di Angelo Truncellito
Daniele Cardetta, The Black Star, Ed. Meligrana, Tropea, 2018, pp. 366, € 15.
Il filone piratesco, per intenderci quello che parla di corsari e pirati, tesori da scoprire, battaglie navali e duelli all’arma bianca sul ponte della nave, è già piuttosto trito e ritrito. Parrebbe difficile quindi aggiungere qualcosa. Pur avendo cominciato la lettura delle pagine di “The Black Star” scetticamente, il prosieguo mi ha confermato, invece, che la lettura valeva la pena e riservava sorprese. Daniele Cardetta, l’autore del romanzo, tratteggia in modo vivido e convincente un mondo, quello del XVIII secolo nei Caraibi, che risulterà per certi versi familiare a molti. Le descrizioni del contesto rivelano un gran lavoro di documentazione e di studio, che si riflette anche nei personaggi, numerosi e ben delineati dal punto di vista psicologico. Due esempi su tutti sono quelli del capitano Lind, un uomo ricco e idealista che per motivi strettamente personali decide di lanciarsi nel mondo della pirateria, e Asa, un giovane africano strappato alla sua casa da uomini senza scrupoli. L’intreccio del romanzo rivelal’incastro ben realizzato tra le avventure di un gruppo di pirati capeggiato da un capitano eccentrico e spinto da motivazioni profonde, e quelle degli schiavi sradicati dalla loro terra africana e deportati nelle piantagioni assolate dei Caraibi. Le avventure dei pirati e degli schiavi si incrociano tra di loro mostrando come quello narrato fosse un mondo aperto, dove gli scambi tra le due sponde dell’oceano erano continui e fertili e potevano portare a ibridazioni inaspettate.
Cardetta ci restituisce in modo mirabile tutta la sofferenza provata da questi uomini e queste donne, soggetti dimenticati dalla storia ma che hanno lasciato tracce di resistenza quotidiana. Sfogliando “The Black Star” sembrerà di respirare la salsedine trasportati in un viaggio vorticoso tra le due sponde dell’Atlantico, un viaggio che trasporterà il lettore tra battaglie navali disperate, tradimenti e giochi di potere. Un romanzo che non parla solo di avventure e di pirati, ma che ha il merito di gettare luce su una delle grandi “rimozioni” dell’Occidente, ovvero la tratta degli schiavi che ha fatto sì che in pochi secoli milioni e milioni di africani venissero messi ai ceppi e deportati. Poco si sa di solito di come vivevano questi uomini, di cosa pensavano, delle pratiche di resistenza quotidiana che mettevano in campo per sopravvivere. Eppure l’autore riesce a far rivivere quelle sofferenze, facendo toccare al lettore con mano la loro sofferenza e anche il loro coraggio, senza aver paura di lasciarsi andare in dettagli realistici, crudi e forse poco digeribili ai più.
“The Black Star” è un libro di pirati ma non solo di pirati, è un romanzo di avventura, ma è anche un romanzo storico e di denuncia sociale. E’ tutte queste cose assieme e ha l’ambizione di avvincere il lettore facendolo appassionare a un intreccio ben congeniato e sviluppato con l’intento di far sì che le varie storie dei personaggi si intersechino. Emerge anche, come un filo rosso, l’attenzione alle tematiche sociali, un filo che attraversa tutte le pagine del romanzo dall’inizio alla fine e che si muove in parallelo all’intreccio principale. Insomma, un romanzo di avventura ma anche uno spaccato sulle sofferenze umane degli schiavi e dei marinai coinvolti nell’orribile macchina dello schiavismo che fa enfasi sugli aggravi sofferti da quelle persone, per cui la riflessione si concentra su come queste atrocità non appartengano al passato ma, purtroppo, siano ancora parte integrale e quotidiana del nostro presente.
Precisa anche la contestualizzazione, con la storia che è stata ambientata nel periodo della guerra anglo-spagnola del 1739-1742, anche detta la guerra dell’orecchio di Jenkins. Il riferimento è a Robert Jenkins, capitano di un vascello mercantile britannico che nel 1738 esibì alla Camera dei comuni, come prova della violenza spagnola nei confronti delle navi inglesi, l’orecchio che gli era stato mozzato. Fu una guerra molto importante in quanto gli inglesi cercarono di distruggere l’egemonia spagnola nei Caraibi, ma il conflitto si concluse nel 1742 senza vantaggi significativi per Londra.
