di Pereira e Maurizio (partecipanti no-tav all’incontro intergalattico tenutosi dal 27 agosto al 2 settembre all’Ambazada della Zad)
Nel recente appello che ha convocato “la settimana intergalattica“ alla Zad, riprendendo l’espressione usata in Chiapas per intitolare i grandi incontri dei “pueblos zapatistas”, si analizza come dopo la vittoria tanto attesa contro il progetto dell’aeroporto, si esca da una primavera per usare un eufemismo “complicata”.
Quest’ultima si scrive nell’appello “ è stata marcata da due fasi di espulsioni durante le quali il governo si è consacrato a vendicarsi dell’affronto rappresentato dalla zad nel corso di tanti anni. Un territorio senza “stato di diritto “ secondo lo Stato Francese, una Libera Repubblica secondo l’espressione No Tav.
Queste grandi manovre poliziesche hanno causato il ferimento di molte persone e portato alla distruzione di una parte dei luoghi di vita della zad, oltre ad una lunga presenza militare.”
“ La resistenza sul campo, la solidarietà altrove, e il processo di negoziazione hanno portato ad un accordo sul mantenimento di decine di abitati, spazi comuni piuttosto che di attività sulla gran parte delle terre prese in carico dal movimento.
Lo Stato nonostante la vera e propria campagna politica/militare contro la Zad ha dovuto rinunciare all’obbiettivo di sradicare la presenza “zadista .
Continuano a scrivere nell’appello “Mentre la zad si riprende dalle sue ferite, si ricompone, mentre i lavori sui campi e di costruzione riprendono, noi slanciamo in avanti sulle lotte dei prossimi mesi. Queste vanno oltre le nostre persone, e si legano ad altre lotte condotte dappertutto nel mondo. Sono lotte che riguardano l’uso collettivo e rispettoso della terra, la condivisione dei beni comuni, la messa in discussione degli stati-nazione e delle frontiere, la riappropriazione degli abitati, la possibilità di produrre e di scambiare liberandosi dalle costrizioni del mercato, le forme di auto-organizzazione sui territori in resistenza e il diritto di vivere liberamente…”
La settimana intergalattica dal 27 agosto al 2 settembre ha visto l’inaugurazione dell’Ambazada, una nuova, straordinaria costruzione in legno, argilla, paglia e terra battuta, a fianco della foresta di Rohanne, silenziosa e fresca in queste giornate di fine Agosto, spazio destinato tra altri ad accogliere sulla zad di Notre-Dame des Landes lotte e popoli ribelli dal mondo intero, luogo dove realizzare incontri aperti tra territori e battaglie in cerca di autonomia per contribuire a ridare slancio e orizzonti alle mobilitazioni in corso in Francia come nel resto del pianeta.
Nella settimana che è trascorsa molte delle questioni che hanno interrogato durante tutta la stagione passata gli “zadisti”, e che spesso interrogano i rivoluzionari sono state riflessione e condivisione comune dell’incontro tra i territori in lotta quali : l’ancorarsi in durata a un luogo senza per questo lasciarsi addomesticare, il rapporto di forza più o meno frontale con lo Stato, la valutazione delle nostre forze e di quelle del nemico, la possibilità che le vittorie abbiano risultati duraturi, come organizzarsi, quali progetti e quale posizionarsi terreni di lotta sia in caso di vittoria che di sconfitta, l’uso dalle barricate di sassi e di quelle di carta, come prendere le decisioni, quale legame con il filo rosso delle lotte precedenti i tempi delle lotte come tempi tattici e tempi strategici, il ruolo dell’immaginario dei movimenti e quale legame con il filo rosso delle lotte precedenti nel saper ritrovare gli elementi della nostra storia.
Durante tutta la settimana hanno avuto luogo proiezioni, dibattiti multilingue con traduzione simultanea, incontri, scambi e convergenze tra le tante lotte ed esperienze di autogestione e di contropotere , dai quartieri-squat di Lentilleres (Dijon, France), Errekaleor (Gasteiz in Euskadi ), Christiania (Copenhagen, Danimarca), ai luoghi della resistenza No Tav contro le grandi opere come da noi in Valsusa e il movimento NO MUOS (Niscemi, Sicilia), alle reti contro il nucleare del Wendland (Bassa Sassonia, Germania ) e di Bure (Grand-Est, Francia) alla lotta per l’abitare con i sindacati inquilini di Barcellona.
Contributi vivi e militanti, con attenzione particolare alla lotta delle donne e dell’ecologia sociale , alla tematica del dominio, alla critica e all’autocritica, con contributi da parte di compagn* attiv* in Kurdistan come nel Chiapas.
