Se non ci fossero di mezzo i corpi e la libertà personale dei militanti colpiti dagli arresti e dagli obblighi di firma, ci sarebbe quasi da ridere.
Una bella, sonora, gigantesca risata destinata a seppellire i magistrati torinesi che, con un accanimento terapeutico davvero ingiustificato e ingiustificabile, hanno ripetuto anche quest’anno una sceneggiata che ha ripreso pari pari la stessa trama già proposta per quella che già aveva avuto scarso successo l’anno scorso.
Un tentativo, a dir poco miserabile, di minacciare e di impedire una manifestazione del movimento NoTav che, evidentemente e nonostante la sua totale pacificità, fa sempre paura.

Paura evidentemente condivisa dal ministro dell’interno, da Di Maio e dal PD oltre che da tutte le associazioni imprenditoriali, le ditte e, soprattutto, le mafie politico-economiche interessate alla prosecuzione senza fine dei finti lavori per un’autentica grande opera inutile.
Timore che i magistrati, con scarsa autonomia, si sforzano di esorcizzare, sperando che prima o poi gli irriducibili dell’opposizione alla devastazione economica, ambientale e sociale intendano la lezione e si ritirino sconfitti.

In realtà la lezione dovrebbero averla già appresa la Procura di Torino e le forze, istituzionali e non, che essa rappresenta.
Evidentemente, però, come i peggiori allievi, coartati a ripetere sempre le stesse scuse e le poche nozioni imparate a memoria nel tentativo di strappare una sufficienza impossibile, i rappresentanti del dis/ordine costituito e quelli dei media non vogliono apprendere dai propri errori. Così come i cani da guardia degli interessi imprenditoriali, politici e mafiosi che si annidano in tutte le forze politiche. Di governo e non.

Ma d’altra parte è inevitabile che una manifestazione che si è andata ingrandendo a dismisura nei suoi primi tre anni, dimostrando una capacità di attrazione enorme del movimento NoTav nei confronti di un grande numero di giovani e di cittadini di ogni genere, età e condizione socio-economica, sia destinata a suscitare sempre di più le ire della Legge e del Potere.
Soprattutto perché in tale occasione non soltanto si fa festa, ma si ragiona collettivamente.
Una cosa che, in tempo di social acefali, media asserviti e odiosi slogan populisti, privi di qualsiasi significato reale, spaventa e scuote la società della disinformazione, delle banalità di base e della repressione politica e culturale.

In questa quarta occasione di confronto si discuterà. Tanto.
Si discuterà di migranti, di Rojava e di costi del Tav.
Si parlerà di emergenza climatica con il professor Michele Carducci, professore ordinario di Diritto costituzionale comparato e diritto climatico nell’Università del Salento, dove coordina il Centro di Ricerca Euro Americano sulle Politiche Costituzionali (CEDEUAM – Red CLACSO), l’unico in Italia a studiare l’approccio ecosistemico al diritto e le forme e modalità di “analisi ecologica” della politica e del diritto.1

Si discuterà dei Gilets Jaunes e delle prospettive di quel movimento con alcuni suoi rappresentanti.
Si parlerà di guerra e repressione, in Italia e globale, con Sandro Moiso, Xenia Chiaramonte e Livio Pepino. E di movimenti territoriali e ambientali con i rappresentanti della casa editrice Tabor e del Collettivo ‘Mauvaise Troupe’ della ZAD di Notre Dame des Landes.
Si passeggerà, all’alba, intorno al cantiere con l’accompagnamento di letture fatte da alcuni scrittori presenti.

Ci si confronterà consumando birra e alimenti di ogni genere sotto il grande tendone-ristorante e bevendo vino acompagnato da panini e cibi grigliati presso gli stand più piccoli.
Si ballerà, riderà, parlerà accompagnati, dalla metà di ogni pomeriggio, da un ricco e vario programma musicale.
Si farà la festa al Tav e al modo di produzione che lo sottende in ogni istante e con ogni mezzo possibile. Perché non solo c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre ma anche, parafrasando Philip K. Dick, perché nei confronti del sistema Tav ci sentiamo liberi di dire: Noi siamo vivi, mentre voi sieta già tutti morti.

Qui di seguito il link per il programma culturale completo.

Eventi culturali 2019


  1. In ragione delle sue attività universitarie e di divulgazione scientifica il prof. Carducci opera anche come esperto nella piattaforma ONU “Harmony with Nature” e come Human Rights Defender & Earth Protector ed è uno dei promotori legali della causa climatica verso lo Stato italiano “Giudizio universale”