Aziraphale e Crowley vengono arrestati rispettivamente dalle forze del Bene e del Male e processati per alto tradimento. Entrambi sono condannati a morte dai loro spietati padroni, proditoriamente costretti a rinviare a tempi indefiniti la battaglia risolutiva tra Inferno e Paradiso. Crowley viene condannato all’immersione nell’acqua santa e Aziraphale nelle fiamme del fuoco infernale. Ma i due cospiratori hanno avuto il tempo di scambiarsi le parti prendendo l’uno l’aspetto dell’altro e rendendo così inefficaci le esecuzioni. Superata l’ordalia, i rispettivi carnefici sono costretti a rispettare l’imperscrutabile volontà del Grande Piano, superiore alle loro barbariche contese, e a commutare la pena capitale – con grande sollievo dei due – in quella dell’esilio perpetuo sulla Terra.
Il successo della serie – nonostante o forse anche per merito delle polemiche – ha eguagliato e addirittura superato quello del romanzo. Per quanto si chieda universalmente e a gran voce una seconda stagione, l’ipotesi è piuttosto remota, Neil Gaiman non ha intenzione di scrivere nuove storie con questi personaggi senza più il collega Terry Pratchett e ha dichiarato inoltre di volersi dedicare per qualche anno solo alla letteratura, azzerando le partecipazioni a progetti televisivi o cinematografici (forse anche deluso, come tutti, dalla sgangherata e inconcludente seconda stagione di American Gods, un vero e proprio tradimento della prima). Accomiatiamoci dunque definitivamente dai simpatici angeli e diavoli ribelli e gay con una vecchia storiella arguta in cui Gaiman rincara la dose sulla questione religiosa:
”Tecnicamente parlando, Good Omens è blasfemo contro l’ordine religioso, blasfemo fino a quanto potete cogliere. E Gollancz (* una delle principali case editrici britanniche, di orientamento socialista, pubblicò, tra gli altri, George Orwell) lo ha proposto per il principale premio religioso in Inghilterra, troviamo che sia una cosa veramente strana. Davvero: hanno chiesto all’Arcivescovo di Canterbury di inviare dei cardinali a prendere il té con noi…”.