Ed ogni sera, al calar del sole, l’Ambassada ha accolto proiezioni e retrospettive sui movimenti sociali che oggi costituiscono la costellazione di riferimento per tanti e tante che combattono in Francia e non solo contro il capitalismo e il suo mondo.
Dalla la battaglia in Giappone contro la costruzione dell’aeroporto internazionale di
Tokio-Narita negli anni ’60,all’Autonomia italiana degli anni Settanta e quella tedesca negli anni Ottanta, dalla meteora inglese di Reclaim The Streets negli anni ’90, fino ai moti insurrezionali anti-CPE in Francia nel 2005 e 2006 -questi ultimi precursori delle recenti proteste contro la “loi travail” sino ai movimenti studenteschi francesi dello scorso inverno.
Nel corso della settimana ci sono state serate di festa con musiche dei diversi territori in lotta e momenti di lavoro collettivo dalla raccolta delle patate, alla cura delle piante medicinali, alla costruzione/ ricostruzione dei diversi luoghi colletivi. In particolare attività agricole e artigianali in corso di impianto sulla ZAD, che a fianco a fianco della nuova rete “la cagette des terres”, si propongono di sostenere scioperanti, occupanti e migranti nella zona di Nantes e in tutta la Francia. Momenti di lavoro comune, di narrazione e di festa come momenti di costruzione della comunità.
Lunedì 27 Agosto, giornata di apertura della settimana, la discussione è entrata nel vivo delle lotte su diritti,rovesci e storia recente del movimento con e dei migranti “sans papier” nella vicina Nantes. In città decine di profughi/profughe hanno occupato, durante lo scorso inverno, un edificio sfitto di proprietà dell’Università grazie al sostegno dei movimenti studenteschi dando origine ad una straordinaria esperienza di autogestione e condivisione di spazi e lotte comuni.
Dopo lo sgombero di questo e di tanti altri luoghi occupati, oggi centinaia di migranti hanno piantato le tende in pieno centro. In queste tendopoli improvvisate che sfidano la facciata borghese di una città che punta sul turismo e sulla gentrificazione per garantirsi un comunque impossibile futuro di crescita economica, le condizioni di vita già precarie rischiano di diventare insostenibili con l’arrivo della stagione autunnale. E emerso quindi come siano fondamentali in questo contesto le mense popolari, come quella adiacente all’Ambassada, che durante tutta la settimana intergalattica ha nutritole persone presenti con pasti preparati in autogestione, semplici e a prezzo libero e il cui Il ricavato servirà a nutrire le lotte di domani nella zona di Nantes e non solo.
I migranti presenti sia come animatori delle mense popolari che come partecipanti al dibattito hanno ribadito l’importanza di luoghi comuni in cui vivere e discutere senza lasciare nessuno indietro, hanno spiritosamente raccontato come di fronte ad alcune “anime buone “ che portando dei cibi e vestiari si stupivano di trovare solo migranti neri hanno provveduto facendoli parlare con due Tuareg bianchi.
Hanno altresì denunciato installazioni come il Muos in Sicilia che non solo danneggino il territorio in cui sono istallate e avvelenino la popolazione che li abita, ma siano i luoghi da cui si aggredisce il pianeta come nel caso della Libia.
Una settimana intensa di riflessione teorica, di lavoro comune, di festa, che ha dimostrato una volta di più come alcune categorie del nostro passato siano oggi inutilizzabili.
Come sia necessario pensare ad andare oltre alle grandi dimensioni urbane, come sia necessario ragionare su tempi lunghi di costruzione rivoluzionaria, sul sottrarre territori agli stati e come su questo sia importante studiare l’esperienza indigena e come la fiaccola dell’ insurrezione venga presa i mano dalle differenti lotte come faro destinato a rilanciare e a dare forza alle altre esperienze.
Come il capitalismo, finito il periodo in cui cercava di presentarsi con “un volto umano” oggi in ogni angolo del pianeta proponga nuove forme di fascismo, violenza e distruzione, devastando, cementificando, sfigurando corpi, esseri, territori, imponendo ovunque guerre e politiche securitarie.
In questa situazione le tante galassie che in questi giorni si sono incrociate – trasformando ciascuna collisione in fattore di unione, si sono date appuntamento nelle lotte in divenire:
contro l’estensione del cantiere Tav in Valle di Susa, il 29 e 30 Settembre per occupare nuovi terreni alla Zad, al prossimo G7 che si terrà nel Paese Basco e ovunque si accenderà un fuoco di resistenza perché sempre di più vi siano luoghi sottratti agli stati e tante “libere repubbliche” federate nella lotta.