di Giorgio Cremaschi
Il voto con il quale la grande maggioranza del Parlamento UE – con uno schieramento che comprende forze reazionarie di estrema destra, liberal – democratici democristiani e socialdemocratici, europeisti e sovranisti – ha votato l’equiparazione di comunismo e nazismo è una sciocca e infame operazione di revisionismo storico.
Per il parlamento UE la seconda guerra mondiale sarebbe scoppiata per pari responsabilità della Unione Sovietica e della Germania nazista, la battaglia di Stalingrado sarebbe solo un episodio marginale di essa e la liberazione dell’Europa sarebbe merito degli americani. Come nel film di Benigni ove è un carro armato USA che entra ad Auschwitz.
Ci sarebbe solo da prendere a pernacchie una simile presa di posizione, che ripropone un anticomunismo reazionario, fascistoide e in fondo ridicolo, simile a quello del generale pazzo del film Stranamore, se essa non significasse una scelta politica sul presente ancora più grave di quella fatta sul passato
Thomas Mann negli anni trenta del secolo scorso scrisse che l’equiparazione tra comunismo e fascismo o era errore di superficialità e ignoranza, o malafede. Il grande scrittore tedesco, notoriamente non comunista, poi aggiungeva che chi faceva questa equiparazione in realtà odiava soprattutto il comunismo e anche se si professava democratico, in realtà era un fascista. Il Parlamento UE, che condanna assieme comunismo e nazismo, si guarda bene dall’usare la parola fascismo, che nel suo lunghissimo documento non compare mai. Lo storico revisionista Nolte aveva presentato il fascismo solo come una reazione di difesa dal comunismo e il nazismo come un eccesso di questa difesa. Il parlamento europeo fa propria questa tesi, separando artificialmente nazismo e fascismo, e quindi salvando quest’ultimo. Come chiedono i governi reazionari dell’est Europa, che oggi esaltano i regimi fascisti che guidavano i loro paesi prima della seconda guerra mondiale.
Il voto del parlamento UE ha lo scopo di giustificare il fascismo e colpire il comunismo, anche se qualche imbecille che si dichiara di sinistra, anche estrema, fa finta di non aver capito e sostiene che la condanna europea sarebbe solo per lo stalinismo e non per il comunismo. A parte che basta leggere il testo della risoluzione per capire che non è così, la parola comunismo compare eccome, questa ridicola sottovalutazione sembra una barzelletta di Totò. Quella sul tipo che, riempito di botte per strada da uno sconosciuto che lo chiamava Pasquale, se la rideva affermando: che m’importa, mica sono Pasquale!
Il voto del parlamento UE è un’opera di falsificazione storica, ma la domanda di fondo è: perché essa viene fatta e perché proprio oggi? Già perché neppure con la caduta del muro di Berlino e il crollo della Unione Sovietica, l’Europa, allora solo occidentale, giunse a dichiarare l’equivalenza totale di comunismo e nazismo. Perché lo fa oggi l’Unione Europea che si estende fino ai confini di una Russia, che pure è un paese capitalista? Perché torna virulento l’anticomunismo in Europa, quando non c’e neppure alla lontana una presenza comunista tale da poter minacciare qualcuno o qualcosa? Perché la UE fa proprio il linguaggio anticomunista che qui in Italia oggi sentiamo da Salvini, che lo ha ereditato da Berlusconi? È questo che dobbiamo spiegare.
L’anticomunismo è sempre socialmente e politicamente di destra, ma l’anticomunismo senza un forte avversario comunista è ancora più pericoloso per la democrazia ed i diritti di tutti.
Il voto del parlamento UE giunge al termine di trent’anni di opera di smantellamento delle conquiste sociali europee, opera sostenuta dal progressivo affermarsi dell’ideologia liberista come unico pensiero ufficialmente valido, il pensiero unico.
Questo pensiero unico ha espulso dalla politica europea una sua componente fondante: il socialismo. Ovviamente questo non si riferisce a ciò che resta nel nome in partiti di sinistra che in realtà sono forze liberiste centriste. No, il socialismo cacciato dalla politica europea è quello della limitazione del potere del mercato, del pubblico, dell’eguaglianza sociale. E questa cancellazione del socialismo si è diffusa dalla politica alla società, è diventata senso comune, individualismo competitivo di tutti contro tutti. Non conosco la società, conosco solo individui, sosteneva la signora Thatcher, aggiungendo che al capitalismo liberista non c’erano alternative. Un poco alla volta il suo pensiero è diventato il senso comune dell’Europa, e tutto ciò che si è opposto a questo senso comune è stato bollato come vecchio e regressivo.
Ma se questa vittoria pratica ed ideologica del capitalismo liberista è stata così netta, perché allora il sistema oggi sente il bisogno di rispolverare l’anticomunismo?
