di Elena Araldi e Lara De Luna
[Fuoco resta con me, di Elena Araldi e Lara De Luna è, come da titolo, un battesimo del fuoco, un bildungsroman che racconta la fuga di due ragazze che hanno subito gravissimi episodi di violenza e cyberbullismo, un viaggio incalzato da inseguimenti e trappole, che da Desenzano giunge fino al mare.
Il romanzo è diviso in due parti, una narrata in prima persona da Satine, l’altra da Carola, novelle Thelma & Louise, senza soldi e disperate, in viaggio quasi sempre a piedi o con mezzi improvvisati, cariche delle loro zavorre di sensi di colpa e vergogna, di rabbia e ansia di sopravvivenza. Mentre le illusioni di Satine si sfaldano a poco a poco, quelle di Carola acquisiscono forza anche attraverso la potenza del cinema, grande passione che lei cerca di trasmettere a Satine raccontandole, a intervalli, il lascito più importante della sua serie preferita, Twin Peaks, una storia così decisiva per lei tanto da essersela impressa sul corpo sotto forma di tatuaggio. E non è un caso che la peculiarità della scrittura di Araldi e De Luna preveda la formula sperimentale del romanzo-sceneggiatura: le pagine sono scandite per scene anziché per capitoli (strutturate graficamente proprio come uno script) e rispettano le unità di tempo, di luogo e di azione, salvo qualche flashback. Insomma, è un romanzo già pronto per un film. Ringraziando l’editore e le autrici vi proponiamo la scena in cui viene spiegato il titolo].
Saranno più o meno le dieci e già fa un caldo afro, ci fiondiamo di corsa verso la fontanella che troviamo poco distante. Beviamo con la bocca sotto al getto, ma ci bagniamo la testa. L’acqua schizza da tutte le parti. Un minuto e siamo fradicie. Spero che la stoffa leggera del mio vestitino non si asciughi troppo presto. Carola si toglie la maglietta, la strizza, la arrotola e se la appoggia sulla spalla. Di nuovo il suo tatuaggio cattura il mio sguardo. Ora riesco a leggere bene le parole sul suo costato. Fuoco resta con me.
«Che significa?» le chiedo, indicando la scritta.
«È la frase cult di Twin Peaks, Fuoco cammina con me, solo un po’ rimaneggiata. Hai presente Twin Peaks, no?»
«Mmm… no.»
«Ma sì, dai, è impossibile che non l’abbia mai sentita: la serie di David Lynch.»
«David chi? No, mai sentito.»
«È una serie pazzesca degli anni Novanta. In questo paesino sperduto dell’Oregon, Twin Peaks appunto, in riva al fiume un giorno viene trovato il corpo di una ragazza morta, Laura Palmer, e bisogna capire chi è stato. Ma la trama è molto di più di una semplice indagine su un omicidio.»
Si passa la mano sul tatuaggio, usando il dito come evidenziatore.
Continuiamo a camminare e la sento recitare, come se fosse uno stralcio di una canzone ripetuta allo sfinimento:
«Through the darkness of future past, the magician longs to see.
One chants out between two worlds… Fire walk with me».
[…]
Io però sono ancora curiosa: «Quindi… perché hai voluto proprio quella scritta?»
«Il tatuaggio l’ho fatto sei mesi fa, dopo aver visto la serie con mio padre. È una frase che mi appartiene.»
«Fammi capire… senti di appartenere al fuoco?»
Lei non coglie che la mia domanda è mezza ironica e mi risponde molto seriamente: «Forse. Sento che mi sono bruciata. E quando tocchi il fuoco e ne vieni scottata, i segni restano su di te per sempre. Ma il fuoco è energia, e da quei segni potresti anche succhiare linfa vitale. Per questo vorrei che l’energia del fuoco mi restasse sempre accanto».
«A proteggerti?»
«Anche. A proteggermi e a farmi sentire viva. Se vivi fino in fondo, devi prendere in considerazione il fatto che potresti scottarti. Non c’è protezione senza rischio.»
Abbassa gli occhi sconfortata, mentre considero che vale lo stesso per me. Anch’io sono piena di bruciature. Anzi, sono una torcia umana e non so se – quando il fuoco ti attacca a questi livelli – per me ci sia ancora una possibilità di salvezza.
Sembra che lei mi legga nel pensiero: «Il fuoco non è poi così male, sai?»
«È di questo che parla Twin Peaks?»
«Parla del fatto che il male si annida dove meno te lo aspetti, spesso in luoghi e persone così vicini a noi che, anche se ci sbattiamo la testa contro, fatichiamo ad ammetterlo.»
La mia storia, in sostanza. Sembra fatto apposta.
«Grazie tante. Io l’ho imparato anche senza vedere questo capolavoro di serie. Quindi quale sarebbe l’utilità?»
«Il buon cinema è come i buoni libri, dice mio padre: ti aiuta a non crucciarti troppo per la vita. Ti fa sentire meno solo, ti fa capire che i tuoi problemi sono meno importanti di quel che credi e che comunque ce li hanno in tanti: anzi, molti stanno anche peggio di te.»
«Se ti riferisci a quello che mi è successo, sappi che con me non funzionerà mai nessun film, per quanto grandioso possa essere.»
«Ah, sì? Lo sai che Laura Palmer, la ragazza trovata morta all’inizio, quella che fa partire le indagini, insomma, era considerata una poco di buono? Lo sai che suo padre l’aveva spiata mentre lei faceva sesso?»
La guardo stupita, lei prosegue: «Laura lo aveva deluso. Ma lui le voleva un mare di bene. Lo sai che quando è morta, di punto in bianco a suo padre sono venuti i capelli bianchi? Ma non voglio dirti altro».
«No, no, raccontami… Quindi suo padre le voleva bene come ne vuole a me mia madre? E ha superato la vergogna per ciò che si diceva di lei?»
«Questo non posso anticipartelo. Ma non conta quello che succede nei film. Conta quello che succede dentro di noi, mentre guardiamo un film. Conta quello che ti lascia dentro, lo sguardo nuovo che ti regala sul mondo e sulla tua vita.»
Fuoco resta con me di Elena Araldi e Lara De Luna, Baldini e Castoldi, Milano 2018, 225 pagine, € 10,00 (in promozione fino al 30 giugno, poi € 15,00)