di Alessandra Daniele
[Ho scritto e pubblicato questo racconto per la prima volta dieci anni fa. Allora mi sembrava fantascienza]
Claude fu bloccato da un paio di agenti davanti all’uscita del terminal.
– Benvenuto al confine dell’Italia, il paese più democratico del mondo! — Gli sorrise la donna.
– Fra qualche minuto le diremo il risultato della votazione — disse l’uomo.
– Quale votazione?
– Gli italiani stanno decidendo se permetterle di entrare nel nostro paese.
– E perché? Non sono mica un famigerato criminale, sono solo un turista qualunque.
La donna annuì.
– Lo sappiamo, ma i nostri cittadini hanno il diritto costituzionale di decidere direttamente su chiunque venga ammesso nel nostro paese.
– Chiunque? – Disse Claude, stranito — Ma c’erano più di duecento passeggeri sul mio volo, come possono gli italiani…
L’uomo estrasse il cellulare dalla tasca, e glielo mostrò.
– Coll’app Demophone — sul touch-screen Claude vide la foto del suo passaporto, una stringa dei suoi dati personali, e due pulsanti, rosso, e verde — Quando il cittadino italiano riceve la chiamata dal ministero, può votare dovunque si trovi semplicemente toccando il pulsante scelto. Il Demo ha rivitalizzato la democrazia, e debellato l’astensionismo. Naturalmente si può dare un solo voto per volta, e il touch-screen riconosce solo l’impronta del suo legittimo proprietario.
Claude scosse la testa.
– Non è possibile comunque, ci saranno decine di migliaia di persone che ogni giorno chiedono di entrare in Italia.
– Non più. Le nostre frontiere sono solide adesso — disse la donna, con una punta di orgoglio — Si entra quasi esclusivamente su invito. Il suo aereo è l’unico a essere stato autorizzato ad atterrare sul nostro suolo oggi.
– Autorizzato da chi?
La donna sorrise.
– Dal voto popolare, naturalmente.
– Ma questo sarà un disastro per l’economia — obiettò Claude. La donna s’irrigidì.
– La crisi c’è per tutti, e in Italia non è peggiore — scandì. Poi tornò a sorridere – Si accomodi pure nella sala, non ci sarà molto da aspettare.
Un paio d’ore dopo, l’agente richiamò Claude. Gli sorrise, e gli indicò lo schermo Demo, divenuto tutto verde.
– Congratulazioni, lei è stato ammesso con una percentuale del 54%
– Benvenuto in Italia, il paese più democratico del mondo! – Sorrise ancora la donna, e gli aprì la porta del terminal.
Appena uscito, Claude fu infastidito dallo sbalzo di temperatura. Si precipitò all’interno d’un taxi, comunicando l’indirizzo del suo albergo. Il tassista non accese il motore. Si voltò lentamente verso di lui, e disse
– È zona gialla.
– Cosa?…
Il tassista si rigirò verso il volante, e cantilenò con aria di sufficienza.
– I cittadini italiani hanno il diritto costituzionale di decidere quotidianamente in quali zone consentire il traffico, e sulle zone gialle oggi s’è votato no.
Claude notò che il tassametro era già partito. Fece per protestare, ma il tassista gli mise sotto il naso il suo schermo Demo tutto rosso, dove campeggiava un inequivocabile “No 61%”.
– Mi dispiace. La posso portare solo fino al limite della zona. All’albergo ci deve arrivare a piedi.
– Ma chi l’ha deciso? Chi l’ha dato questo voto?
– Gli italiani.
– Quali?
– Tutti quelli che hanno diritto di voto.
– Ma che ne sanno tutti gli italiani dei problemi urbanistici di ogni singolo quartiere? — Protestò Claude – Li conoscerà chi ci abita, no? Che ne sanno gli altri?
Il tassista si voltò verso di lui con aria torva.
– Guardi che noi siamo informati.
– Informati da chi?
Il tassista gli diede un’occhiata di disprezzo. Poi si rigirò, mise in moto, e partì.
– La porto al limite della zona — ripetè — Il resto a piedi.
Scaricato a vari chilometri dalla sua meta, Claude decise di mettere subito qualcosa sotto i denti. Entrò in una pizzeria, e si sedette. Una cameriera molto giovane e vistosamente incinta gli portò un menù diviso in due colonnine. Poi estrasse il suo cellulare.
– Non mi dirà che adesso gli italiani devono decidere a maggioranza quello che devo mangiare?
La ragazza ridacchiò.
– Ma no. L’hanno già deciso stamattina il menù giornaliero per le pizzerie di tutta Italia. Stavo solo controllando.
Claude si alzò, esasperato.
– E se io volessi mangiare un’altra cosa?
– Lei è straniero, vero? — Gli chiese un tipo corpulento, uscendo da dietro il bancone.
Claude si rimise seduto. Era affamato e stanco. Si sforzò di sorridere alla cameriera.
– Mi scusi. Porti pure quello che c’è. E auguri per il bambino. È il primo?
– Veramente è il terzo, ma gli italiani hanno deciso che li dovevo tenere tutti.
Claude chinò gli occhi sul menù, e finse di leggerlo.
Cenare prima di camminare non era stata una buona idea. A metà strada dal suo albergo, Claude sentì il bisogno di riprendere fiato. Era ormai notte. Si fermò davanti a un cinema che esibiva la scritta “Solo i film più votati”, poggiò sul marciapiede la grossa valigia, e ci si sedette sopra. Sentì una pacca sulla nuca.
– Ce l’hai una sigaretta?
Si girò, e vide tre ragazzotti dalle facce anonime e i vestiti firmati.
– Non fumo — rispose.
– Neanche io — ridacchiò il primo dei tre, e gli sferrò un cazzotto con un tirapugni, sbattendolo a terra.
– Cazzo, hai sentito che accento? Ma da dove viene questo? — Disse il secondo — Perché l’hanno fatto entrare?
– È che sul Demo l’accento non si sente, e di faccia sembra bianco — rispose il terzo. Poi sferrò due calci nello stomaco a Claude che si stava rialzando.
– Cazzo, dobbiamo rimediare — disse il secondo, e impugnò la spranga.
Il primo annuì, ed estrasse il cellulare.
Claude provò di nuovo ad alzarsi. Il terzo lo bloccò con una sprangata. Il secondo gli sferrò un altro paio di calci. Poi disse al primo
– E allora?
Il primo gli si avvicinò esibendo il cellulare.
– Ecco il risultato — lesse ad alta voce — “Eliminare barbone immigrato? Sì 78%”
– Come da pronostico — commentò il secondo, sollevando la spranga.
Claude vide la luce verde del piccolo schermo brillare nel buio.
Poi non vide più nulla.