di Alessandra Daniele
“Il governo vale bene ogni compromesso” – Denis Verdini
Come un piazzista di forniture d’energia elettrica, Di Maio del M5S ha offerto un “contratto di governo” sia alla Lega che al PD, confermando la sostanziale identità intercambiabile di tutti e tre gli eventuali soci contraenti.
Pur di andare al governo, il Movimento 5 Stelle è disposto anche a riportarci il PD, che ci tornerebbe ancora una volta alla faccia della sconfitta elettorale, oppure i Difensori della Razza Bianca. Indifferentemente.
Salvini però non s’illude, Berlusconi sarà pure sul viale del tramonto, ma come Norma Desmond non permette a nessuno di lasciarlo facilmente.
Intanto la linea della fermezza dei droni renziani vacilla, il partito è in fermento come una discarica satura. Dai diamanti non nasce niente, dal PD potrebbe nascere di tutto.
L’Italia ha una tradizione secolare di trasformismo e consociativismo, la presunta contrapposizione Peppone/Don Camillo in realtà era una slash fic.
Il Movimento 5 Stelle però sta battendo ogni record, passando dall’eremitaggio all’adescamento, pur di piazzare sul trono il suo Luigi, al quale gli spin doctor hanno insegnato a imitare la gestualità di Obama e a portare la cravatta pure sotto la doccia, perché se la toglie gli si stacca la testa.
Non sappiamo quale fosse il progetto originale di Casaleggio Sr, probabilmente Casaleggio Jr ha deciso di passare all’incasso troppo presto. Due uova della stessa specie si sono schiuse una dietro l’altra, e i due pollastri nuovi, Di Maio e Salvini adesso sgomitano fra loro, mentre quello bollito che vorrebbero rimpiazzare, cioè Renzi, ancora si rifiuta di farsi da parte.
Dalle Stelle allo stallo: il triangolo no, non l’avevano considerato.