di Alessandra Daniele
“Noi siamo i più adattabili. Siamo come la Democrazia Cristiana” – Beppe Grillo
Il Movimento 5 Stelle e il Polipo delle Libertà si sono spartiti le presidenze di Camera e Senato. I grillini hanno contributo ad eleggere alla seconda carica dello Stato Maria Elisabetta Alberti Casellati, fedelissima paladina dell’impunità berlusconiana, e il grillino Roberto Fico, che aveva giurato “Mai accordi con la Lega” è diventato presidente della Camera coi voti leghisti.
Di Maio assicurava “Niente scambi di poltrone”, ma il M5S è adattabile, come una poltrona relax. Per questo ha vinto al Sud.
Se l’Italia è spaccata in due, anche la vittoria sudista a 5 Stelle è bifronte, con due radici di segno opposto inevitabilmente in conflitto. Con l’astuta ambiguità del suo messaggio, il M5S nel Regno delle Due Sicilie ha raccolto sia il voto di chi s’aspetta sussidi a pioggia e condoni edilizi per il presunto “abusivismo di necessità”, che quello di quei siciliani onesti la cui speranza fu dichiarata morta dal famoso graffito sul luogo del delitto Dalla Chiesa, ma che in realtà continua a scorrere come un fiume carsico, riaffiorando a dimostrare che proprio nelle terre del Gattopardo resiste più forte anche la volontà di cambiamento. Sistematicamente tradita dal cosiddetto centrosinistra, diventato il più volenteroso carnefice del Mercato e il principale agente del malaffare, la speranza dei siciliani, e campani, abruzzesi, molisani, pugliesi, lucani, calabresi, sardi, è dura a morire perché temprata da secoli di lotta perenne.
Il rapporto tra mafia e politica però oggi è cambiato rispetto all’era della partnership esclusiva con la Democrazia Cristiana.
Nonostante il famigerato 61 a 0 totalizzato dal Polipo delle Libertà in Sicilia nel 2001 avrebbe potuto far pensare il contrario, in realtà la criminalità organizzata non stringe più legami esclusivi e definitivi con nessun partito politico.
Il voto mafioso, come qualsiasi altro voto adesso è “liquido”, dipendente dagli accordi, dalle convenienze, e persino dalle percezioni del momento. Paradossalmente, anche quello della criminalità organizzata è diventato un voto “d’opinione”, un sostegno temporaneo condizionato dalle circostanze, un endorsement del quale alcuni candidati possono persino dichiararsi del tutto ignari. Finché non presenta il conto.
Dal Movimento 5 Stelle oggi il Regno delle Due Sicilie pretende quindi contemporaneamente sia assistenzialismo che riscatto, sia clientelismo che repulisti.
Un carico così pesante e contraddittorio di aspettative contrapposte è ovviamente impossibile da soddisfare per intero.
Il metaforico Memento Mori che ogni vincitore dovrebbe sentirsi sussurrare nell’orecchio il giorno del trionfo, nel caso del Movimento 5 Stelle ha un accento del Sud.