Infine, non meno importante, il merito dell’autore nel suo “gioco” e dialogo con la storia, permette che i suoi personaggi si rincorrano tra Caraibi, Africa ed Europa e sullo sfondo i grandi fatti del tempo, uno su tutti il terremoto che annichilì Lisbona nel 1755.
Uno dei tratti caratteristici del romanzo è la coralità. Si tratta di un espediente molto riuscito in quanto consente al lettore di immergersi nella narrazione tenendo conto di più punti di vista. In questo modo il testo riesce a far risaltare i chiaroscuri, sottolineando come il mondo entro cui si svolge la narrazione sia un mondo dove i confini tra bianco e nero sono molto sfuocati. Non vi sono, infatti, eroi e antieroi chiaramente distinguibili, non si trovano dei personaggi completamente positivi o negativi, e gli stessi schiavi, palesi vittime sistemiche, sono rappresentati nella loro umanità con pregi, debolezze e realismo.
L’evoluzione psicologica dei personaggi riserva svolte inattese, si pensi al succitato Asa che, nel corso del romanzo, passerà da giovane e spaventato schiavo e a un feroce e carismatico pirata. Il lettore è catapultato dai salotti della nobiltà mercantile britannica del XVIII secolo fino alle strade coperte di sterco e polvere dei porti africani dove venivano ammassati migliaia di schiavi in attesa di essere imbarcati per i Caraibi. Insomma, non si tratta di una semplice storia, coinvolgente e fluida, di pirati, ma di un viaggio a trecentosessanta gradi all’interno di un mondo dimenticato in cui lo scrittore tocca tematiche che possiamo tranquillamente definire come contemporanee. Il modo con cui la società civile del tempo accettava senza colpo ferire l’orribile fenomeno della schiavitù, pur conoscendone perfettamente le condizioni disumane. La società civile di oggi forse si indigna un po’ di più ma, nella sostanza, assiste comunque impotente di fronte all’indifferenza della “maggioranza silenziosa”.
Emerge una solida ricerca storiografica a strutturare il modo in cui l’autore tratteggia le figure della tratta degli schiavi, dai negrieri fino ai mercanti di uomini. La storia raccontata non è basata su fatti realmente accaduti, ma si svolge all’interno di un contesto storico e in un periodo caratterizzati in dettaglio. Per quanto i personaggi, dal capitano pirata Pedro Lind fino al giovane schiavo Asa, siano frutto dell’immaginazione, le loro vicende sono verosimili e archetipiche. Non era certo insolito, infatti, che il mondo degli schiavi e il mondo dei pirati si incrociassero, e si tratta a ben vedere di un filone narrativo ancora largamente inesplorato.
Black Star aiuta anche a fugare un altro luogo comune, ovvero che la pirateria sia stato un fenomeno che ha riguardato principalmente la zona dei Caraibi e del Golfo del Messico. Ciò è vero solo in parte dal momento che molti pirati, anche famosi, hanno agito anche a largo delle coste dell’Africa Occidentale. Il tentativo dell’autore di descrivere ed evocare luoghi così lontani tra di loro, ma collegati comunque dall’infame tratta degli schiavi, permette al lettore di calarsi completamente nello spirito del tempo e di toccare con mano come, in fondo, il mondo fosse già largamente “globalizzato”.
L’ipocrisia di un’epoca che vedeva come giusta la schiavitù ma riteneva invece demoniaca e barbarica la pirateria è una delle tante contraddizioni che la penna dello scrittore è riuscito a fare emergere. “The Black Star” non è quindi inquadrabile nel classico genere piratesco, ma più che altro è un romanzo storico, nel quale i pirati svolgono un ruolo importante anche se non preponderante.
Tra molteplici scenari geografici e riferimenti ad alcuni avvenimenti realmente accaduti, il filo della narrazione condurrà il lettore dalla succitata guerra Anglo-spagnola fino al terribile terremoto del 1755 che distrusse quasi completamente Lisbona. Viene restituito qui un quadro della capitale lusitana vivace e godibile, un diario di viaggio storico che trasporta il lettore tra l’odore di caffè dei vicoli e il vociare dei mercatini del centro. Sbalzi e colpi di scena, sorprese e irretimenti completano il dedalo di “The Black Star”, che cerca di restituire un senso di “giustizia” nella storia. L’appendice storica posta alla fine del volume fornisce informazioni utili sulle fonti utilizzate, su tutte “La Nave Negriera” di Markus Rediker, e sul contesto storico di riferimento.