di Luca Cangianti
[Da oggi è in libreria il nuovo romanzo di Luca Cangianti, I morti siete voi (Diarkos, 2019, pp. 238, € 16,00). In questa opera storico-fantastica troverete: le avventure di Bandiera Rossa, la formazione partigiana più numerosa della Capitale, un’armata Brancaleone di ladruncoli, borgatari, ragazzine ribelli e osti autodidatti che praticavano un comunismo libertario ed estremista suscitando l’opposizione del Partito comunista italiano; il fantomatico Raggio della morte inventato da Guglielmo Marconi; i quartieri popolari della Garbatella, di Tor Pignattara e le loro cavità sotterranee; assalti, espropri, azioni di guerriglia queer e poi loro… “i morti”; infine il giardino incantato di Villa Mirafiori, il sogno di un altro mondo possibile e il G8 di Genova 2001. Per iniziare eccovi il primo capitolo.]
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Acqua Santa
L’esplosione provocò una ventata d’aria infuocata. Il tenente fu sbalzato in avanti e cadde a terra sbattendo il volto su una pietra. Sotto lo zigomo sinistro una ferita cominciò a sanguinare. Mentre strisciava verso un magazzino a pochi metri di distanza, avvertì una pioggia di detriti. Si rifugiò sotto una sezione di un grande tubo di acciaio. Gli sembrava massiccio e capace di proteggerlo nel caso l’intera costruzione fosse venuta giù. Un bagliore colorò di giallo il ponte levatoio, il muro alla Carnot, gli alloggi, gli automezzi, i pini e le colline intorno alla Caserma dell’Acqua Santa. Il tenente ansimava, tossiva, aveva la sensazione che tutti gli organi dentro il torace e il ventre stessero bruciando. La bocca era impastata di terra, sputò più volte ed ebbe anche un conato di vomito. Avvertì un rumore provenire dal sottosuolo: sembrava generato da una turbina impazzita che aumentava progressivamente i giri. Una seconda esplosione fece tremare la terra. Seguì il silenzio.
Nella semioscurità del suo rifugio cominciò a tastarsi il corpo per capire se avesse altre ferite oltre a quella del volto che aveva tamponato con un fazzoletto. Le gambe stavano bene, il torace e l’addome anche, la scapola destra invece era intorpidita e se provava a muovere il braccio provava dolore. Portò la mano sinistra dietro la spalla: la divisa era lacerata. Si guardò la mano sporca di sangue ed ebbe nuovamente un senso di vertigine. Dall’esterno del magazzino giungevano i lamenti e le urla dei feriti, ma anche suoni striduli che non riusciva a identificare. Aspettò ancora alcuni minuti e uscì dal rifugio di metallo. Arrivò agli stipiti del magazzino e fu accecato dal sole di luglio.
A una decina di metri giaceva immobile un aviere nella sua divisa grigio-azzurra. Accucciati sul suo corpo tre commilitoni emettevano versi indecifrabili, come degli schiocchi palatali ripetuti a breve distanza. L’uomo si spostò alla destra del deposito per vedere cosa stessero facendo. Uno dei tre si voltò di scatto emettendo un ringhio ferino. Stringeva nella mano un pezzo di carne, aveva la bocca imbrattata di sangue e la pelle ricoperta di squame. I suoi occhi erano due buchi neri che sprofondavano in un abisso insondabile. Il tenente si diede alla fuga, barcollando e inciampando. Altre creature simili inseguivano i militari della caserma, li atterravano e ne dilaniavano le carni a morsi. Da dietro un muretto un soldato con un fucile 91 sparava su uno di quei mostri che avanzava con la divisa della milizia fascista. I proiettili entravano nel torace senza arrestarlo. A tre metri di distanza la creatura spiccò un salto e fu addosso al militare che emise un grido soffocato. Il tenente notò molte altre camicie nere che fuggivano disordinatamente. Raggiunse il viale alberato che portava all’uscita della caserma. Uno degli edifici principali era distrutto, il portale d’entrata non era presidiato. Il sole era alto e il clima afoso. Imboccò via Appia Pignatelli in direzione di Roma. Una colonna di fumo nero saliva dalla città, un’altra meno densa dall’aeroporto di Ciampino.
Aveva perso molto sangue, ma il suo volto legnoso era composto e non lasciava trasparire il dolore che pur doveva provare. Quando udì il rumore di un veicolo si mise in mezzo alla strada e si accasciò a terra. All’uomo che gli apparve sfocato davanti agli occhi, prima di svenire disse: «Tenente Ferrari Vittorio, 1° Reggimento Granatieri di Sardegna, 3° battaglione, 9a compagnia».