Perché dopo la grande crisi economica, che oramai continua da un decennio, l’ideologia vincente scricchiola e urge consolidarla. Il potere ha quindi bisogno di una ideologia europea che affianchi e sostenga i principi e le regole liberiste dei trattati europei, che da soli non reggono. Questa ideologia europea è una sorta di patriottismo continentale, di imperialismo europeo liberale e umanitario, che considera nemico tutto ciò che si oppone ai suoi magnifici destini.
Questa ideologia è necessaria alle classi dominanti europee perché per esse le politiche liberiste e di mercato della UE devono continuare a far danni e per questo bisogna stroncare ogni possibile conflitto sociale. I gilet gialli in Francia sono stati vittima della repressione democratica ed europeista, e prima di loro i greci e tanti lavoratori in tutta Europa.
Ora l’anticomunismo dà veste ideologica alla caccia alle streghe. Esattamente come il maccartismo negli USA degli anni cinquanta, che servì a perseguitare pensiero critico e lotte sindacali. O come la decisione della Corte suprema della Germania Ovest negli anni cinquanta di mettere fuorilegge il piccolo partito comunista tedesco. Decisione che servì a convincere la ben più grande socialdemocrazia ad abbandonare ogni programma socialista.
Ma oltre alla difesa del liberismo all’interno della UE, il voto del Parlamento europeo serve ad una scopo ancora più grave: la guerra alla Russia. La NATO oramai comanda la UE, e non a caso la nuova presidente Ursula von der Leyen è stata un ministro dalla difesa fanatico del riarmo della Germania. Del resto tutti i governi di estrema destra europea considerano la UE solo uno strumento per far arrivare le armi della NATO ai confini della Russia. Per combattere la quale UE e NATO armano i nazisti ucraini. A conferma diretta di Thomas Mann: chi sostiene l’equivalenza di comunisti e nazisti, poi finisce per preferire questi ultimi.
Il voto del Parlamento Europeo è quindi l’affermazione che Orban ed i suoi sono un’anima costituente della UE. L’ideologia europea oggi è quella di chi ha bombardato Belgrado nel nome dei diritti umani ed è erede di quella che ha fatto milioni di vittime nel mondo col colonialismo, sulla cui infamia secolare, nessun pronunciamento c’è mai stato. Del resto in Africa il colonialismo europeo non è mai cessato.
E tutti i governi europei in questi anni, mentre tagliavano le prestazioni sociali, alimentavano “l’emergenza migrante” e con essa xenofobia e razzismo. E alla fine questo è servito a convincere tanti cittadini europei di vivere in una fortezza assediata, dai barconi dei migranti come dall’orso russo.
In sintesi europeisti e sovranisti hanno votato la stessa mozione anticomunista comune perché hanno la stessa comune ideologia liberista e guerrafondaia, più liberale nei primi, più sanfedista e reazionaria nei secondi. Europeisti e sovranisti in realtà hanno la stessa idea di società e non a caso oggi governano assieme la UE.
Il voto anticomunista comune di PD, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e la pavida astensione del M5S, dimostrano che il nostro sistema politico è sostanzialmente composto da un grande centro destra anticomunista, diviso in vari partiti, ma con valori e ideologia comuni. È grazie a questa ideologia reazionaria che Salvini può mettere sullo stesso piano fascisti ed antifascisti, comunisti e fascisti, e affermare che sono tutte distinzioni superate dalla storia. Storia che però il Parlamento UE ha sentito il bisogno di riscrivere.
Si equiparano comunismo e nazismo per negare il ruolo del comunismo nella sconfitta del fascismo e soprattutto per negare il risultato politico e sociale di questa sconfitta: lo stato sociale. Nel 2013 l’ufficio studi della Banca J. P. Morgan scrisse un documento che protestava perché in Europa le riforme liberiste non avanzavano come dovuto, attribuendo la causa di questi freni alle Costituzioni antifasciste, fortemente influenzate dai comunisti e avverse al mercato. Il voto del Parlamento UE risponde a questo lamento della finanza ed è una negazione dei, e un attacco diretto ai, principi fondanti della nostra Costituzione. Ciò che il fiscal compact ha fatto in economia, il voto anticomunista della UE vuol fare in politica: mettere fuorilegge ciò che ostacola il dominio del libero mercato.
Il voto del parlamento UE è la sanzione ideologica di trent’anni di restaurazione e reazione europee, che sono giunte alla fine a far rinascere il fascismo. Quando l’Europa riscoprirà le radici antifasciste della sua storia migliore, ed il legame indissolubile di queste radici col socialismo e con il comunismo, allora capirà che l’anticomunismo è sempre una bestialità reazionaria e lo getterà nel posto che gli spetta nella pattumiera della storia.