di Sandro Moiso
Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero. Tradizioni, costumi, leggende (1892) / Mariano Tomatis – Davide Gastaldo – Filo Sottile, Il codice dell’oro. Sulle tracce del tesoro del Rocciamelone, Edizioni Tabor, Valle di Susa 2018, pp.130, € 10,00
Giunge in tempo per una rilassante e, allo stesso tempo, appassionante lettura estiva un testo double face delle valsusine e, come sempre, curatissime Edizioni Tabor.
Testo double face che si rivela tale non soltanto per le due immagini e i due titoli che contraddistinguono di fatto i due lati della copertina e le due parti in cui è, specularmente, diviso e “rovesciato” il libro, ma anche per le differenti letture (che talvolta possono essere ben più di due) che dello stesso possono essere date.
Il tutto prende avvio dalla ristampa, una delle due parti del libro stesso, di un testo pubblicato per la prima volta nel 1892 e scritto da Matilde Dell’Oro Hermil, un’autrice che mescolava la ricerca, che oggi si direbbe antropologica, sui costumi e le tradizioni locali con la fascinazione per i culti misterici, le civiltà perdute e le sette e i segreti che ne sono derivati così di moda fin dalla seconda metà dell’Ottocento e che nel corso del secolo successivo avrebbero offerto lo spunto per le opere di Louis Pauwels e Jacques Bergier e a quelle di Peter Kolosimo, solo per citare alcuni degli autori “di genere” più famosi.
Il tutto prende spunto dall’indagine sulla presunte esistenza di una sorta di Età dell’oro sviluppatasi in Valsusa intorno ad una città, ora scomparsa ma di cui sarebbero rintracciabili rovine e testimonianze proprio sulle pendici del Rocciamelone, un tempo Roc Maol, autentico monte santuario e colossale (3.538 m.s.l.) che domina la bassa valle. Che verso Torino si chiude o si apre, a seconda della direzione di percorrenza, con un altro monte straordinariamente noto per i suoi misteri: il Monte Musiné, da sempre collegato, nell’immaginario non solo locale, a culti esoterici oltre che ad avvistamenti di UFO.
Mompantero, la località sul cui territorio sarebbero rinvenibili le tracce archeologiche oltre che mitiche di tale antica cultura, si trova oggi, anche se ancora danneggiata dal punto di vista naturalistico dagli incendi dell’autunno scorso, al centro di un territorio in cui si sono svolte sia significative battaglie della resistenza partigiana che della resistenza NoTav all’opera più devastante, inutile e costosa proposta, e non ancora mai veramente realizzata, da un keynesismo malato e corrotto nella sua più intima essenza.
Su questi aspetti culturali, storici e politici ci guidano i tre testi proposti da Tomatis, Gastaldo e Sottile che compongono l’altra “faccia” del libro e che svolgono molto bene il compito di coinvolgere il lettore nella sua lettura con la proposta di ipotesi, talvolta ludiche, talvolta politiche, talvolta storico-culturali, sempre estremamente interessanti.
Per tale motivo si è scelto qui di anticipare alcune pagine del testo di Tomatis: Il codice dell’oro.
“Sgombriamo il campo degli equivoci: Roc Maol e Mompantero non è una mappa del tesoro.E’ un libro di storia locale pieno di riferimenti magici. Tra le sue pagine, Matilde Dell’Oro Hermil ricostruisce frammenti del passato di Mompantero e della sua montagna – il Rocciamelone – senza troppo rigore metodologico; mescola evidenze archeologiche e voci leggendarie, discutibili etimologie ed elementi della tradizione esoterica, cronache medievali e allusioni astrologiche, magnetismo e alchimia; chiama all’appello imperatori e contadini, empirici e maghi, professori e ciarlatani, dai frati della Novalesa a Dante Alighieri, dalle streghe del Pampalù a Victor Hugo; traccia percorsi che tengono insieme fantasmi e folletti, UFO ante litteram e apparizioni sinistre. Coacervo di stimoli tanto variegati ed eterogenei, il libro sfugge a qualsiasi classificazione.1
Libera da ogni reverenza verso i miti eterni cui allude Hermil, un’escursione narrativa così concepita non attraversa solo borgate in pietra e boschi, ma ci fa scoprire storie minime e dimenticate, vicende marginali lontane dalla tronfia Storia delle Nazioni; è un percorso i cui protagonisti sono geni incompresi e minatori sudati, guaritori perseguitati e ossessi, folletti che si danno alla macchia e oscuri lanternisti: individui che sfuggiranno a qualsiasi controllo sinarchico, rifugiandosi negli anfratti segreti del territorio che nessuna tecnologia informatica sarà mai in grado di mappare. Paradossalmente, pur auspicando forme di governo discutibili, Roc Maol e Mompantero è uno straordinario catalogo di persone e luoghi resistenti a tali deliri.
Ma che la zona sia sensibile a dimensioni «altre» lo documentava già Goffredo Casalis nel 1842, scrivendo che i Panteremesi sono «propensi ai mali fatti delle streghe, dei vampiri, degli spiriti folletti». Propensione incoraggiata, negli ultimi anni, dal riemergere delle ostilità tra la Valsusa e Torino: la forza bruta della «città del Toro» si manifesta oggi con l’imposizione di progetti infra strutturali – primo fra tutti il Treno ad Alta Velocità – figli di una gestione irresponsabile dei beni comuni, della spesa pubblica e del territorio. A Mompantero e in tutta la Valsusa, la lotta contro le grandi opere inutili e imposte si gioca anche sul piano dell’immaginario: si chiama Giacu il leader della Resistenza gnomica contro il TAV. Da anni il folletto si materializza oltre le reti che proteggono il cantiere di scavo di Chiomonte, manomette le recinzioni e partecipa ad azioni di disturbo, gettando scompiglio tra le Forze dell’Ordine con il suono di un campanaccio […] Forte di un’identità multipla, riesce ad essere uno, nessuno e centomila – come nota preoccupato il sostituto procuratore Andrea Padalino nella sua requisitoria del 24 settembre 2014, citando un gruppo di Giacu, folletti della Val Clarea, [che] si materializza nel cantiere e sferra un attacco improvviso e veloce al cantiere, poi svaniscono nell’oscurità amica…”.2