I nazisti dell’Illinois non sarebbero bastati a Donald Trump per vincere negli USA, senza la promessa alla Rust Belt di tassare le case automobilistiche che delocalizzano le fabbriche. Allo stesso modo la Difesa della Razza non sarebbe bastata a Salvini, senza la promessa di abolire la legge Fornero.
È un vecchio trucco del Fascismo, spacciarsi come l’unico vero difensore degli sfruttati, delle classi subalterne, delle periferie, del popolo. Un trucco che funziona sempre, molto utile alle élite come fail-safe durante le crisi economiche, per ricondurre la protesta dei ceti popolari entro i confini della società di mercato, del Capitalismo, e continuare a sfruttarli, offrendogli un facile capro espiatorio. In questo caso i migranti, e le ONG che li salvano dall’annegamento, che Di Maio chiama “Taxi del Mediterraneo”.
Le affinità elettive fra Movimento 5 Stelle e Lega non sono né recenti, né superficiali. A cominciare da quel “Prima gli italiani” che è la sintesi fra il trumpiano “America First” e il salviniano “Basta Negr¡”.
Entrambi i movimenti raccontano da sempre la favola bella dei Nuovi Barbari duri e puri calati su Roma ladrona per aprire i palazzi come scatolette di tonno, ma in realtà, appena raggiunte posizioni di potere, s’integrano perfettamente col sistema che millantano di voler abbattere.
La Lega governa con Berlusconi da più di vent’anni, ed ha già avuto una decina di ministri-chiave, fra cui quelli dell’Interno, del Bilancio, dell’Industria, del Lavoro, dell’Agricoltura, dei Trasporti, della Giustizia, della Salute, e delle Riforme. I 5 Stelle amministrano Roma e Torino senza turbare minimamente lo status quo, e la loro prima iniziativa parlamentare da partito di maggioranza relativa è stata un famelico accaparrarsi poltrone e poltroncine, fra presidenti, vicepresidenti, questori, e segretari d’aula.
Il dissidio fra Di Maio e Salvini infatti non riguarda i programmi, ma le poltrone, e in particolare quella da premier, che Di Maio rivendica in nome della volontà popolare, benché l’Italia non sia una repubblica presidenziale come gli Stati Uniti.
Per conciliare le ambizioni di entrambi gli aspiranti Trumpolini, il leghista Becchi ha proposto una riedizione del “patto della staffetta” anni ’80 fra Craxi e De Mita. All’epoca Grillo commentò “Abbiamo un presidente del Consiglio che scade come una mozzarella”. Chissà cosa penserebbe adesso d’un mozzarello Di Maio.
Intanto le élite, Vaticano compreso, continuano a chiedere al PD d’imbucarsi in un governo grillino per favorirne la normalizzazione definitiva, ma Renzi resiste, sperando che i due nuovi aspiranti Re Sòla si brucino a vicenda, e torni il suo momento.
Quando però gli elettori di sinistra che hanno votato 5 Stelle si renderanno conto della cazzata micidiale che hanno fatto, non si metteranno certo a votare PD, che sarebbe una cazzata altrettanto micidiale.
A Renzi ormai non resta che pregare per una catastrofe, economica, sociale, climatica, che costringa tutti a quelle larghe intese che erano il suo progetto originale.
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